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Relazioni organizzative

Ripensare le relazioni sociali (e poi anche quelle produttive). Compito impellente e importante. Compito non facile eppure da affrontare. Spinti dagli ultimi avvenimenti, certamente ci si trova davanti alla necessità di rivedere tutto: le proprie relazioni, gli assetti aziendali, le strategie di produzione ed espansione, lo stesso intendere personale della vita a tutto tondo fatta di relazione e produzione.

Leggere “La classe. Ripensare la crisi ripensando le organizzazioni” di Enrico Parsi

è allora buona cosa per chi vogli affrontare l’argomento da un punto di vista non convenzionale.

Il libro è stato scritto qualche anno fa, ma assume un interesse del tutto particolare proprio in queste settimane. Il tema messo a fuoco dall’autore è quello della crisi di un’organizzazione e della necessità di ridiscutere tutto partendo dalle relazioni che intercorrono tra le parti dell’organizzazione stessa (e quindi tra gli individui che la compongono).

La metafora assunta è quella della classe. L’idea di fondo è che la crisi non sia un dato di natura oppure qualcosa che capiti per caso, un evento anomalo. Per l’autore ogni crisi è alla fine una “crisi delle nostre relazioni”. Da qui l’indicazione: reagire significa anche osservare meglio i luoghi della nostra vita, le organizzazioni in cui abitiamo e viviamo, per capire se e come producono e alimentano il disagio e i pessimi risultati economici che sconvolgono l’esistenza di molti, ma non di tutti. Significa anche rimettere mano ai contesti di lavoro, tra cui la scuola, visti come potenti luoghi di socialità e apprendimento per tutti noi, grandi e piccoli. La metafora della classe nasce quindi dall’immagine della disposizione di un’aula scolastica che è molto simile a quella di un organigramma.

Parsi sottolinea anche quanto oggi si abbia troppa azienda e troppo mercato nelle nostre vite e nelle nostre scuole. Forse, addirittura, anche nelle nostre imprese. E come invece occorra recuperare il senso delle relazioni e della consapevolezza della necessità di imparare sempre.

Il ragionamento di Enrico Parsi (che scrive sulla base della sua esperienza di direttore della Scuola Coop, Istituto Nazionale di Formazione delle Cooperative di Consumo), si dipana quindi lungo pagine che uniscono l’esperienza della formazione a quella dell’impresa, pagine dense di spunti e di rimandi a più fonti di conoscenza (dalla letteratura al management), che devono essere lette con attenzione e magari rilette. Si passa così dal parallelo della classe e dell’organigramma al ragionamento sul ruolo degli individui, dal tema complesso delle regole e delle procedure a quello delle “parole” organizzative e dei modi di dire negli ambiti di lavoro.

Scrive l’autore nelle prime pagine del libro: “Si è così diffusa una cultura che ci porta a credere che tutto sia possibile grazie a una buona progettazione. Se poi qualcosa va storto, allora pensiamo che la progettazione non era sufficientemente accurata e quindi si procederà a un incremento di progettazione, con uno stile di pensiero autoreferenziale, incagliato nella indiscutibilità delle proprie premesse. Un tipo di pensiero solo apparentemente razionale e che, al contrario, ha la stessa forma del pensiero di chi crede al malocchio e per questo si rivolge a un «mago»”.

Non è obbligatorio essere sempre d’accordo con le idee dell’autore di “La classe”, ma certamente lo è tenerne conto.

La classe. Ripensare la crisi ripensando le organizzazioni

Parsi Enrico

Guerini e Associati, 2017

Ripensare le relazioni sociali (e poi anche quelle produttive). Compito impellente e importante. Compito non facile eppure da affrontare. Spinti dagli ultimi avvenimenti, certamente ci si trova davanti alla necessità di rivedere tutto: le proprie relazioni, gli assetti aziendali, le strategie di produzione ed espansione, lo stesso intendere personale della vita a tutto tondo fatta di relazione e produzione.

Leggere “La classe. Ripensare la crisi ripensando le organizzazioni” di Enrico Parsi

è allora buona cosa per chi vogli affrontare l’argomento da un punto di vista non convenzionale.

Il libro è stato scritto qualche anno fa, ma assume un interesse del tutto particolare proprio in queste settimane. Il tema messo a fuoco dall’autore è quello della crisi di un’organizzazione e della necessità di ridiscutere tutto partendo dalle relazioni che intercorrono tra le parti dell’organizzazione stessa (e quindi tra gli individui che la compongono).

La metafora assunta è quella della classe. L’idea di fondo è che la crisi non sia un dato di natura oppure qualcosa che capiti per caso, un evento anomalo. Per l’autore ogni crisi è alla fine una “crisi delle nostre relazioni”. Da qui l’indicazione: reagire significa anche osservare meglio i luoghi della nostra vita, le organizzazioni in cui abitiamo e viviamo, per capire se e come producono e alimentano il disagio e i pessimi risultati economici che sconvolgono l’esistenza di molti, ma non di tutti. Significa anche rimettere mano ai contesti di lavoro, tra cui la scuola, visti come potenti luoghi di socialità e apprendimento per tutti noi, grandi e piccoli. La metafora della classe nasce quindi dall’immagine della disposizione di un’aula scolastica che è molto simile a quella di un organigramma.

Parsi sottolinea anche quanto oggi si abbia troppa azienda e troppo mercato nelle nostre vite e nelle nostre scuole. Forse, addirittura, anche nelle nostre imprese. E come invece occorra recuperare il senso delle relazioni e della consapevolezza della necessità di imparare sempre.

Il ragionamento di Enrico Parsi (che scrive sulla base della sua esperienza di direttore della Scuola Coop, Istituto Nazionale di Formazione delle Cooperative di Consumo), si dipana quindi lungo pagine che uniscono l’esperienza della formazione a quella dell’impresa, pagine dense di spunti e di rimandi a più fonti di conoscenza (dalla letteratura al management), che devono essere lette con attenzione e magari rilette. Si passa così dal parallelo della classe e dell’organigramma al ragionamento sul ruolo degli individui, dal tema complesso delle regole e delle procedure a quello delle “parole” organizzative e dei modi di dire negli ambiti di lavoro.

Scrive l’autore nelle prime pagine del libro: “Si è così diffusa una cultura che ci porta a credere che tutto sia possibile grazie a una buona progettazione. Se poi qualcosa va storto, allora pensiamo che la progettazione non era sufficientemente accurata e quindi si procederà a un incremento di progettazione, con uno stile di pensiero autoreferenziale, incagliato nella indiscutibilità delle proprie premesse. Un tipo di pensiero solo apparentemente razionale e che, al contrario, ha la stessa forma del pensiero di chi crede al malocchio e per questo si rivolge a un «mago»”.

Non è obbligatorio essere sempre d’accordo con le idee dell’autore di “La classe”, ma certamente lo è tenerne conto.

La classe. Ripensare la crisi ripensando le organizzazioni

Parsi Enrico

Guerini e Associati, 2017

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