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Seria, ironica, profonda cultura della crescita

Pubblicato un libro che mette in ordine alfabetico alcuni dei temi principali  della gestione d’impresa e li analizza facendo sorridere e pensare

L’uomo prima della macchina. Non per distruggere le nuove tecnologie, ma per renderle ancora più efficaci e  per dare senso alla gestione manageriale d’impresa. Anche oggi. Forse più oggi di un tempo, di fronte alle sorprese della finanziariazzazione dell’economia e all’uso spropositato e incontrollato della innovation and communication technology. E naturalmente anche davanti alle molte spinte verso il ritrovamento di un senso diverso del produrre. Una nuova cultura d’impresa che si fa ogni giorno. Anche con un senso della quotidianità della gestione aziendale critico e leggero (ma non per questo meno importante e incisivo). Serve allora leggere – e rileggere -, “L’alfabeto del leader. Compendio semiserio per manager colti” di Paolo Iacci, libro appena pubblicato che raccoglie una serie di interventi ognuno dei quali focalizzato su un particolare aspetto della vita d’impresa.

Il libro offre una rilettura semiseria del dibattito manageriale degli ultimi anni. E’ un abbecedario dei contesti aziendali più comuni che strappa un sorriso ma anche, appunto, una riflessione critica. L’obiettivo dell’autore è quello di contrastare comportamenti diffusi nel vissuto quotidiano delle organizzazioni della produzione. Il punto di partenza di tutto, è che se da una parte forse una timida ripresa si inizia a vedere, dall’altra pare manchi l’entusiasmo giusto per coglierla e farla crescere. Forse manca anche il coraggio. In ogni caso, negli ambienti che contano del sistema economico e produttivo scarseggia una “seria ironia” che possa fornire una visione diversa delle cose. Che non significa nascondere i problemi, ma guardarli meglio.

A ben vedere, l’operazione tentata da Iacci si basa su un assunto importante: per cambiare davvero, per fare un salto vero di qualità e ritrovarsi nel futuro, occorre mutare radicalmente modalità e prospettive con le quali si guardano le cose. Vedere più in là, ma anche rifarsi ad alcuni classici del pensiero umano che troppo spesso vengono dimenticati.

Il libro quindi è un cammino lungo un percorso segnato dalle lettere dell’alfabeto – un intervento per ogni lettera -, che attraversa temi economici, gestionali e di psicosociologia delle organizzazioni. I paradossi e le contraddizioni, le difficoltà e i successi di chi è chiamato a dirigere le aziende sono analizzati a partire da accattivanti spigolature e affascinanti richiami culturali. Si parla quindi di curriculum, di governance, di innovazione, di marketing, di organizzazione, di quadri, di retribuzioni e di tanto altro ancora. Ogni volta ci si ritrova  a sorridere ma anche di fronte a nomi importanti della cultura  a trecentosessanta gradi come Melville, Pessoa, Leonardo da Vinci, Calvino, Michelangelo, Carlo Maria Cipolla, Borges. E non mancano riferimenti ad aziende come per esempio IBM, Ikea, Telecom, Roche, Ilva.

Iacci richiama tutti ad una seria e sana ironia per affrontare  meglio le cose; e ricorda fra l’altro il contenuto rivoluzionario e dirompente del cortese diniego di fronte a quanto non va,  espresso da Bartleby di Melville, così come la necessità di tornare a sognare per essere capaci di fare.

 

L’alfabeto del leader. Compendio semiserio per manager colti

Paolo Iacci

Guerini Next, 2016

Pubblicato un libro che mette in ordine alfabetico alcuni dei temi principali  della gestione d’impresa e li analizza facendo sorridere e pensare

L’uomo prima della macchina. Non per distruggere le nuove tecnologie, ma per renderle ancora più efficaci e  per dare senso alla gestione manageriale d’impresa. Anche oggi. Forse più oggi di un tempo, di fronte alle sorprese della finanziariazzazione dell’economia e all’uso spropositato e incontrollato della innovation and communication technology. E naturalmente anche davanti alle molte spinte verso il ritrovamento di un senso diverso del produrre. Una nuova cultura d’impresa che si fa ogni giorno. Anche con un senso della quotidianità della gestione aziendale critico e leggero (ma non per questo meno importante e incisivo). Serve allora leggere – e rileggere -, “L’alfabeto del leader. Compendio semiserio per manager colti” di Paolo Iacci, libro appena pubblicato che raccoglie una serie di interventi ognuno dei quali focalizzato su un particolare aspetto della vita d’impresa.

Il libro offre una rilettura semiseria del dibattito manageriale degli ultimi anni. E’ un abbecedario dei contesti aziendali più comuni che strappa un sorriso ma anche, appunto, una riflessione critica. L’obiettivo dell’autore è quello di contrastare comportamenti diffusi nel vissuto quotidiano delle organizzazioni della produzione. Il punto di partenza di tutto, è che se da una parte forse una timida ripresa si inizia a vedere, dall’altra pare manchi l’entusiasmo giusto per coglierla e farla crescere. Forse manca anche il coraggio. In ogni caso, negli ambienti che contano del sistema economico e produttivo scarseggia una “seria ironia” che possa fornire una visione diversa delle cose. Che non significa nascondere i problemi, ma guardarli meglio.

A ben vedere, l’operazione tentata da Iacci si basa su un assunto importante: per cambiare davvero, per fare un salto vero di qualità e ritrovarsi nel futuro, occorre mutare radicalmente modalità e prospettive con le quali si guardano le cose. Vedere più in là, ma anche rifarsi ad alcuni classici del pensiero umano che troppo spesso vengono dimenticati.

Il libro quindi è un cammino lungo un percorso segnato dalle lettere dell’alfabeto – un intervento per ogni lettera -, che attraversa temi economici, gestionali e di psicosociologia delle organizzazioni. I paradossi e le contraddizioni, le difficoltà e i successi di chi è chiamato a dirigere le aziende sono analizzati a partire da accattivanti spigolature e affascinanti richiami culturali. Si parla quindi di curriculum, di governance, di innovazione, di marketing, di organizzazione, di quadri, di retribuzioni e di tanto altro ancora. Ogni volta ci si ritrova  a sorridere ma anche di fronte a nomi importanti della cultura  a trecentosessanta gradi come Melville, Pessoa, Leonardo da Vinci, Calvino, Michelangelo, Carlo Maria Cipolla, Borges. E non mancano riferimenti ad aziende come per esempio IBM, Ikea, Telecom, Roche, Ilva.

Iacci richiama tutti ad una seria e sana ironia per affrontare  meglio le cose; e ricorda fra l’altro il contenuto rivoluzionario e dirompente del cortese diniego di fronte a quanto non va,  espresso da Bartleby di Melville, così come la necessità di tornare a sognare per essere capaci di fare.

 

L’alfabeto del leader. Compendio semiserio per manager colti

Paolo Iacci

Guerini Next, 2016

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