Reti per crescere insieme
Creare reti per crescere e conquistare nuovi mercati. E’ uno dei mantra della buona gestione d’impresa moderna. Che, al di là delle indicazioni precettistiche, nasconde un cambiamento di cultura. E che non si ferma al precetto, ma si evolve seguendo l’evoluzione del sistema delle produzione e del consumo. Capirne il percorso è quindi fondamentale. Leggere “The emerging wave of agility-oriented business networks in Italy: a new strategy for facing global competition” appena pubblicato da Silvia Cantele, Silvia Vernizzi e Francesca Ricciardi (del Dipartimento di Amministrazione aziendale dell’Università di Verona), può essere cosa utile a questo scopo.
La ricerca parte dalla presenza di un nuovo modo di creare reti di lavoro tra le imprese che sta emergendo in Italia e che è basato sulla forma giuridica del Contratto di rete. Al di là degli aspetti normativi del contratto, l’articolo indaga sulle “vere cause” del successo oppure dell’insuccesso delle diverse esperienze. L’analisi evidenzia così in quali condizioni il contratto di rete può essere sfruttato per migliorare la capacità delle imprese partecipanti ad affrontare il nuovo contesto competitivo globale. L’obiettivo è quello di comprendere, infatti, non la bontà del contratto ma i vincoli di cui occorre tenere conto per fare in modo che lo stesso, applicato in un determinato contesto, abbia davvero successo.
Ma cosa ci deve essere, quindi? Per Vernizzi, Ricciardi e Cantele le condizioni sono diversificate ma si basano su alcuni punti fermi: la convinzione condivisa che è necessario un nuovo modo di “fare business”, la fiducia reciproca tra le imprese, l’impegno e la personalità degli imprenditori coinvolti, l’equilibrio di cooperazione e concorrenza nei rapporti all’interno della rete e la percezione che il successo della rete è un risultato condiviso. Andando per parole d’ordine, queste quindi potrebbero essere convinzione, fiducia, impegno, equilibrio, cooperazione, condivisione. Termini dietro ai quali stanno concetti operativi non facile da realizzare e da mantenere. Ma è d’altra parte proprio da questa condizione che si capisce la difficoltà di realizzazione efficace delle reti d’impresa e il peso del cambiamento culturale che esse comportano.
Ma la ricerca non si ferma qui. Le tre ricercatrici, infatti, arrivano a proporre una nuova idea d’impresa che, per avere successo nell’ambito dei contratti di rete, deve essere agility-oriented che è come dire un’impresa la cui cultura sia naturalmente orientata verso la cooperazione e la collaborazione. Realtà non facili da realizzarsi, come si diceva, ma che pure esistono.
Silvia Cantele, Silvia Vernizzi, Francesca Ricciardi
World Review of Entrepreneurship, Management and Sustainable Development , Volume 12, Issue 2-3
Creare reti per crescere e conquistare nuovi mercati. E’ uno dei mantra della buona gestione d’impresa moderna. Che, al di là delle indicazioni precettistiche, nasconde un cambiamento di cultura. E che non si ferma al precetto, ma si evolve seguendo l’evoluzione del sistema delle produzione e del consumo. Capirne il percorso è quindi fondamentale. Leggere “The emerging wave of agility-oriented business networks in Italy: a new strategy for facing global competition” appena pubblicato da Silvia Cantele, Silvia Vernizzi e Francesca Ricciardi (del Dipartimento di Amministrazione aziendale dell’Università di Verona), può essere cosa utile a questo scopo.
La ricerca parte dalla presenza di un nuovo modo di creare reti di lavoro tra le imprese che sta emergendo in Italia e che è basato sulla forma giuridica del Contratto di rete. Al di là degli aspetti normativi del contratto, l’articolo indaga sulle “vere cause” del successo oppure dell’insuccesso delle diverse esperienze. L’analisi evidenzia così in quali condizioni il contratto di rete può essere sfruttato per migliorare la capacità delle imprese partecipanti ad affrontare il nuovo contesto competitivo globale. L’obiettivo è quello di comprendere, infatti, non la bontà del contratto ma i vincoli di cui occorre tenere conto per fare in modo che lo stesso, applicato in un determinato contesto, abbia davvero successo.
Ma cosa ci deve essere, quindi? Per Vernizzi, Ricciardi e Cantele le condizioni sono diversificate ma si basano su alcuni punti fermi: la convinzione condivisa che è necessario un nuovo modo di “fare business”, la fiducia reciproca tra le imprese, l’impegno e la personalità degli imprenditori coinvolti, l’equilibrio di cooperazione e concorrenza nei rapporti all’interno della rete e la percezione che il successo della rete è un risultato condiviso. Andando per parole d’ordine, queste quindi potrebbero essere convinzione, fiducia, impegno, equilibrio, cooperazione, condivisione. Termini dietro ai quali stanno concetti operativi non facile da realizzare e da mantenere. Ma è d’altra parte proprio da questa condizione che si capisce la difficoltà di realizzazione efficace delle reti d’impresa e il peso del cambiamento culturale che esse comportano.
Ma la ricerca non si ferma qui. Le tre ricercatrici, infatti, arrivano a proporre una nuova idea d’impresa che, per avere successo nell’ambito dei contratti di rete, deve essere agility-oriented che è come dire un’impresa la cui cultura sia naturalmente orientata verso la cooperazione e la collaborazione. Realtà non facili da realizzarsi, come si diceva, ma che pure esistono.
Silvia Cantele, Silvia Vernizzi, Francesca Ricciardi
World Review of Entrepreneurship, Management and Sustainable Development , Volume 12, Issue 2-3