Fangio: un pilota, un attore.
E un Cinturato “extraordinario”
Sulla scia del Festival Internazionale del Cinema di Cannes, le “storie dal mondo Pirelli” si sono spesso occupate delle tante volte in cui il cinema ha incontrato le attività del Gruppo. Dalle attrici in copertina del periodico “Vado e Torno” alla produzione di cartoni animati pubblicitari, agli articoli di critica cinematografica firmati da Morando Morandini per la rivista “Pirelli”.
Cinema e Pirelli, poi, non potevano non incontrarsi sul terreno dei film dedicati alle competizioni motoristiche. Di attori appassionati di automobilismo ce ne sono stati tanti e tanti ce ne saranno ancora: primo tra tutti Paul Newman, innamoratosi delle corse sul set di Indianapolis, pista infernale del 1969 e da allora sempre al volante nelle gare endurance, tra Daytona e Le Mans. E poi Steve McQueen, anche lui un habitué delle gare di durata, come più recentemente è stato per Patrick Dempsey e Adrien Brody. Per non dire poi di Jean-Louis Trintignant, rallista a bordo della Ford Mustang in Un uomo, una donna del 1966 ma lui stesso nipote dei piloti Louis e Maurice, quest’ultimo vincitore della 24 Ore di le Mans nel ’54 con la Ferrari 375 gommata Pirelli. Uno solo, però, è stato il pilota chiamato più e più volte a recitare se stesso davanti alla macchina da presa: l’argentino Juan Manuel Fangio. E’ il 1950: nelle foto di scena conservate presso l’Archivio Storico Pirelli, il film viene indicato con il titolo provvisorio Perdizione. In realtà uscirà l’anno successivo con il titolo Ultimo incontro. Siamo sulla pista di Monza, tra i protagonisti Amedeo Nazzari, Alida Valli e Jean-Pierre Aumont: una cupa storia di tradimenti e ricatti nel mondo dell’automobilismo sportivo in cui il pilota Fangio interpreta… il pilota Fangio.
Quell’anno l’argentino corre con la fortissima squadra Alfa Romeo assieme a miti della velocità come Nino Farina, che vincerà il titolo mondiale, Luigi Fagioli, Consalvo Sanesi e Piero Taruffi. Sulle loro tute, sotto il marchio Alfa Romeo è ricamato il logo della P lunga Pirelli che equipaggia le rosse del Quadrifoglio con i suoi pneumatici Stella Bianca. E’ già un pilota lanciato verso la leggenda, il Fangio di Perdizione/Ultimo incontro, ma l’aria seria e attenta che riesce a mostrare sul set è proprio da attore vero. Alla fine degli anni Cinquanta il pilota di Balcarce lascia le corse, forte dei cinque campionati del mondo vinti. Nel corso della sua carriera il suo nome ha incontrato più volte quello della Pirelli: avviene ancora una volta, nel 1965, e ancora una volta c’è di mezzo una macchina da presa. Uno spot pubblicitario per la rubrica televisiva Carosello prodotto dalla Gamma Film e oggetto di un reportage fotografico di Ugo Mulas: il pilota interpreta sempre se stesso, il mitico Juan Manuel Fangio che ora inanella giri su giri del circuito di Monza a bordo di un’Alfa Giulia GT. Quando scende, guarda la telecamera e ricorda: “un tempo correvo con lo Stelvio ma ora, questo Cinturato è veramente diverso dagli altri. Extraordinario!” E così, con il suo magnifico lessico italo-argentino, Fangio continua a raccontare una lunga storia di successi anche per il pubblico dello schermo televisivo.
Dal cinema alla tv e poi di nuovo al cinema: mancava solo il film sulla sua vita, naturalmente interpretato da lui stesso ancora vivo e attivo all’età di settant’anni. Fangio, una vita a 300 all’ora esce nel 1981 ed è il lungo racconto di una storia che per molti versi resterà irripetibile. Nelle immagini del film, il supercampione del volante torna alla guida delle Alfa, delle Maserati, delle Ferrari dei suoi anni d’oro, fino a risalire al pick-up Chevrolet con cui aveva mosso i suoi primi passi da pilota nella lontana Argentina. Come se tutto tornasse intatto. E forse è più che una coincidenza che il regista di Una vita a 300 all’ora sia quello stesso Hugh Hudson che solo qualche anno prima, nel 1966, aveva diretto per Pirelli il film “on the road” La lepre e la tartaruga, un inno al pneumatico Cinturato che Fangio definiva “Extraordinario”.
Sulla scia del Festival Internazionale del Cinema di Cannes, le “storie dal mondo Pirelli” si sono spesso occupate delle tante volte in cui il cinema ha incontrato le attività del Gruppo. Dalle attrici in copertina del periodico “Vado e Torno” alla produzione di cartoni animati pubblicitari, agli articoli di critica cinematografica firmati da Morando Morandini per la rivista “Pirelli”.
Cinema e Pirelli, poi, non potevano non incontrarsi sul terreno dei film dedicati alle competizioni motoristiche. Di attori appassionati di automobilismo ce ne sono stati tanti e tanti ce ne saranno ancora: primo tra tutti Paul Newman, innamoratosi delle corse sul set di Indianapolis, pista infernale del 1969 e da allora sempre al volante nelle gare endurance, tra Daytona e Le Mans. E poi Steve McQueen, anche lui un habitué delle gare di durata, come più recentemente è stato per Patrick Dempsey e Adrien Brody. Per non dire poi di Jean-Louis Trintignant, rallista a bordo della Ford Mustang in Un uomo, una donna del 1966 ma lui stesso nipote dei piloti Louis e Maurice, quest’ultimo vincitore della 24 Ore di le Mans nel ’54 con la Ferrari 375 gommata Pirelli. Uno solo, però, è stato il pilota chiamato più e più volte a recitare se stesso davanti alla macchina da presa: l’argentino Juan Manuel Fangio. E’ il 1950: nelle foto di scena conservate presso l’Archivio Storico Pirelli, il film viene indicato con il titolo provvisorio Perdizione. In realtà uscirà l’anno successivo con il titolo Ultimo incontro. Siamo sulla pista di Monza, tra i protagonisti Amedeo Nazzari, Alida Valli e Jean-Pierre Aumont: una cupa storia di tradimenti e ricatti nel mondo dell’automobilismo sportivo in cui il pilota Fangio interpreta… il pilota Fangio.
Quell’anno l’argentino corre con la fortissima squadra Alfa Romeo assieme a miti della velocità come Nino Farina, che vincerà il titolo mondiale, Luigi Fagioli, Consalvo Sanesi e Piero Taruffi. Sulle loro tute, sotto il marchio Alfa Romeo è ricamato il logo della P lunga Pirelli che equipaggia le rosse del Quadrifoglio con i suoi pneumatici Stella Bianca. E’ già un pilota lanciato verso la leggenda, il Fangio di Perdizione/Ultimo incontro, ma l’aria seria e attenta che riesce a mostrare sul set è proprio da attore vero. Alla fine degli anni Cinquanta il pilota di Balcarce lascia le corse, forte dei cinque campionati del mondo vinti. Nel corso della sua carriera il suo nome ha incontrato più volte quello della Pirelli: avviene ancora una volta, nel 1965, e ancora una volta c’è di mezzo una macchina da presa. Uno spot pubblicitario per la rubrica televisiva Carosello prodotto dalla Gamma Film e oggetto di un reportage fotografico di Ugo Mulas: il pilota interpreta sempre se stesso, il mitico Juan Manuel Fangio che ora inanella giri su giri del circuito di Monza a bordo di un’Alfa Giulia GT. Quando scende, guarda la telecamera e ricorda: “un tempo correvo con lo Stelvio ma ora, questo Cinturato è veramente diverso dagli altri. Extraordinario!” E così, con il suo magnifico lessico italo-argentino, Fangio continua a raccontare una lunga storia di successi anche per il pubblico dello schermo televisivo.
Dal cinema alla tv e poi di nuovo al cinema: mancava solo il film sulla sua vita, naturalmente interpretato da lui stesso ancora vivo e attivo all’età di settant’anni. Fangio, una vita a 300 all’ora esce nel 1981 ed è il lungo racconto di una storia che per molti versi resterà irripetibile. Nelle immagini del film, il supercampione del volante torna alla guida delle Alfa, delle Maserati, delle Ferrari dei suoi anni d’oro, fino a risalire al pick-up Chevrolet con cui aveva mosso i suoi primi passi da pilota nella lontana Argentina. Come se tutto tornasse intatto. E forse è più che una coincidenza che il regista di Una vita a 300 all’ora sia quello stesso Hugh Hudson che solo qualche anno prima, nel 1966, aveva diretto per Pirelli il film “on the road” La lepre e la tartaruga, un inno al pneumatico Cinturato che Fangio definiva “Extraordinario”.