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La P Lunga,
raccontare ai ragazzi
oltre cento anni di storia del brand Pirelli

Sono passati ormai più di 100 anni dall’introduzione del famoso marchio Pirelli, con l’occhiello della P che si allunga al di sopra delle altre lettere del nome, come fosse fatto di gomma. New York, 1908: “- Questo le andrebbe? – chiese il visitatore arrivato fresco fresco dall’Italia, e tracciò sul foglio, in modo ancora approssimativo, una P di forma del tutto insolita. – Sì che potrebbe andare – rispose l’altro alla prima occhiata – Va anzi benissimo. – Guardava e riguardava soddisfatto nel pensare a quella P campeggiante su un cartello o sullo sfondo del cielo.” Il racconto è riportato da Vittorio Sereni, allora all’Ufficio Stampa dell’azienda, sulle pagine della Rivista Pirelli del 1958, in un articolo dedicato alla fortuna pubblicitaria del logo. Questa storia, forse in parte romanzata, si intreccia con altre storie che riconducono l’idea del marchio Pirelli alla firma del fondatore dell’azienda, Giovanni Battista Pirelli, che ha come tratto caratteristico proprio una P allungata. Certamente la testimonianza più antica del celebre logo è un segnalibro del 1907, conservato nell’Archivio Storico della Fondazione Pirelli: un nastrino rosa su cui è impressa la dicitura “Pneumatici Pirelli trionfatori della Pechino-Parigi”, dove tutte le “P” hanno già la forma allungata, allegato alla “Guida e Programma Ufficiale delle Corse di Brescia” del settembre 1907. É lo stesso anno del raid automobilistico Pechino-Parigi a cui Pirelli partecipa equipaggiando la vettura vincitrice della gara: per l’azienda un’importante affermazione a livello mondiale, inizio di una lunga catena di successi in tutte le gare automobilistiche internazionali. Pirelli, che comincia proprio in quegli anni a fare degli pneumatici per auto il suo core business, ha bisogno di un segno unico, forte e riconoscibile per distinguersi e affermarsi anche rispetto alla concorrenza.

Il marchio Pirelli nel corso degli anni – e lo vediamo bene scorrendo le immagini pubblicitarie conservate nel nostro archivio – si evolve, cambia colore, stile, corpo, carattere. Il concetto della “P lunga” si estende anche al prodotto, via via coinvolgendo altre lettere oltre alla “P” di “Pirelli” e di “pneumatici”. Il logotìpo istituzionale, tutt’altro che stabile, convive per lungo tempo con altri loghi senza P allungata e con una serie di variazioni. É solo con la fine della seconda Guerra Mondiale che il logo conosce la sua prima definizione: vengono fissate le norme sul rapporto base-altezza, sulla consistenza degli spessori e sul disegno delle lettere. Una seconda codifica nel 1961, per poi passare a più recenti ridefinizioni da parte dello Studio Unimark International e dello Studio Cerri & Associati. L’ultimo restyling del 1982 è a firma del designer Salvatore Gregorietti e nello stesso periodo  viene redatto il manuale per l’utilizzo corretto del marchio. Nel 1997 l’architetto e grafico Pierluigi Cerri realizza il manuale bilingue in cui si evidenziano i corretti riferimenti cromatici. Grafici e artisti di livello mondiale hanno contribuito nel tempo alla sua fama, creando per Pirelli efficaci pubblicità, anche utilizzando il logo come elemento grafico vero e proprio, con un ruolo rilevante all’interno della pagina pubblicitaria: da Stanley Charles Roowy che già nel 1913 lo trasforma in una potente vettura da corsa a Bob Noorda che lo curva dandogli la forma tonda di un pneumatico, o ancora André Franꞔois che nel 1961 trasfigura la P nel lunotto di una macchina con tergicristalli e baffuto guidatore, fino ad arrivare ai giochi di duplicazione e proiezione degli anni Sessanta e Settanta di Christiane Beylier e Christa Tschopp e alla grande P ricreata con vere macchine per la campagna pubblicitaria “Pneumatici con la P maiuscola” del 1978. E così, per citare ancora Sereni, quella “specie di intuizione disneyana ante litteram” che “ricorre come un personaggio in una vicenda e genera a sua volta personaggi” è oggi uno dei marchi più conosciuti nel mondo.

Sono passati ormai più di 100 anni dall’introduzione del famoso marchio Pirelli, con l’occhiello della P che si allunga al di sopra delle altre lettere del nome, come fosse fatto di gomma. New York, 1908: “- Questo le andrebbe? – chiese il visitatore arrivato fresco fresco dall’Italia, e tracciò sul foglio, in modo ancora approssimativo, una P di forma del tutto insolita. – Sì che potrebbe andare – rispose l’altro alla prima occhiata – Va anzi benissimo. – Guardava e riguardava soddisfatto nel pensare a quella P campeggiante su un cartello o sullo sfondo del cielo.” Il racconto è riportato da Vittorio Sereni, allora all’Ufficio Stampa dell’azienda, sulle pagine della Rivista Pirelli del 1958, in un articolo dedicato alla fortuna pubblicitaria del logo. Questa storia, forse in parte romanzata, si intreccia con altre storie che riconducono l’idea del marchio Pirelli alla firma del fondatore dell’azienda, Giovanni Battista Pirelli, che ha come tratto caratteristico proprio una P allungata. Certamente la testimonianza più antica del celebre logo è un segnalibro del 1907, conservato nell’Archivio Storico della Fondazione Pirelli: un nastrino rosa su cui è impressa la dicitura “Pneumatici Pirelli trionfatori della Pechino-Parigi”, dove tutte le “P” hanno già la forma allungata, allegato alla “Guida e Programma Ufficiale delle Corse di Brescia” del settembre 1907. É lo stesso anno del raid automobilistico Pechino-Parigi a cui Pirelli partecipa equipaggiando la vettura vincitrice della gara: per l’azienda un’importante affermazione a livello mondiale, inizio di una lunga catena di successi in tutte le gare automobilistiche internazionali. Pirelli, che comincia proprio in quegli anni a fare degli pneumatici per auto il suo core business, ha bisogno di un segno unico, forte e riconoscibile per distinguersi e affermarsi anche rispetto alla concorrenza.

Il marchio Pirelli nel corso degli anni – e lo vediamo bene scorrendo le immagini pubblicitarie conservate nel nostro archivio – si evolve, cambia colore, stile, corpo, carattere. Il concetto della “P lunga” si estende anche al prodotto, via via coinvolgendo altre lettere oltre alla “P” di “Pirelli” e di “pneumatici”. Il logotìpo istituzionale, tutt’altro che stabile, convive per lungo tempo con altri loghi senza P allungata e con una serie di variazioni. É solo con la fine della seconda Guerra Mondiale che il logo conosce la sua prima definizione: vengono fissate le norme sul rapporto base-altezza, sulla consistenza degli spessori e sul disegno delle lettere. Una seconda codifica nel 1961, per poi passare a più recenti ridefinizioni da parte dello Studio Unimark International e dello Studio Cerri & Associati. L’ultimo restyling del 1982 è a firma del designer Salvatore Gregorietti e nello stesso periodo  viene redatto il manuale per l’utilizzo corretto del marchio. Nel 1997 l’architetto e grafico Pierluigi Cerri realizza il manuale bilingue in cui si evidenziano i corretti riferimenti cromatici. Grafici e artisti di livello mondiale hanno contribuito nel tempo alla sua fama, creando per Pirelli efficaci pubblicità, anche utilizzando il logo come elemento grafico vero e proprio, con un ruolo rilevante all’interno della pagina pubblicitaria: da Stanley Charles Roowy che già nel 1913 lo trasforma in una potente vettura da corsa a Bob Noorda che lo curva dandogli la forma tonda di un pneumatico, o ancora André Franꞔois che nel 1961 trasfigura la P nel lunotto di una macchina con tergicristalli e baffuto guidatore, fino ad arrivare ai giochi di duplicazione e proiezione degli anni Sessanta e Settanta di Christiane Beylier e Christa Tschopp e alla grande P ricreata con vere macchine per la campagna pubblicitaria “Pneumatici con la P maiuscola” del 1978. E così, per citare ancora Sereni, quella “specie di intuizione disneyana ante litteram” che “ricorre come un personaggio in una vicenda e genera a sua volta personaggi” è oggi uno dei marchi più conosciuti nel mondo.

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