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Welfare “forzato” ma rinnovato

Pubblicato un articolo che ragiona sulle origini e sull’evoluzione del benessere d’impresa”

 

 Welfare prima di tutto, o quasi. Il tema è ormai di assoluta attualità (e non solo per la pandemia Ciovid19 che certamente ne ha accresciuto ruolo e importanza). E, come sempre accade, c’è bisogno di un ordine nei punti principali dell’argomento. Una bussola, con la quale orientarsi per meglio agire. E’ il ruolo svolto, con efficacia, dall’intervento di Veronica Pagan e Claudia Peiti apparso sul terzo fascicolo del 2020 di Economia Pubblica.

“Il welfare aziendale come comunità d’impresa” si propone di analizzare gli attuali strumenti di welfare aziendale e le azioni introdotte dai diversi livelli di regolazione. Una sorta di “punto della situazione” che cerca di unire forme di welfare aziendale, regole in vigore e prospettive di sviluppo soprattutto tenendo conto del complesso periodo vissuta dall’economia e dalle imprese in particolare.

La ricerca presenta – come viene spiegato dagli stessi autori -, le diverse accezioni di welfare aziendale: il cosiddetto secondo welfare, gli elementi di conciliazione vita-lavoro, i beni e i servizi che attengono più alla cultura aziendale (fringe o flexible benefit) e infine gli strumenti più innovativi e che si identificano con un concetto di welfare più recente (welfare allargato alla comunità esterna).

Dopo la fotografia delle diverse declinazioni di welfare, Pagan e Peiti ragionano sul ruolo della contrattazione, osservando naturalmente la crescita del significato di questa, così come degli accordi aziendali e del ruolo degli istituti negoziali collettivi.

Arriva quindi la parte dedicata al confronto tra welfare d’azienda e situazione contingente. Tutto con particolare attenzione al settore delle public utility, anche alla luce della recente emergenza sanitaria.

La diffusione del Covid19, è la constatazione di Pagan e Peiti, ha “accelerato forzatamente” l’adozione di strumenti già presenti nel ventaglio delle politiche di welfare aziendale, ma precedentemente relegati a quote minoritarie di imprese. La raccomandazione che scaturisce dall’indagine, è infine quella di continuare a tenere sotto osservazione l’evoluzione della realtà del welfare d’impresa, per seguirne la crescita e per agevolarne il ruolo di strumento capace di disegnare un nuovo modo di lavorare e di essere parte di una comunità d’impresa.

Il welfare aziendale come comunità d’impresa

Veronica Pagan, Claudia Peiti

Economia Pubblica, 2020 Fascicolo3

Pubblicato un articolo che ragiona sulle origini e sull’evoluzione del benessere d’impresa”

 

 Welfare prima di tutto, o quasi. Il tema è ormai di assoluta attualità (e non solo per la pandemia Ciovid19 che certamente ne ha accresciuto ruolo e importanza). E, come sempre accade, c’è bisogno di un ordine nei punti principali dell’argomento. Una bussola, con la quale orientarsi per meglio agire. E’ il ruolo svolto, con efficacia, dall’intervento di Veronica Pagan e Claudia Peiti apparso sul terzo fascicolo del 2020 di Economia Pubblica.

“Il welfare aziendale come comunità d’impresa” si propone di analizzare gli attuali strumenti di welfare aziendale e le azioni introdotte dai diversi livelli di regolazione. Una sorta di “punto della situazione” che cerca di unire forme di welfare aziendale, regole in vigore e prospettive di sviluppo soprattutto tenendo conto del complesso periodo vissuta dall’economia e dalle imprese in particolare.

La ricerca presenta – come viene spiegato dagli stessi autori -, le diverse accezioni di welfare aziendale: il cosiddetto secondo welfare, gli elementi di conciliazione vita-lavoro, i beni e i servizi che attengono più alla cultura aziendale (fringe o flexible benefit) e infine gli strumenti più innovativi e che si identificano con un concetto di welfare più recente (welfare allargato alla comunità esterna).

Dopo la fotografia delle diverse declinazioni di welfare, Pagan e Peiti ragionano sul ruolo della contrattazione, osservando naturalmente la crescita del significato di questa, così come degli accordi aziendali e del ruolo degli istituti negoziali collettivi.

Arriva quindi la parte dedicata al confronto tra welfare d’azienda e situazione contingente. Tutto con particolare attenzione al settore delle public utility, anche alla luce della recente emergenza sanitaria.

La diffusione del Covid19, è la constatazione di Pagan e Peiti, ha “accelerato forzatamente” l’adozione di strumenti già presenti nel ventaglio delle politiche di welfare aziendale, ma precedentemente relegati a quote minoritarie di imprese. La raccomandazione che scaturisce dall’indagine, è infine quella di continuare a tenere sotto osservazione l’evoluzione della realtà del welfare d’impresa, per seguirne la crescita e per agevolarne il ruolo di strumento capace di disegnare un nuovo modo di lavorare e di essere parte di una comunità d’impresa.

Il welfare aziendale come comunità d’impresa

Veronica Pagan, Claudia Peiti

Economia Pubblica, 2020 Fascicolo3

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