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Un premio ai migliori libri per bambini, per costruire la nuova grammatica della fantasia

“Non ho mai smesso di leggere, leggere, leggere; ogni libro che leggevo era una forma dell’infinito, che inseguivo, e inseguivo, e fallivo continuamente nell’inseguire”. Sono parole di Pietro Citati, utili a capirne la straordinaria passione letteraria e l’inusuale acutezza da critico, condensate nelle pagine de “La ragazza dagli occhi d’oro”, Adelphi (omaggio, già nel titolo, a Honoré de Balzac): un libro sui libri, un viaggio tra le righe e i ricordi, un percorso, condiviso con l’amico Italo Calvino, naturalmente incompiuto verso l’infinito. E sono parole quanto mai necessarie per riflettere sull’importanza di stimolare la passione per la lettura cominciando proprio con le bambine e i bambini fin dai loro primi giorni di scuola.

Leggere per il piacere della scoperta e dell’avventura, per entrare in tante altre vite oltre la nostra, per immaginare mondi sconosciuti, per sapere, capire, creare. Costruendo una vera e propria “Grammatica della fantasia”, per dirla con Gianni Rodari, maestro della letteratura per bambini. E dunque mescolando “il piacere del testo” con la passione per la conoscenza. Una forma del viaggio dentro e oltre la storia, appunto.

Sono tempi fertili, questi, per i buoni libri destinati all’infanzia e all’adolescenza. Solide prospettive  editoriali, con la scoperta e il lancio di nuovi autori, accanto ai grandi “classici”. Attenzione sui social media più frequentati dalle nuove generazioni, come documenta il seguito crescente dei giovani “booktoker” su TikTok. E impegno delle testate culturali più prestigiose. “La Lettura”, supplemento culturale domenicale del “Corriere della Sera”, ha da poco lanciato un’edizione per le ragazze e i ragazzi subito ribattezzata “la Letturina” e dedicata “ai piccoli e ai giovani, ma anche a genitori, insegnanti, educatori, a  chi conserva uno spirito bambino” e dunque ricca di storie vere e racconti di grandi autori, consigli di lettura e suggerimenti su film e giochi, sempre partendo dai libri”. E “Robinson”, supplemento culturale de “la Repubblica” non ha perso l’occasione di seguire l’onda dedicando l’inchiesta di copertina, “Auguri ragazzi”, ai racconti delle star del fantasy e della narrativa young adult. Tutto un mondo da decrittare, capire, stimolare.

Una riprova di questo aumento d’attenzione verso il mondo dei giovani lettori sta anche nella crescita, in quantità e qualità, dei libri candidati alla seconda edizione del Premio Campiello Junior, promosso dalla Fondazione Campiello e dalla Fondazione Pirelli per le due sezioni dedicate la prima ai libri per bambine e bambini dai sette ai dieci anni e la seconda per ragazze e ragazzi dagli undici ai quattordici anni.

La giuria tecnica, presieduta da Roberto Piumini, uno dei migliori scrittori di letteratura per minori e composta da Chiara Lagani, Martino Negri, Michela Possamai e David Tolin, ha selezionato la settimana scorsa i tre libri finalisti per ognuna delle due sezioni, affidandoli adesso alla giuria popolare (240 giovani lettori) in vista della scelta finale del vincitore nel prossimo maggio (tutte le notizie sono sui siti www.premiocampiello.org e www.fondazionepirelli.org). Selezione difficile, sostengono i giurati tecnici, dato appunto il buon livello degli autori. Segno promettente di un impegno sempre maggiore degli autori per un pubblico che via via si dimostra più esigente, attento, sofisticato. Leggere aiuta a crescere meglio.

Sostiene infatti Roberto Piumini, a proposito delle scelte di dividere il Premio in due fasce d’età: “I bambini e i ragazzi sono lettori diversi, i primi più affettivi e giocosi, gli altri più complicati e a volte anche sofferenti”. Letteratura in sintonia con le esigenze personali e generazionali, insomma. Un’altra novità di quest’anno riguarda l’inserimento di un testo di poesia in ogni terna: “L’intenzione è doppia: da una parte rendere presente ai ragazzi in modo autorevole la proposta di poesia, che soprattutto nella scuola primaria ha attenzione e elaborazione, ma trova poco materiale e spazio in libreria. La seconda intenzione è appunto un segnale di stimolo e attesa verso l’editoria”. Il Premio Campiello Junior potrebbe “continuare ad ampliare il suo sguardo”, e quindi qualificarsi come “Premio della Parola Espressiva, nel circuito o tessuto di scrittura-pubblicazione-lettura-uso sociale che mature riflessioni indicano come cura per il nostro tempo di gran chiasso e poche parole”.

Ecco il punto: viviamo un tempo di gran chiasso e poche parole, di sovrabbondanza di demagogie e chiacchiere dense di incompetenza e colme di rancore (i social media ne sono inquietanti veicoli). E insistere sulla qualità delle parole scritte e lette può essere un buon antidoto alla corruzione dei linguaggi, dei discorsi e delle relazioni. Cominciando dai tempi della scuola primaria.

La lettura, infatti, è una leva straordinaria per costruire una storia al futuro. E leggere significa stimolare una parte essenziale della propria felicità. Vivendo la frequentazione dei libri non come un dovere, ma soprattutto come un esercizio di fantasia, una ricerca gioiosa d’una relazione forte con i mondi delle idee e dei sentimenti, una continua scoperta. Nella consapevolezza che le bambine e i bambini che si coinvolgono nel mondo dei libri saranno non solo i lettori, ma i cittadini di domani.

La cultura è come il pane”, titolava la Rivista Pirelli nel gennaio 1951, su un articolo di Silvestro Severgnini, dedicato a raccontare come le varie attività culturali (conferenze, concerti, finanziamenti per mostre e rassegne d’arte, biblioteche aziendali) fossero parte essenziale del processo di ricostruzione e ripresa economica, sociale e civile nell’Italia che, archiviati i disastri del fascismo, delle leggi razziali e della guerra, ricominciava a vivere e preparava le condizioni per il boom economico.

Quell’idea di fondo, che legava impresa è cultura, era di casa anche all’Olivetti, all’Eni, alla Finmeccanica dell’Iri, editrice di un’eccellente rivista dalla testata esemplare, “Civiltà delle macchine”. Una civiltà industriale e sociale in movimento, in trasformazione. Un esempio che ancora oggi ha un forte sapore di attualità, parlando di “umanesimo industriale” che si declina in “umanesimo digitale” e che ha bisogno di una diffusa e vivace “cultura politecnica” come sintesi di saperi umanistici e conoscenze scientifiche.

Viviamo, infatti, nel tempo dell’“economia della conoscenza”, in cui si mettono in gioco non solo la competitività delle imprese e dunque il lavoro, il benessere, lo sviluppo sostenibile. Ma la stessa base della convivenza civile. Ed è dunque necessario insistere proprio sulla crescita della cultura diffusa, come consapevolezza, capacità critica, fantasia per immaginare e costruire un migliore futuro. I libri per le bambine e i bambini, in questa prospettiva, sono un pilastro fondamentale di civiltà.

“Non ho mai smesso di leggere, leggere, leggere; ogni libro che leggevo era una forma dell’infinito, che inseguivo, e inseguivo, e fallivo continuamente nell’inseguire”. Sono parole di Pietro Citati, utili a capirne la straordinaria passione letteraria e l’inusuale acutezza da critico, condensate nelle pagine de “La ragazza dagli occhi d’oro”, Adelphi (omaggio, già nel titolo, a Honoré de Balzac): un libro sui libri, un viaggio tra le righe e i ricordi, un percorso, condiviso con l’amico Italo Calvino, naturalmente incompiuto verso l’infinito. E sono parole quanto mai necessarie per riflettere sull’importanza di stimolare la passione per la lettura cominciando proprio con le bambine e i bambini fin dai loro primi giorni di scuola.

Leggere per il piacere della scoperta e dell’avventura, per entrare in tante altre vite oltre la nostra, per immaginare mondi sconosciuti, per sapere, capire, creare. Costruendo una vera e propria “Grammatica della fantasia”, per dirla con Gianni Rodari, maestro della letteratura per bambini. E dunque mescolando “il piacere del testo” con la passione per la conoscenza. Una forma del viaggio dentro e oltre la storia, appunto.

Sono tempi fertili, questi, per i buoni libri destinati all’infanzia e all’adolescenza. Solide prospettive  editoriali, con la scoperta e il lancio di nuovi autori, accanto ai grandi “classici”. Attenzione sui social media più frequentati dalle nuove generazioni, come documenta il seguito crescente dei giovani “booktoker” su TikTok. E impegno delle testate culturali più prestigiose. “La Lettura”, supplemento culturale domenicale del “Corriere della Sera”, ha da poco lanciato un’edizione per le ragazze e i ragazzi subito ribattezzata “la Letturina” e dedicata “ai piccoli e ai giovani, ma anche a genitori, insegnanti, educatori, a  chi conserva uno spirito bambino” e dunque ricca di storie vere e racconti di grandi autori, consigli di lettura e suggerimenti su film e giochi, sempre partendo dai libri”. E “Robinson”, supplemento culturale de “la Repubblica” non ha perso l’occasione di seguire l’onda dedicando l’inchiesta di copertina, “Auguri ragazzi”, ai racconti delle star del fantasy e della narrativa young adult. Tutto un mondo da decrittare, capire, stimolare.

Una riprova di questo aumento d’attenzione verso il mondo dei giovani lettori sta anche nella crescita, in quantità e qualità, dei libri candidati alla seconda edizione del Premio Campiello Junior, promosso dalla Fondazione Campiello e dalla Fondazione Pirelli per le due sezioni dedicate la prima ai libri per bambine e bambini dai sette ai dieci anni e la seconda per ragazze e ragazzi dagli undici ai quattordici anni.

La giuria tecnica, presieduta da Roberto Piumini, uno dei migliori scrittori di letteratura per minori e composta da Chiara Lagani, Martino Negri, Michela Possamai e David Tolin, ha selezionato la settimana scorsa i tre libri finalisti per ognuna delle due sezioni, affidandoli adesso alla giuria popolare (240 giovani lettori) in vista della scelta finale del vincitore nel prossimo maggio (tutte le notizie sono sui siti www.premiocampiello.org e www.fondazionepirelli.org). Selezione difficile, sostengono i giurati tecnici, dato appunto il buon livello degli autori. Segno promettente di un impegno sempre maggiore degli autori per un pubblico che via via si dimostra più esigente, attento, sofisticato. Leggere aiuta a crescere meglio.

Sostiene infatti Roberto Piumini, a proposito delle scelte di dividere il Premio in due fasce d’età: “I bambini e i ragazzi sono lettori diversi, i primi più affettivi e giocosi, gli altri più complicati e a volte anche sofferenti”. Letteratura in sintonia con le esigenze personali e generazionali, insomma. Un’altra novità di quest’anno riguarda l’inserimento di un testo di poesia in ogni terna: “L’intenzione è doppia: da una parte rendere presente ai ragazzi in modo autorevole la proposta di poesia, che soprattutto nella scuola primaria ha attenzione e elaborazione, ma trova poco materiale e spazio in libreria. La seconda intenzione è appunto un segnale di stimolo e attesa verso l’editoria”. Il Premio Campiello Junior potrebbe “continuare ad ampliare il suo sguardo”, e quindi qualificarsi come “Premio della Parola Espressiva, nel circuito o tessuto di scrittura-pubblicazione-lettura-uso sociale che mature riflessioni indicano come cura per il nostro tempo di gran chiasso e poche parole”.

Ecco il punto: viviamo un tempo di gran chiasso e poche parole, di sovrabbondanza di demagogie e chiacchiere dense di incompetenza e colme di rancore (i social media ne sono inquietanti veicoli). E insistere sulla qualità delle parole scritte e lette può essere un buon antidoto alla corruzione dei linguaggi, dei discorsi e delle relazioni. Cominciando dai tempi della scuola primaria.

La lettura, infatti, è una leva straordinaria per costruire una storia al futuro. E leggere significa stimolare una parte essenziale della propria felicità. Vivendo la frequentazione dei libri non come un dovere, ma soprattutto come un esercizio di fantasia, una ricerca gioiosa d’una relazione forte con i mondi delle idee e dei sentimenti, una continua scoperta. Nella consapevolezza che le bambine e i bambini che si coinvolgono nel mondo dei libri saranno non solo i lettori, ma i cittadini di domani.

La cultura è come il pane”, titolava la Rivista Pirelli nel gennaio 1951, su un articolo di Silvestro Severgnini, dedicato a raccontare come le varie attività culturali (conferenze, concerti, finanziamenti per mostre e rassegne d’arte, biblioteche aziendali) fossero parte essenziale del processo di ricostruzione e ripresa economica, sociale e civile nell’Italia che, archiviati i disastri del fascismo, delle leggi razziali e della guerra, ricominciava a vivere e preparava le condizioni per il boom economico.

Quell’idea di fondo, che legava impresa è cultura, era di casa anche all’Olivetti, all’Eni, alla Finmeccanica dell’Iri, editrice di un’eccellente rivista dalla testata esemplare, “Civiltà delle macchine”. Una civiltà industriale e sociale in movimento, in trasformazione. Un esempio che ancora oggi ha un forte sapore di attualità, parlando di “umanesimo industriale” che si declina in “umanesimo digitale” e che ha bisogno di una diffusa e vivace “cultura politecnica” come sintesi di saperi umanistici e conoscenze scientifiche.

Viviamo, infatti, nel tempo dell’“economia della conoscenza”, in cui si mettono in gioco non solo la competitività delle imprese e dunque il lavoro, il benessere, lo sviluppo sostenibile. Ma la stessa base della convivenza civile. Ed è dunque necessario insistere proprio sulla crescita della cultura diffusa, come consapevolezza, capacità critica, fantasia per immaginare e costruire un migliore futuro. I libri per le bambine e i bambini, in questa prospettiva, sono un pilastro fondamentale di civiltà.

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