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Smart working, necessario oppure opportuno

Una tesi discussa all’Università di Padova fornisce una buona sintesi di un argomento complesso e in evoluzione

Lavorare “in remoto”. Smart working. Lavoro “da casa”. Indicato attraverso modalità linguistiche diverse, il cambiamento dell’organizzazione del lavoro negli uffici e in particolari imprese e determinato dal dilagare del Covid-19, rappresenta sempre di più una spinta al mutamento oltre che una semplice soluzione ad una condizione avversa. Ed è proprio su questa duplice natura dello smart working  che ragiona Speranta Bocan con il suo lavoro di ricerca condensato in “Smart working al tempo del Covid-19: opportunità o necessità?” tesi discussa presso l’Università degli Studi di Padova, Dipartimento di Scienze economiche ed aziendali “M. Fanno”, Corso di laurea in economia.

La ricerca inizia dalla collocazione di quanto sta avvenendo oggi nell’ambito della più ampia storia della rivoluzione industriale. La “quarta rivoluzione industriale – viene nell’introduzione al lavoro -, che sta interessando le società più avanzate e ha radicalmente cambiato il nostro modo di vivere, ma soprattutto il nostro modo di lavorare. Si presenta con un impatto ancora più dirompente rispetto alla precedente per almeno due motivi: la pervasività della connessione nella vita di persone e organizzazioni che ha come conseguenza l’espandersi infinito dello spazio-tempo individuale e collettivo e la velocità inedita con cui questa rivoluzione si sta manifestando”. Tutto, secondo Speranta Bocan, viene intensificato “dallo sviluppo della cosiddetta ‘economia delle piattaforme’, nata per facilitare il contatto, lo scambio e la collaborazione tra le persone sfruttando pratiche e modelli che utilizzano le tecnologie digitali e che si è sempre più trasformato in un nuovo modo di organizzare il lavoro, con realtà immateriali, le piattaforme, che gradualmente sostituiscono come datori di lavoro le più tradizionali organizzazioni aziendali”. E’ con questo bagaglio tecnico e culturale che il mondo industriale ha affrontato, nella gran parte dei casi, lo scatenarsi della pandemia di Covid-19.

La ricerca, dopo aver messo a fuoco il concetto di lavoro flessibile prima e dopo la pandemia, passa ad esaminare le diverse possibili strategie organizzative messe in atto dalle imprese per arrivare ad individuare le potenzialità delle organizzazione della produzione con i loro rischi e i loro vantaggi. Bocan cerca così di determinare se lo smart working debba essere inteso più come una opportunità oppure più come una necessità nell’ambito di un generale cambiamento della stessa cultura del produrre.

Conclude la ricerca: “Nonostante l’evidenza su quello che accadrà nel futuro sia ancora scarsa, sembra suggerire che modalità̀ di lavoro più̀ flessibile siano associate a un maggior utilizzo dell’input di lavoro, una più̀ elevata produttività̀ e un maggior benessere dei lavoratori” e ancora: “Il lavoro flessibile può rappresentare un’evoluzione positiva nel mondo del lavoro dopo aver neutralizzato i rischi che comprendono la sfera del worklife balance, quella dell’isolamento e dell’indebolirsi della dimensione relazionale e le altre già in precedenza elencate”.

La tesi di Speranta Bocan cerca di mettere correttamente a fuoco, e ci riesce, i termini di una questione complessa e ancora in evoluzione e che sta cambiando la cultura d’impresa.

Smart working al tempo del Covid-19: opportunità o necessità?

Speranta Bocan

Tesi, Università degli Studi di Padova, Dipartimento di Scienze economiche ed aziendali “M. Fanno”, Corso di laurea in economia, 2021-2022

 

Una tesi discussa all’Università di Padova fornisce una buona sintesi di un argomento complesso e in evoluzione

Lavorare “in remoto”. Smart working. Lavoro “da casa”. Indicato attraverso modalità linguistiche diverse, il cambiamento dell’organizzazione del lavoro negli uffici e in particolari imprese e determinato dal dilagare del Covid-19, rappresenta sempre di più una spinta al mutamento oltre che una semplice soluzione ad una condizione avversa. Ed è proprio su questa duplice natura dello smart working  che ragiona Speranta Bocan con il suo lavoro di ricerca condensato in “Smart working al tempo del Covid-19: opportunità o necessità?” tesi discussa presso l’Università degli Studi di Padova, Dipartimento di Scienze economiche ed aziendali “M. Fanno”, Corso di laurea in economia.

La ricerca inizia dalla collocazione di quanto sta avvenendo oggi nell’ambito della più ampia storia della rivoluzione industriale. La “quarta rivoluzione industriale – viene nell’introduzione al lavoro -, che sta interessando le società più avanzate e ha radicalmente cambiato il nostro modo di vivere, ma soprattutto il nostro modo di lavorare. Si presenta con un impatto ancora più dirompente rispetto alla precedente per almeno due motivi: la pervasività della connessione nella vita di persone e organizzazioni che ha come conseguenza l’espandersi infinito dello spazio-tempo individuale e collettivo e la velocità inedita con cui questa rivoluzione si sta manifestando”. Tutto, secondo Speranta Bocan, viene intensificato “dallo sviluppo della cosiddetta ‘economia delle piattaforme’, nata per facilitare il contatto, lo scambio e la collaborazione tra le persone sfruttando pratiche e modelli che utilizzano le tecnologie digitali e che si è sempre più trasformato in un nuovo modo di organizzare il lavoro, con realtà immateriali, le piattaforme, che gradualmente sostituiscono come datori di lavoro le più tradizionali organizzazioni aziendali”. E’ con questo bagaglio tecnico e culturale che il mondo industriale ha affrontato, nella gran parte dei casi, lo scatenarsi della pandemia di Covid-19.

La ricerca, dopo aver messo a fuoco il concetto di lavoro flessibile prima e dopo la pandemia, passa ad esaminare le diverse possibili strategie organizzative messe in atto dalle imprese per arrivare ad individuare le potenzialità delle organizzazione della produzione con i loro rischi e i loro vantaggi. Bocan cerca così di determinare se lo smart working debba essere inteso più come una opportunità oppure più come una necessità nell’ambito di un generale cambiamento della stessa cultura del produrre.

Conclude la ricerca: “Nonostante l’evidenza su quello che accadrà nel futuro sia ancora scarsa, sembra suggerire che modalità̀ di lavoro più̀ flessibile siano associate a un maggior utilizzo dell’input di lavoro, una più̀ elevata produttività̀ e un maggior benessere dei lavoratori” e ancora: “Il lavoro flessibile può rappresentare un’evoluzione positiva nel mondo del lavoro dopo aver neutralizzato i rischi che comprendono la sfera del worklife balance, quella dell’isolamento e dell’indebolirsi della dimensione relazionale e le altre già in precedenza elencate”.

La tesi di Speranta Bocan cerca di mettere correttamente a fuoco, e ci riesce, i termini di una questione complessa e ancora in evoluzione e che sta cambiando la cultura d’impresa.

Smart working al tempo del Covid-19: opportunità o necessità?

Speranta Bocan

Tesi, Università degli Studi di Padova, Dipartimento di Scienze economiche ed aziendali “M. Fanno”, Corso di laurea in economia, 2021-2022

 

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