Suoni di cultura d’impresa
L’importanza fondamentale della storia orale per la comprensione dell’evoluzione industriale
Ascoltare e vedere. Osservare e capire. Strade diverse, oltre al leggere, che conducono comunque, e spesso con maggiore efficacia, alla comprensione delle vicende umane. Anche quelle delle fabbriche e degli uffici, così come nelle vite di lavoro. È il grande apporto alla storia che forniscono tutte le fonti orali. Che vanno, tuttavia, ben comprese e utilizzate. Leggere “Il lavoro tra fonti orali, sonore e musicali: lo stato dell’arte in Italia”, contributo di ricerca di Elisa Salvalaggio, può servire come guida di un percorso che deve essere compiuto da parte di chi della storia industriale vuole capire di più.
L’indagine parte da un assunto: la storia orale, con l’ascolto dei racconti delle persone, permette di indagare i fenomeni storici attraverso il punto di vista dei protagonisti, mettendo in primo piano la soggettività degli attori. Voci di vita vissuta, dunque. Punti di vista diversi circa fatti e luoghi. Impressioni differenti che, tutte insieme, compongono un quadro più fedele a quanto è accaduto (o accade). Suoni sotto forma di parole che possono fornire ciò che manca alla più precisa conoscenza di quanto accaduto. Cultura davvero orale, che si esprime attraverso racconti non scritti eppure importanti, che lasciano il segno. Racconti che, per i luoghi di lavoro, esprimono una importante cultura del produrre e d’impresa che, altrimenti, rischierebbe di andare persa.
Scrive Elisa Salvalaggio che il valore di questo metodo di indagine per la storia del lavoro – che appunto il suo contributo sintetizza -, permette di illuminare zone sfuggenti e di meglio comprendere dinamiche interne ai luoghi di lavoro e di produzione: il rapporto tra il lavorare e l’organizzarsi, la professionalità e il nesso con i saperi e la conoscenza, la cultura, l’identità, le dimensioni sociali e familiari, i diversi punti di vista generazionali e di genere.
Un modo non nuovo eppure innovativo di fare racconto storico che, per la cultura del produrre, può significare molto anche, e soprattutto, nell’epoca dei social network, così come dei nuovi strumenti di conoscenza a livello tecnico e culturale.
Il lavoro tra fonti orali, sonore e musicali: lo stato dell’arte in Italia
Salvalaggio Elisa, in LabOral: storia orale, lavoro e public history, 2022 – editpress
L’importanza fondamentale della storia orale per la comprensione dell’evoluzione industriale
Ascoltare e vedere. Osservare e capire. Strade diverse, oltre al leggere, che conducono comunque, e spesso con maggiore efficacia, alla comprensione delle vicende umane. Anche quelle delle fabbriche e degli uffici, così come nelle vite di lavoro. È il grande apporto alla storia che forniscono tutte le fonti orali. Che vanno, tuttavia, ben comprese e utilizzate. Leggere “Il lavoro tra fonti orali, sonore e musicali: lo stato dell’arte in Italia”, contributo di ricerca di Elisa Salvalaggio, può servire come guida di un percorso che deve essere compiuto da parte di chi della storia industriale vuole capire di più.
L’indagine parte da un assunto: la storia orale, con l’ascolto dei racconti delle persone, permette di indagare i fenomeni storici attraverso il punto di vista dei protagonisti, mettendo in primo piano la soggettività degli attori. Voci di vita vissuta, dunque. Punti di vista diversi circa fatti e luoghi. Impressioni differenti che, tutte insieme, compongono un quadro più fedele a quanto è accaduto (o accade). Suoni sotto forma di parole che possono fornire ciò che manca alla più precisa conoscenza di quanto accaduto. Cultura davvero orale, che si esprime attraverso racconti non scritti eppure importanti, che lasciano il segno. Racconti che, per i luoghi di lavoro, esprimono una importante cultura del produrre e d’impresa che, altrimenti, rischierebbe di andare persa.
Scrive Elisa Salvalaggio che il valore di questo metodo di indagine per la storia del lavoro – che appunto il suo contributo sintetizza -, permette di illuminare zone sfuggenti e di meglio comprendere dinamiche interne ai luoghi di lavoro e di produzione: il rapporto tra il lavorare e l’organizzarsi, la professionalità e il nesso con i saperi e la conoscenza, la cultura, l’identità, le dimensioni sociali e familiari, i diversi punti di vista generazionali e di genere.
Un modo non nuovo eppure innovativo di fare racconto storico che, per la cultura del produrre, può significare molto anche, e soprattutto, nell’epoca dei social network, così come dei nuovi strumenti di conoscenza a livello tecnico e culturale.
Il lavoro tra fonti orali, sonore e musicali: lo stato dell’arte in Italia
Salvalaggio Elisa, in LabOral: storia orale, lavoro e public history, 2022 – editpress