Rischiose previsioni
Due ricercatori di Banca d’Italia ragionano sulle difficoltà di analisi del presente e del futuro poste dalla congiuntura che tutti stiamo vivendo
Prevedere, o meglio, ipotizzare un futuro che non sarà mai come si è pensato. Comunque riuscire a “tenersi pronti” per accadimenti prossimi o lontani che toccheranno le comunità sociali, le imprese, le organizzazioni della produzione, i singoli individui. Esercizio da sempre affascinante (e pericoloso) quella della previsione. Esercizio che adesso assume toni e connotati ancora più complessi. E che, tuttavia, in qualche modo, deve essere comunque affrontato. Condizione che vale anche per imprenditori e manager, e che occorre approcciare con una forte consapevolezza delle difficoltà che si hanno davanti. Leggere allora “Previsioni ai tempi del Coronavirus” scritto da Alberto Locarno e Roberta Zizza (di Banca d’Italia) corrisponde certamente ad un buon passo in avanti verso una migliore conoscenza della realtà.
I due ricercatori iniziano il loro ragionamento dalla constatazione che “a causa della virulenza del suo impatto sulla società e sull’economia, la pandemia di Covid-19 rappresenta una sfida anche per chi fa previsioni”. Una sfida talmente elevata da far dire, con ragione, che l’espressione this time is different, “in voga durante la Crisi Finanziaria Globale, pur se appropriata, è tuttavia inadeguata a descrivere la gravità e l’eccezionalità dell’emergenza in corso”.
Il problema che si pongono i due autori è semplice: la difficoltà deriva dalla carenza di informazioni sulla reale evoluzione del contagio, una scarsità dovuta alle poche informazioni statistiche affidabili e alla presenza “di canali di trasmissione nuovi attraverso i quali la crisi sanitaria colpisce l’economia”. Insomma, chi per mestiere fa previsioni, adesso si trova come spiazzato, senza cioè gli elementi di base per poter condurre una analisi seria, base per prevedere con una ragionevole affidabilità cosa potrà accadere. Condizione che vale per tutti e anche quindi per tutte le imprese che devono fare i conti con investimenti sospesi, bilanci con voci di costo inaspettate, nuove questioni organizzative e via dicendo.
L’intervento di Locarno e Zizza si sforza comunque di ragionare tra l’incertezza che i sistemi economici e sociali stanno vivendo e la necessità di dare forma ad analisi sufficientemente serie. Dopo aver approfondito il tema dei fattori che rendono più difficile fare previsioni, gli autori passano ad esaminare le possibili evoluzioni attraverso l’uso dei metodi di previsione a medio e a breve termine sviluppati dalla Banca d’Italia. Viene così delineato un orizzonte previsionale nel quale accanto ad indicazioni con un buon grado di certezza si affiancano ipotesi tutte da verificare nel corso del tempo.
L’intervento di Locarno e Zizza è da leggere non tanto per le indicazioni su cosa accadrà, ma soprattutto per comprendere la difficoltà nelle quali si dibatte che queste previsioni deve formulare oppure adoperare.
Previsioni ai tempi del Coronavirus
Alberto Locarno, Roberta Zizza
Banca d’Italia, Note Covid-19, 11 maggio 2020
Due ricercatori di Banca d’Italia ragionano sulle difficoltà di analisi del presente e del futuro poste dalla congiuntura che tutti stiamo vivendo
Prevedere, o meglio, ipotizzare un futuro che non sarà mai come si è pensato. Comunque riuscire a “tenersi pronti” per accadimenti prossimi o lontani che toccheranno le comunità sociali, le imprese, le organizzazioni della produzione, i singoli individui. Esercizio da sempre affascinante (e pericoloso) quella della previsione. Esercizio che adesso assume toni e connotati ancora più complessi. E che, tuttavia, in qualche modo, deve essere comunque affrontato. Condizione che vale anche per imprenditori e manager, e che occorre approcciare con una forte consapevolezza delle difficoltà che si hanno davanti. Leggere allora “Previsioni ai tempi del Coronavirus” scritto da Alberto Locarno e Roberta Zizza (di Banca d’Italia) corrisponde certamente ad un buon passo in avanti verso una migliore conoscenza della realtà.
I due ricercatori iniziano il loro ragionamento dalla constatazione che “a causa della virulenza del suo impatto sulla società e sull’economia, la pandemia di Covid-19 rappresenta una sfida anche per chi fa previsioni”. Una sfida talmente elevata da far dire, con ragione, che l’espressione this time is different, “in voga durante la Crisi Finanziaria Globale, pur se appropriata, è tuttavia inadeguata a descrivere la gravità e l’eccezionalità dell’emergenza in corso”.
Il problema che si pongono i due autori è semplice: la difficoltà deriva dalla carenza di informazioni sulla reale evoluzione del contagio, una scarsità dovuta alle poche informazioni statistiche affidabili e alla presenza “di canali di trasmissione nuovi attraverso i quali la crisi sanitaria colpisce l’economia”. Insomma, chi per mestiere fa previsioni, adesso si trova come spiazzato, senza cioè gli elementi di base per poter condurre una analisi seria, base per prevedere con una ragionevole affidabilità cosa potrà accadere. Condizione che vale per tutti e anche quindi per tutte le imprese che devono fare i conti con investimenti sospesi, bilanci con voci di costo inaspettate, nuove questioni organizzative e via dicendo.
L’intervento di Locarno e Zizza si sforza comunque di ragionare tra l’incertezza che i sistemi economici e sociali stanno vivendo e la necessità di dare forma ad analisi sufficientemente serie. Dopo aver approfondito il tema dei fattori che rendono più difficile fare previsioni, gli autori passano ad esaminare le possibili evoluzioni attraverso l’uso dei metodi di previsione a medio e a breve termine sviluppati dalla Banca d’Italia. Viene così delineato un orizzonte previsionale nel quale accanto ad indicazioni con un buon grado di certezza si affiancano ipotesi tutte da verificare nel corso del tempo.
L’intervento di Locarno e Zizza è da leggere non tanto per le indicazioni su cosa accadrà, ma soprattutto per comprendere la difficoltà nelle quali si dibatte che queste previsioni deve formulare oppure adoperare.
Previsioni ai tempi del Coronavirus
Alberto Locarno, Roberta Zizza
Banca d’Italia, Note Covid-19, 11 maggio 2020