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13 maggio 1909:
parte il primo Giro d’Italia della storia

Mancava qualche minuto alle 3 del mattino quando, il 13 maggio 1909, dal Rondò Loreto a Milano partì il primo Giro d’Italia, inventato dalla “Gazzetta dello Sport” di Eugenio Costamagna e Armando Cougnet a partire da un’idea del patron dell’Atala Angelo Gatti. Quasi duemilacinquecento chilometri da percorrere, fino a Napoli, per poi tornare a Milano, al Parco Trotter. I partecipanti erano 127, divisi tra team italiani e francesi: dalla parte del tricolore le squadre della Bianchi, Stucchi, Atala, Rudge, Legnano. Sul versante francese, le agguerrite Peugeot e Alcyon.

Le cronache dicono che una buona metà dei partecipanti montasse sulle proprie biciclette pneumatici della Pirelli & C Milano. Gli occhi di tutti gli italiani erano per Luigi Ganna, campione delle due ruote originario di Induno Olona, in provincia di Varese. All’epoca Ganna faceva il muratore a Milano, e ogni giorno raggiungeva il posto di lavoro in bicicletta: era un giovane di venticinque anni che aveva già vinto quello stesso anno la Milano-Sanremo. Carlo Galetti, della Rudge, era “un riflessivo”: gareggiava “a scia” con gli altri corridori per poi batterli allo sprint. Giovanni Rossignoli, soprannominato Baslòt, era un vero velocista, Giovanni Gerbi era il “Diavolo Rosso” per via del maglione, Eberardo Pavesi era detto il “professore” perchè parlava in modo forbito. Al di là delle Alpi, il campione da battere era Lucien Petit-Breton, che all’epoca aveva già vinto due volte la Grand Boucle.

Le strade allora non erano asfaltate, furono tre settimane di forature e cadute: i corridori andavano a farsi medicare all’ospedale più vicino e poi ripartivano per il Giro.  La polvere era tale da non riuscire a riconoscere gli avversari, e c’era anche chi prendeva il treno, lo stesso su cui viaggiavano gli organizzatori, pena ovviamente la squalifica dalla gara. Questo era il ciclismo del 1909.
Così al Parco Trotter di Milano, il 30 maggio, arrivò primo Dario Beni della Bianchi: un “battitore libero” che per partecipare al Giro era partito in bicicletta da Roma per Milano; dopo di lui tagliò il traguardo Carlo Galetti, della Legnano. Solo terzo Luigi Ganna, ma poichè  la classifica generale era a punti e lui ne aveva accumulati 25, vinse il Giro e le 5.000 lire di premio. Dei francesi all’arrivo, nemmeno l’ombra. Quell’anno la Pirelli affidò alla Tipografia Ricordi la stampa di una splendida cartolina postale con motivi art déco e la scritta “i Pneumatici Pirelli s’impongono come i migliori anche nella corsa Giro d’Italia”. Un trionfo da ricordare.

Mancava qualche minuto alle 3 del mattino quando, il 13 maggio 1909, dal Rondò Loreto a Milano partì il primo Giro d’Italia, inventato dalla “Gazzetta dello Sport” di Eugenio Costamagna e Armando Cougnet a partire da un’idea del patron dell’Atala Angelo Gatti. Quasi duemilacinquecento chilometri da percorrere, fino a Napoli, per poi tornare a Milano, al Parco Trotter. I partecipanti erano 127, divisi tra team italiani e francesi: dalla parte del tricolore le squadre della Bianchi, Stucchi, Atala, Rudge, Legnano. Sul versante francese, le agguerrite Peugeot e Alcyon.

Le cronache dicono che una buona metà dei partecipanti montasse sulle proprie biciclette pneumatici della Pirelli & C Milano. Gli occhi di tutti gli italiani erano per Luigi Ganna, campione delle due ruote originario di Induno Olona, in provincia di Varese. All’epoca Ganna faceva il muratore a Milano, e ogni giorno raggiungeva il posto di lavoro in bicicletta: era un giovane di venticinque anni che aveva già vinto quello stesso anno la Milano-Sanremo. Carlo Galetti, della Rudge, era “un riflessivo”: gareggiava “a scia” con gli altri corridori per poi batterli allo sprint. Giovanni Rossignoli, soprannominato Baslòt, era un vero velocista, Giovanni Gerbi era il “Diavolo Rosso” per via del maglione, Eberardo Pavesi era detto il “professore” perchè parlava in modo forbito. Al di là delle Alpi, il campione da battere era Lucien Petit-Breton, che all’epoca aveva già vinto due volte la Grand Boucle.

Le strade allora non erano asfaltate, furono tre settimane di forature e cadute: i corridori andavano a farsi medicare all’ospedale più vicino e poi ripartivano per il Giro.  La polvere era tale da non riuscire a riconoscere gli avversari, e c’era anche chi prendeva il treno, lo stesso su cui viaggiavano gli organizzatori, pena ovviamente la squalifica dalla gara. Questo era il ciclismo del 1909.
Così al Parco Trotter di Milano, il 30 maggio, arrivò primo Dario Beni della Bianchi: un “battitore libero” che per partecipare al Giro era partito in bicicletta da Roma per Milano; dopo di lui tagliò il traguardo Carlo Galetti, della Legnano. Solo terzo Luigi Ganna, ma poichè  la classifica generale era a punti e lui ne aveva accumulati 25, vinse il Giro e le 5.000 lire di premio. Dei francesi all’arrivo, nemmeno l’ombra. Quell’anno la Pirelli affidò alla Tipografia Ricordi la stampa di una splendida cartolina postale con motivi art déco e la scritta “i Pneumatici Pirelli s’impongono come i migliori anche nella corsa Giro d’Italia”. Un trionfo da ricordare.

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