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Vita avventurosa e normale di un’imprenditore

Il racconto vivace della carriera di un uomo d’impresa individua i tratti essenziali della cultura della produzione italiana

I buoni imprenditori sono anche quelli che non si risparmiano in fantasia e intraprendenza, quelli che osano, quelli che in qualche modo rompono gli schemi. Calcolo, certo, ma anche azzardo e gusto dell’avventura (pur se vissuta magari dietro casa), possono essere con assunti come elementi  chiave per capire il successo di molte storie d’impresa. Leggerne alcune è importante, perché si tratta sempre di racconti di cultura d’impresa uno diverso dall’altro, eppure legati  – come si è detto -, dal  filo rosso fatto da un sentimento d’intraprendenza che è il vero succo dell’essere imprenditore.

Si inserisce in questo ambito “Di domenica, mai”, storia di Giovanni Panni scritta da Alessandro Zaltron e appena pubblicata. Un libro breve – poco più di cento pagine -, ma denso della vita di un’industriale ancora in attività, che ha creato dal nulla un’azienda metalmeccanica (la Panni), che passo dopo passo è cresciuta fino a diventare un riferimento mondiale nel settore ed essere inglobata dal Gruppo Interpump pur rimanendo ben caratterizzata come impresa.

Nato tornitore meccanico, Panni percorre tutta la carriera classica dell’imprenditore, fatta di voglia di crescere ed esplorare, di affetti solidi, di qualche sconfitta; un carriera sostenuta da un’economia certamente favorevole per molto tempo, ma soprattutto da una cultura e filosofia d’impresa costruite giorno per giorno, senza manuali ma con un costante e attento rapportarsi con le persone.

Il libro racconta Panni con un linguaggio lieve e rapido. I personaggi appaiono e scompaiono e poi ricompaiono. I passaggi cruciali ci sono tutti: i genitori, la formazione, le case di famiglia, i salti in avanti dell’impresa, i momenti brutti attraversati, le istantanee di “saggezza d’impresa”.

“Un imprenditore – spiega Panni ad un certo punto del libro -, deve avere il sostegno delle persone che gli vogliono bene, che devono condividere quello che fa. Deve essere appoggiato dalla famiglia, dalla moglie: la sua è un’avventura che coinvolge tutti. Servono otto ore al giorno per lavorare, e altre otto per trovare il cliente, fare fatture, progettare l’attività… Sedici ore almeno ci vogliono per iniziare a fare l’imprenditore. Bisogna dedicarsi completamente. Fare l’imprenditore ti cambia la vita”. .

E’ preziosa anche l’introduzione al racconto della vita di Giovanni Panni, scritta da Fulvio Montipò – Presidente di Interpump, che spiega: “Nell’impresa di fare l’imprenditore, innamorarsi è focale. Questo è un mestiere di speranza, quindi bisogna essere innamorati”  -, e che scrive dell’amico-imprenditore indirettamente nominandolo solo alla fine come di un imprenditore vero perché innamorato di quello che fa.

Bella anche la copertina con un uomo che cammina, quasi salta, con un gamba lunga il doppio dell’altra.

“Di domenica, mai” non ha la pretesa di essere un libro serio di management aziendale e nemmeno un manuale di buona gestione, eppure è seriamente un buon modo per raccontare il nocciolo indistruttibile dell’industria italiana.

Di domenica, mai

Alessandro Zaltron

Franco Angeli, 2016

Il racconto vivace della carriera di un uomo d’impresa individua i tratti essenziali della cultura della produzione italiana

I buoni imprenditori sono anche quelli che non si risparmiano in fantasia e intraprendenza, quelli che osano, quelli che in qualche modo rompono gli schemi. Calcolo, certo, ma anche azzardo e gusto dell’avventura (pur se vissuta magari dietro casa), possono essere con assunti come elementi  chiave per capire il successo di molte storie d’impresa. Leggerne alcune è importante, perché si tratta sempre di racconti di cultura d’impresa uno diverso dall’altro, eppure legati  – come si è detto -, dal  filo rosso fatto da un sentimento d’intraprendenza che è il vero succo dell’essere imprenditore.

Si inserisce in questo ambito “Di domenica, mai”, storia di Giovanni Panni scritta da Alessandro Zaltron e appena pubblicata. Un libro breve – poco più di cento pagine -, ma denso della vita di un’industriale ancora in attività, che ha creato dal nulla un’azienda metalmeccanica (la Panni), che passo dopo passo è cresciuta fino a diventare un riferimento mondiale nel settore ed essere inglobata dal Gruppo Interpump pur rimanendo ben caratterizzata come impresa.

Nato tornitore meccanico, Panni percorre tutta la carriera classica dell’imprenditore, fatta di voglia di crescere ed esplorare, di affetti solidi, di qualche sconfitta; un carriera sostenuta da un’economia certamente favorevole per molto tempo, ma soprattutto da una cultura e filosofia d’impresa costruite giorno per giorno, senza manuali ma con un costante e attento rapportarsi con le persone.

Il libro racconta Panni con un linguaggio lieve e rapido. I personaggi appaiono e scompaiono e poi ricompaiono. I passaggi cruciali ci sono tutti: i genitori, la formazione, le case di famiglia, i salti in avanti dell’impresa, i momenti brutti attraversati, le istantanee di “saggezza d’impresa”.

“Un imprenditore – spiega Panni ad un certo punto del libro -, deve avere il sostegno delle persone che gli vogliono bene, che devono condividere quello che fa. Deve essere appoggiato dalla famiglia, dalla moglie: la sua è un’avventura che coinvolge tutti. Servono otto ore al giorno per lavorare, e altre otto per trovare il cliente, fare fatture, progettare l’attività… Sedici ore almeno ci vogliono per iniziare a fare l’imprenditore. Bisogna dedicarsi completamente. Fare l’imprenditore ti cambia la vita”. .

E’ preziosa anche l’introduzione al racconto della vita di Giovanni Panni, scritta da Fulvio Montipò – Presidente di Interpump, che spiega: “Nell’impresa di fare l’imprenditore, innamorarsi è focale. Questo è un mestiere di speranza, quindi bisogna essere innamorati”  -, e che scrive dell’amico-imprenditore indirettamente nominandolo solo alla fine come di un imprenditore vero perché innamorato di quello che fa.

Bella anche la copertina con un uomo che cammina, quasi salta, con un gamba lunga il doppio dell’altra.

“Di domenica, mai” non ha la pretesa di essere un libro serio di management aziendale e nemmeno un manuale di buona gestione, eppure è seriamente un buon modo per raccontare il nocciolo indistruttibile dell’industria italiana.

Di domenica, mai

Alessandro Zaltron

Franco Angeli, 2016

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