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Sostenibilità e valori d’impresa: una scelta per la competitività dell’industria italiana

Dieci grandi organizzazioni d’impresa, da Confindustria a Confcommercio, dalle Associazioni delle copoperative a quelle dell’agricoltura e dell’artigianato, dalla Febaf (società finanziarie) all’Unioncamere hanno firmato alla fine di maggio un documento con un titolo impegnativo: “Acceleriamo la transizione alla sostenibilità”. E l’hanno mandato al governo, con un appello per rimuovere gli ostacoli normativi, burocratici e culturali verso una maggiore diffusione dei valori legati ai Sustainable Development Goals dell’Onu. Difficile che l’attuale governo sia in grado di tenerne concretamente conto, essendo in tutt’altre conflittuali faccende indaffarato. Ma restano comunque forti il senso e il valore di un’iniziativa che conferma quanto il mondo produttivo italiano sia in prima linea sul versante della green economy.

L’appello è stato presentato, nei giorni scorsi, in Assolombarda, durante l’appuntamento milanese del “Festival dello sviluppo sostenibile” dell’Asvis (l’Associazione per la sostenibilità guidata da Enrico Giovannini”, con un dibattito tra imprenditori, economisti e opinion leader su “Le imprese e la finanza per lo sviluppo sostenibile: opportunità da cogliere e ostacoli da rimuovere”. E su un punto il consenso è stato unanime: la sostenibilità, ambientale e sociale, va considerata come un cardine della competitività delle nostre imprese più attive sui mercati internazionali.

La posizione di Assolombarda è chiara da tempo ed è stata ribadita proprio durante il convegno Asvis:  “Se la sostenibilità è una scelta di comunicazione di breve periodo non ha un grande futuro”. La scelta invece è “strategica”, di lungo periodo, “una scelta di economia civile, di economia circolare, un’assunzione di responsabilità sociale, nei confronti sia dei territori su cui crescono le imprese sia di tutti gli stakeholders”. Ma anche, contemporaneamente un’indicazione che ha a che fare con la competitività. Per reggere sui mercati nell’alta gamma dei prodotti e dei servizi, infatti, è necessario avere un grande rispetto per l’ambiente, le persone, i diritti, l’inclusione sociale, la qualità e la sicurezza: tutti elementi che consentono di affrontare la concorrenza e legittimano e fanno crescere le imprese. “La sostenibilità – per dirla con Assolombarda – sta dentro il nostro modo di fare impresa”.

Ci sono settori particolarmente avanzati, nella sintesi tra green economy e valori sociali, proprio quelli che hanno un rapporto più diretto con il territorio e con le persone e sono più impegnati sul fronte della competizione globale di qualità: l’automotive, la chimica, la farmaceutica, la gomma, la meccanica e la meccatronica, oltre che le tradizionali punte d’eccellenza del made in Italy, arredamento, agroindustria e abbigliamento: tutti quei settori, cioè, in cui la ricerca, la spinta d’innovazione e la qualità di prodotti e servizi sono più avanzati.

Di fronte alle grandi trasformazioni tecnologiche in corso anche l’economia digitale aiuti i processi economici sul versante della qualità, anche se si pongono nuovi e difficili problemi di sostenibilità per quel che riguarda il mercato del lavoro. Ci sono mestieri e professioni che cambiano profondamente, lavori che scompaiono, lavori che si creano. Equilibri economici e sociali sottoposti a fortissimi stress. Disagi che maturano. Nuove speranze che crescono. Tutto un mondo in movimento.

Proprio pensando ai temi della sostenibilità e agli SDG (appunto i Sustainable Development Goals) in Assolombarda si sostiene che la responsabilità delle imprese è quella di investire molto sull’innovazione e sollecitare investimenti pubblici su formazione, ricerca, nuovi ammortizzatori sociali legati anche alla riqualificazione professionale: bisogna costruire le competenze e farle evolvere man mano che l’economia digitale modifica i rapporti di produzione e ne crea di nuovi.

Innovazione, sostenibilità e competitività, appunto: “Fare impresa con attenzione verso l’ambiente non è buonismo, ma è una scelta necessaria, che crea valore ed è fondamentale, per il nostro futuro: un obiettivo economico e sociale da continuare a perseguire”, conferma Sergio Dompè, presidente dell’omonimo gruppo farmaceutico e vicepresidente di Assolombarda, durante un recente convegno di Sodalitas.

Ci sono buoni esempi, che vengono, su tutti questi versanti, proprio dalle imprese più innovative. Le testimonianze, al convegno milanese dell’Asvis, di Pirelli, Enel, Unipol, Lega delle Cooperative, Cassa Depositi e Prestiti, Invitalia, etc. Ne sono state conferma.

“Per noi la sostenibilità significa attenzione per le persone e per il territorio”, sostiene Marco Tronchetti Provera, Ceo di Pirelli. Un impegno che non riguarda solo l’ecologia, ma anche l’aiuto per le comunità a crescere in modo equilibrato”: le comunità interne alla fabbrica, lavorando sui temi della sicurezza e della qualità dell’ambiente di lavoro; e le comunità esterne alle fabbriche, investendo insieme a loro per ospedali o centri di assistenza, scuole, centri sportivi. Sostiene Tronchetti: “Non ci può essere crescita sostenibile nel tempo se la società intorno all’impresa non cresce”.

Ci sono, naturalmente, ostacoli da superare: “Le tante normative differenziate, che dovrebbero essere tutte armonizzate”, a livello sia nazionale che della Ue, dando vita contemporaneamente a una nuova e migliore regolamentazione che permetta al sistema delle imprese di avere i tempi per potersi aggiornare” e reggere le sfide della competitività e dell’innovazione”. Insiste Tronchetti: “Per il futuro d’una impresa la sostenibilità è fondamentale. E noi ne siamo leader, in tutti gli indici internazionali del nostro settore”.

Dieci grandi organizzazioni d’impresa, da Confindustria a Confcommercio, dalle Associazioni delle copoperative a quelle dell’agricoltura e dell’artigianato, dalla Febaf (società finanziarie) all’Unioncamere hanno firmato alla fine di maggio un documento con un titolo impegnativo: “Acceleriamo la transizione alla sostenibilità”. E l’hanno mandato al governo, con un appello per rimuovere gli ostacoli normativi, burocratici e culturali verso una maggiore diffusione dei valori legati ai Sustainable Development Goals dell’Onu. Difficile che l’attuale governo sia in grado di tenerne concretamente conto, essendo in tutt’altre conflittuali faccende indaffarato. Ma restano comunque forti il senso e il valore di un’iniziativa che conferma quanto il mondo produttivo italiano sia in prima linea sul versante della green economy.

L’appello è stato presentato, nei giorni scorsi, in Assolombarda, durante l’appuntamento milanese del “Festival dello sviluppo sostenibile” dell’Asvis (l’Associazione per la sostenibilità guidata da Enrico Giovannini”, con un dibattito tra imprenditori, economisti e opinion leader su “Le imprese e la finanza per lo sviluppo sostenibile: opportunità da cogliere e ostacoli da rimuovere”. E su un punto il consenso è stato unanime: la sostenibilità, ambientale e sociale, va considerata come un cardine della competitività delle nostre imprese più attive sui mercati internazionali.

La posizione di Assolombarda è chiara da tempo ed è stata ribadita proprio durante il convegno Asvis:  “Se la sostenibilità è una scelta di comunicazione di breve periodo non ha un grande futuro”. La scelta invece è “strategica”, di lungo periodo, “una scelta di economia civile, di economia circolare, un’assunzione di responsabilità sociale, nei confronti sia dei territori su cui crescono le imprese sia di tutti gli stakeholders”. Ma anche, contemporaneamente un’indicazione che ha a che fare con la competitività. Per reggere sui mercati nell’alta gamma dei prodotti e dei servizi, infatti, è necessario avere un grande rispetto per l’ambiente, le persone, i diritti, l’inclusione sociale, la qualità e la sicurezza: tutti elementi che consentono di affrontare la concorrenza e legittimano e fanno crescere le imprese. “La sostenibilità – per dirla con Assolombarda – sta dentro il nostro modo di fare impresa”.

Ci sono settori particolarmente avanzati, nella sintesi tra green economy e valori sociali, proprio quelli che hanno un rapporto più diretto con il territorio e con le persone e sono più impegnati sul fronte della competizione globale di qualità: l’automotive, la chimica, la farmaceutica, la gomma, la meccanica e la meccatronica, oltre che le tradizionali punte d’eccellenza del made in Italy, arredamento, agroindustria e abbigliamento: tutti quei settori, cioè, in cui la ricerca, la spinta d’innovazione e la qualità di prodotti e servizi sono più avanzati.

Di fronte alle grandi trasformazioni tecnologiche in corso anche l’economia digitale aiuti i processi economici sul versante della qualità, anche se si pongono nuovi e difficili problemi di sostenibilità per quel che riguarda il mercato del lavoro. Ci sono mestieri e professioni che cambiano profondamente, lavori che scompaiono, lavori che si creano. Equilibri economici e sociali sottoposti a fortissimi stress. Disagi che maturano. Nuove speranze che crescono. Tutto un mondo in movimento.

Proprio pensando ai temi della sostenibilità e agli SDG (appunto i Sustainable Development Goals) in Assolombarda si sostiene che la responsabilità delle imprese è quella di investire molto sull’innovazione e sollecitare investimenti pubblici su formazione, ricerca, nuovi ammortizzatori sociali legati anche alla riqualificazione professionale: bisogna costruire le competenze e farle evolvere man mano che l’economia digitale modifica i rapporti di produzione e ne crea di nuovi.

Innovazione, sostenibilità e competitività, appunto: “Fare impresa con attenzione verso l’ambiente non è buonismo, ma è una scelta necessaria, che crea valore ed è fondamentale, per il nostro futuro: un obiettivo economico e sociale da continuare a perseguire”, conferma Sergio Dompè, presidente dell’omonimo gruppo farmaceutico e vicepresidente di Assolombarda, durante un recente convegno di Sodalitas.

Ci sono buoni esempi, che vengono, su tutti questi versanti, proprio dalle imprese più innovative. Le testimonianze, al convegno milanese dell’Asvis, di Pirelli, Enel, Unipol, Lega delle Cooperative, Cassa Depositi e Prestiti, Invitalia, etc. Ne sono state conferma.

“Per noi la sostenibilità significa attenzione per le persone e per il territorio”, sostiene Marco Tronchetti Provera, Ceo di Pirelli. Un impegno che non riguarda solo l’ecologia, ma anche l’aiuto per le comunità a crescere in modo equilibrato”: le comunità interne alla fabbrica, lavorando sui temi della sicurezza e della qualità dell’ambiente di lavoro; e le comunità esterne alle fabbriche, investendo insieme a loro per ospedali o centri di assistenza, scuole, centri sportivi. Sostiene Tronchetti: “Non ci può essere crescita sostenibile nel tempo se la società intorno all’impresa non cresce”.

Ci sono, naturalmente, ostacoli da superare: “Le tante normative differenziate, che dovrebbero essere tutte armonizzate”, a livello sia nazionale che della Ue, dando vita contemporaneamente a una nuova e migliore regolamentazione che permetta al sistema delle imprese di avere i tempi per potersi aggiornare” e reggere le sfide della competitività e dell’innovazione”. Insiste Tronchetti: “Per il futuro d’una impresa la sostenibilità è fondamentale. E noi ne siamo leader, in tutti gli indici internazionali del nostro settore”.

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