Accedi all’Archivio online
Esplora l’Archivio online per trovare fonti e materiali. Seleziona la tipologia di supporto documentale che più ti interessa e inserisci le parole chiave della tua ricerca.
    Seleziona una delle seguenti categorie:
  • Documenti
  • Fotografie
  • Disegni e manifesti
  • Audiovisivi
  • Pubblicazioni e riviste
  • Tutti
Assistenza alla consultazione
Per richiedere la consultazione del materiale conservato nell’Archivio Storico e nelle Biblioteche della Fondazione Pirelli al fine di studi e ricerche e conoscere le modalità di utilizzo dei materiali per prestiti e mostre, compila il seguente modulo.
Riceverai una mail di conferma dell'avvenuta ricezione della richiesta e sarai ricontattato.
Percorsi Fondazione Pirelli Educational

Seleziona il grado di istruzione della scuola di appartenenza
Back
Scuola Primaria
Percorsi Fondazione Pirelli Educational
Lasciate i vostri dati per essere ricontattati dallo staff di Fondazione Pirelli Educational e concordare le date del percorso.

Dichiaro di avere preso visione dell’informativa relativa al trattamento dei miei dati personali, e autorizzo la Fondazione Pirelli al trattamento dei miei dati personali per l’invio, anche a mezzo e-mail, di comunicazioni relative ad iniziative/convegni organizzati dalla Fondazione Pirelli..

Back
Scuole secondarie di I grado
Percorsi Fondazione Pirelli Educational
Lasciate i vostri dati per essere ricontattati dallo staff di Fondazione Pirelli Educational e concordare le date del percorso.
Back
Scuole secondarie di II grado
Percorsi Fondazione Pirelli Educational
Lasciate i vostri dati per essere ricontattati dallo staff di Fondazione Pirelli Educational e concordare le date del percorso.
Back
Università
Percorsi Fondazione Pirelli Educational

Vuoi organizzare un percorso personalizzato con i tuoi studenti? Per informazioni e prenotazioni scrivi a universita@fondazionepirelli.org

Visita la Fondazione
Per informazioni sulle attività della Fondazione e l’accessiblità agli spazi
contattare il numero 0264423971 o scrivere a visite@fondazionepirelli.org

Coppi e Bartali, tra uomini e semidei

Come fosse la domanda più semplice del mondo: “ma tu conosci Bartali? conosci Coppi?” Così inizia l’articolo “Come conosco Gino e Fausto“, che Orio Vergani scrive per la rivista Pirelli n° 4 del 1950. “Una domanda che a tanti può sembrar sciocca”, premette l’autore. Perchè chi non conosce Fausto Coppi e Gino Bartali, al culmine di quella dorata stagione 1950? E invece è probabile che neppure “chi dà loro del tu”, e che li segue pazientemente per ore in gara, conosca poi così a fondo questi campioni del pedale. E’ un mestiere silenzioso il loro, e per il cronista saranno al massimo venti parole per gara, qualche occhiata tutt’al più.

Ma Vergani non si dà per vinto: vi sarà pure un modo di “raccontare” Gino e Fausto, i due atleti che in quel momento sono indiscutibilmente le più grandi stelle del ciclismo italiano. E sarà certamente possibile per il grande giornalista del Corriere della Sera farlo in un modo non convenzionale, così come qualche mese prima era riuscito a immortalare un mito della velocità ormai sul viale del tramonto come Tazio Nuvolari. In fondo, un confronto estremamente attento e quasi “scientifico” sui due campioni era già stato fatto da Giuseppe Ambrosini sul numero 3 della stessa Rivista, nel 1949. Un articolo in cui Bartali e Coppi erano stati radiografati fino all’ultimo tendine, studiati nel più profondo della loro psicologia.

E poi c’era il grande Nino Nutrizio che seguiva da anni le loro imprese sportive, traendone meticolosi diari e andando a “spiarli” anche quando era il loro momento del riposo. Insomma, ci si doveva inventare qualcosa d’altro per continuare a raccontare i due campioni. Quando ne scrive in quell’estate del 1950, Vergani conosce Bartali ormai da una quindicina d’anni. E’ “la locomotiva umana”, ma non ha scatto. Il suo talento emerge nella lunga regolarità “forte come la pioggia di novembre e nera come i temporali d’estate”. Un talento che nel Tour de France del 1948 fa dire a Bartali, in enorme ritardo sull’avversario Louison Bobet, “il giro termina a Parigi”. E infatti sarà il campione italiano a vincere il Tour, entrando nella storia con la sua perseveranza anche di fronte all’impossibile. Fausto Coppi è invece “l’uomo che porta sulle spalle il peso e la responsabilità di essere l’atleta più fenomenale che, dopo Binda, mi sia accaduto di vedere”, dice il grande veterano di interviste agli sportivi Orio Vergani.

Coppi è un fenomeno, sa di esserlo e non lo vorrebbe. La malinconia, l’incertezza, il peso della responsabilità sono le cifre della sua vita. Nel racconto di Vergani, Bartali è solare come può esserlo un uomo, mentre Coppi è enigmatico come un superuomo; paragona l’uno ad Ulisse – paziente iroso figlio di mortali – e l’altro ad Achille, figlio degli dei e desideroso di rinunciare ai doni divini. Sì, tutti ma proprio tutti conoscono “Gino e Fausto” in quell’estate del 1950. Ma forse nessuno li conosce come Orio Vergani.

Come fosse la domanda più semplice del mondo: “ma tu conosci Bartali? conosci Coppi?” Così inizia l’articolo “Come conosco Gino e Fausto“, che Orio Vergani scrive per la rivista Pirelli n° 4 del 1950. “Una domanda che a tanti può sembrar sciocca”, premette l’autore. Perchè chi non conosce Fausto Coppi e Gino Bartali, al culmine di quella dorata stagione 1950? E invece è probabile che neppure “chi dà loro del tu”, e che li segue pazientemente per ore in gara, conosca poi così a fondo questi campioni del pedale. E’ un mestiere silenzioso il loro, e per il cronista saranno al massimo venti parole per gara, qualche occhiata tutt’al più.

Ma Vergani non si dà per vinto: vi sarà pure un modo di “raccontare” Gino e Fausto, i due atleti che in quel momento sono indiscutibilmente le più grandi stelle del ciclismo italiano. E sarà certamente possibile per il grande giornalista del Corriere della Sera farlo in un modo non convenzionale, così come qualche mese prima era riuscito a immortalare un mito della velocità ormai sul viale del tramonto come Tazio Nuvolari. In fondo, un confronto estremamente attento e quasi “scientifico” sui due campioni era già stato fatto da Giuseppe Ambrosini sul numero 3 della stessa Rivista, nel 1949. Un articolo in cui Bartali e Coppi erano stati radiografati fino all’ultimo tendine, studiati nel più profondo della loro psicologia.

E poi c’era il grande Nino Nutrizio che seguiva da anni le loro imprese sportive, traendone meticolosi diari e andando a “spiarli” anche quando era il loro momento del riposo. Insomma, ci si doveva inventare qualcosa d’altro per continuare a raccontare i due campioni. Quando ne scrive in quell’estate del 1950, Vergani conosce Bartali ormai da una quindicina d’anni. E’ “la locomotiva umana”, ma non ha scatto. Il suo talento emerge nella lunga regolarità “forte come la pioggia di novembre e nera come i temporali d’estate”. Un talento che nel Tour de France del 1948 fa dire a Bartali, in enorme ritardo sull’avversario Louison Bobet, “il giro termina a Parigi”. E infatti sarà il campione italiano a vincere il Tour, entrando nella storia con la sua perseveranza anche di fronte all’impossibile. Fausto Coppi è invece “l’uomo che porta sulle spalle il peso e la responsabilità di essere l’atleta più fenomenale che, dopo Binda, mi sia accaduto di vedere”, dice il grande veterano di interviste agli sportivi Orio Vergani.

Coppi è un fenomeno, sa di esserlo e non lo vorrebbe. La malinconia, l’incertezza, il peso della responsabilità sono le cifre della sua vita. Nel racconto di Vergani, Bartali è solare come può esserlo un uomo, mentre Coppi è enigmatico come un superuomo; paragona l’uno ad Ulisse – paziente iroso figlio di mortali – e l’altro ad Achille, figlio degli dei e desideroso di rinunciare ai doni divini. Sì, tutti ma proprio tutti conoscono “Gino e Fausto” in quell’estate del 1950. Ma forse nessuno li conosce come Orio Vergani.

Multimedia

Images
CIAO, COME POSSO AIUTARTI?