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Raccontare la cultura (poli)tecnica

Una tesi discussa all’Università di Padova approfondisce i buoni legami fra aziende e giovani passando per la comunicazione della sapienza produttiva

La cultura del produrre e la sapienza del fare impresa vanno trasmesse e prima ancora fatte conoscere. Cammino difficile, quello di comunicare ai giovani il gusto dell’impresa, eppure cammino necessario. Soprattutto in Italia, e soprattutto in un momento in cui il vecchio concetto del saper fare sembra lasciare spazio alle suggestioni del web  e dell’Industria 4.0 (necessari ma non sufficienti). Nicolò Mattioli, con il suo lavoro di tesi presso l’Università degli Studi di Padova, ha provato ad indagare proprio il tema della comunicazione della cultura tecnica, individuata come “quella che forse fa meno tendenza, fa meno discutere ma che rimane la base del nostro sistema economico perché rappresenta il cuore delle nostre imprese”. E’ la suggestione – ma anche l’efficacia concreta -, di quella cultura politecnica che tanta parte ha avuto nell’industria italiana.

Ne è nato un lavoro che cerca di mettere insieme la condizione attuale del saper fare italiano, con progetti e iniziative che tentano di comunicare quest’ultimo ai giovani attraverso la scuola. L’assunto di base è la valorizzazione di ciò che comunemente viene indicato come Made in Italy inteso come passione, lavoro, tradizione “che si tramanda di generazione in generazione” e che è la concretizzazione del “genio italiano che adatta la tecnica per sorprendere ed innovare”. Di generazione in generazione, appunto. Mattioli quindi parte dalla scuola, cercando di individuare i metodi più efficaci per connettere il mondo delle imprese con i giovani in età scolare.

Oltre alla teoria e al ragionamento di scenario sulla situazione italiana, Mattioli esamina anche i modelli di Germania, Danimarca e Finlandia e quelli “dell’Italia che funziona” e cioè i casi di collaborazione riuscita fra imprese e scuola o comunque di buona comunicazione della cultura tecnica costituiti dal Festival della cultura tecnica di Bologna, da Farm, Blueline e dal “Fablab a scuola”.

Il lavoro di Nicolò Mattioli è una buona lettura per iniziare a comprendere che far dialogare scuola e imprese si può. Anche in Italia.

Comunicare la cultura tecnica: il caso “FabLab a scuola”.

Nicolò Mattioli

Università degli Studi di Padova Dipartimento degli studi Linguistici e Letterari Corso di Laurea Magistrale in Strategie di Comunicazione

Una tesi discussa all’Università di Padova approfondisce i buoni legami fra aziende e giovani passando per la comunicazione della sapienza produttiva

La cultura del produrre e la sapienza del fare impresa vanno trasmesse e prima ancora fatte conoscere. Cammino difficile, quello di comunicare ai giovani il gusto dell’impresa, eppure cammino necessario. Soprattutto in Italia, e soprattutto in un momento in cui il vecchio concetto del saper fare sembra lasciare spazio alle suggestioni del web  e dell’Industria 4.0 (necessari ma non sufficienti). Nicolò Mattioli, con il suo lavoro di tesi presso l’Università degli Studi di Padova, ha provato ad indagare proprio il tema della comunicazione della cultura tecnica, individuata come “quella che forse fa meno tendenza, fa meno discutere ma che rimane la base del nostro sistema economico perché rappresenta il cuore delle nostre imprese”. E’ la suggestione – ma anche l’efficacia concreta -, di quella cultura politecnica che tanta parte ha avuto nell’industria italiana.

Ne è nato un lavoro che cerca di mettere insieme la condizione attuale del saper fare italiano, con progetti e iniziative che tentano di comunicare quest’ultimo ai giovani attraverso la scuola. L’assunto di base è la valorizzazione di ciò che comunemente viene indicato come Made in Italy inteso come passione, lavoro, tradizione “che si tramanda di generazione in generazione” e che è la concretizzazione del “genio italiano che adatta la tecnica per sorprendere ed innovare”. Di generazione in generazione, appunto. Mattioli quindi parte dalla scuola, cercando di individuare i metodi più efficaci per connettere il mondo delle imprese con i giovani in età scolare.

Oltre alla teoria e al ragionamento di scenario sulla situazione italiana, Mattioli esamina anche i modelli di Germania, Danimarca e Finlandia e quelli “dell’Italia che funziona” e cioè i casi di collaborazione riuscita fra imprese e scuola o comunque di buona comunicazione della cultura tecnica costituiti dal Festival della cultura tecnica di Bologna, da Farm, Blueline e dal “Fablab a scuola”.

Il lavoro di Nicolò Mattioli è una buona lettura per iniziare a comprendere che far dialogare scuola e imprese si può. Anche in Italia.

Comunicare la cultura tecnica: il caso “FabLab a scuola”.

Nicolò Mattioli

Università degli Studi di Padova Dipartimento degli studi Linguistici e Letterari Corso di Laurea Magistrale in Strategie di Comunicazione

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