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Alfa Romeo e Pirelli:
centodieci anni di record

Quante volte si sono incontrate le strade del “Quadrifoglio” e quelle della P Lunga in centodieci anni di storia dell’Alfa Romeo? Era il 7 marzo del 1924 quando l’ingegner Nicola Romeo, da alcuni anni proprietario dell’Anonima Lombarda Fabbrica Automobili, nata nel 1910, scriveva alla Spettabile Agenzia Italiana Gomme Pirelli: “siamo soddisfattissimi del comportamento dei Vostri nuovi pneumatici Superflex Cord sul nostro chassis R.M. 4 cilindri”. Si trattava della torpedo 2 litri con cui l’Alfa avrebbe affrontato le sue prime corse automobilistiche, “antenata” della leggendaria 8 cilindri P2 dei campioni Antonio Ascari e Giuseppe Campari. La conquista del Campionato Mondiale Grand Prix con Gastone Brilli-Peri nel 1925 fu il coronamento di un binomio Alfa Romeo-Pirelli destinato a fare epoca sui circuiti di tutta Europa, quando i trionfi del “Quadrifoglio” erano legati al nome del progettista Vittorio Jano. Il feeling con Pirelli continuò con Enzo Ferrari, che dal 1929 diede il proprio nome alle Alfa da corsa: erano i tempi delle vittorie nella Targa Florio e nella Mille Miglia, con piloti del calibro di Tazio Nuvolari.

La Seconda Guerra Mondiale non riuscì ad allentare il legame forte tra le due aziende: alla ripresa delle competizioni, nel 1950, la 158 Alfetta guidata da Nino Farina e gommata con pneumatici Pirelli Stella Bianca conquistava il primo Mondiale di Formula 1, e poi ancora nel 1951 con la 159 di Juan Manuel Fangio. Il connubio Alfa/Pirelli restava un mito dell’immaginario collettivo, tanto da diventare a tutti gli effetti il vero protagonista del film “Ultimo incontro”, girato sul Circuto di Monza con Juan Manuel Fangio e Amedeo Nazzari. L’abbandono delle competizioni in pista – pressochè contemporaneo – da parte dei due marchi non impedì che la passione comune per l’automobilismo trovasse altre storie e altre avventure. Come quella del rally, dove Pirelli iniziava a “dettar legge” alla fine degli anni Sessanta e dove l’Alfa entrava in competizione con la Giulia GTA. O ancora il Turismo, dove le vetture del “Quadrifoglio” potevano vincere anche grazie all’efficienza dei radiali Pirelli P7. Centodieci anni di pista, tra Alfa Romeo e Pirelli. Centodieci anni di strada, e ancora è molta quella da percorrere insieme per i due grandi marchi, protagonisti del motorsport e del Made in Italy.

Quante volte si sono incontrate le strade del “Quadrifoglio” e quelle della P Lunga in centodieci anni di storia dell’Alfa Romeo? Era il 7 marzo del 1924 quando l’ingegner Nicola Romeo, da alcuni anni proprietario dell’Anonima Lombarda Fabbrica Automobili, nata nel 1910, scriveva alla Spettabile Agenzia Italiana Gomme Pirelli: “siamo soddisfattissimi del comportamento dei Vostri nuovi pneumatici Superflex Cord sul nostro chassis R.M. 4 cilindri”. Si trattava della torpedo 2 litri con cui l’Alfa avrebbe affrontato le sue prime corse automobilistiche, “antenata” della leggendaria 8 cilindri P2 dei campioni Antonio Ascari e Giuseppe Campari. La conquista del Campionato Mondiale Grand Prix con Gastone Brilli-Peri nel 1925 fu il coronamento di un binomio Alfa Romeo-Pirelli destinato a fare epoca sui circuiti di tutta Europa, quando i trionfi del “Quadrifoglio” erano legati al nome del progettista Vittorio Jano. Il feeling con Pirelli continuò con Enzo Ferrari, che dal 1929 diede il proprio nome alle Alfa da corsa: erano i tempi delle vittorie nella Targa Florio e nella Mille Miglia, con piloti del calibro di Tazio Nuvolari.

La Seconda Guerra Mondiale non riuscì ad allentare il legame forte tra le due aziende: alla ripresa delle competizioni, nel 1950, la 158 Alfetta guidata da Nino Farina e gommata con pneumatici Pirelli Stella Bianca conquistava il primo Mondiale di Formula 1, e poi ancora nel 1951 con la 159 di Juan Manuel Fangio. Il connubio Alfa/Pirelli restava un mito dell’immaginario collettivo, tanto da diventare a tutti gli effetti il vero protagonista del film “Ultimo incontro”, girato sul Circuto di Monza con Juan Manuel Fangio e Amedeo Nazzari. L’abbandono delle competizioni in pista – pressochè contemporaneo – da parte dei due marchi non impedì che la passione comune per l’automobilismo trovasse altre storie e altre avventure. Come quella del rally, dove Pirelli iniziava a “dettar legge” alla fine degli anni Sessanta e dove l’Alfa entrava in competizione con la Giulia GTA. O ancora il Turismo, dove le vetture del “Quadrifoglio” potevano vincere anche grazie all’efficienza dei radiali Pirelli P7. Centodieci anni di pista, tra Alfa Romeo e Pirelli. Centodieci anni di strada, e ancora è molta quella da percorrere insieme per i due grandi marchi, protagonisti del motorsport e del Made in Italy.

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