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Vittorio Jano, storia di un
“progettista da record”

Il 22 aprile 1891 nasceva Vittorio Jano, all’anagrafe Victor János, uno dei principali  protagonisti della storia dell’automobile. Originario di San Giorgio Canavese, in provincia di Torino, e diplomato all’Istituto Professionale Operaio, Jano entrò alla Fiat nel 1911 come disegnatore meccanico di auto da competizione: sotto la guida di Giulio Cesare Cappa. Erano i tempi della Fiat 804 e dei successi di Felice Nazzaro. Rimase in FIAT fino al 1923 quando, grazie alla mediazione di Enzo Ferrari, passò all’Alfa Romeo:  fu così che, dall’incontro tra le genialità di Jano e di Ferrari, a cui si aggiunse quella del novarese Luigi Bazzi, nacque nel 1924 l’Alfa Romeo P2, icona delle corse auto degli anni Venti. Era gommata con pneumatici Pirelli Superflex Cord, lodati dall’ingegner Nicola Romeo in persona: un’ulteriore garanzia di performance e sicurezza. Così, Antonio Ascari vinceva con la P2 il Grand Prix d’Italia a Monza nell’ottobre del 1924, davanti alle altre Alfa P2 pilotate da Louis Wagner, Giuseppe Campari e Ferdinando Minoia. L’anno successivo Gastone Brilli Peri portò l’Alfa P2 alla vittoria a Monza, nel primo Campionato del mondo per vetture Gran Prix: un trionfo per l’Alfa Romeo e per Vittorio Jano.
In quello stesso 1925, dallo stabilimento del Portello uscì l’Alfa 6C: “vettura leggera ed economica con prestazioni brillanti”, fu la richiesta fatta a Jano. Ed eccola: leggera, resistente, moderna. Alla 6C, ribattezzata NR per un tributo a Nicola Romeo, fece seguito per oltre vent’anni un’intera generazione di Alfa “6 Cilindri”, arrivando alle soglie del 1950.
Vittorio Jano passò in seguito in casa Lancia, dove contribuì alla progettazione delle stupefacente Aurelia nata nel 1950: un altro colpo di genio.  È l’eredità di una figura che, dietro le quinte, ha saputo contribuire al successo del Made in Italy e ai memorabili record dei campioni delle quattro ruote.

Il 22 aprile 1891 nasceva Vittorio Jano, all’anagrafe Victor János, uno dei principali  protagonisti della storia dell’automobile. Originario di San Giorgio Canavese, in provincia di Torino, e diplomato all’Istituto Professionale Operaio, Jano entrò alla Fiat nel 1911 come disegnatore meccanico di auto da competizione: sotto la guida di Giulio Cesare Cappa. Erano i tempi della Fiat 804 e dei successi di Felice Nazzaro. Rimase in FIAT fino al 1923 quando, grazie alla mediazione di Enzo Ferrari, passò all’Alfa Romeo:  fu così che, dall’incontro tra le genialità di Jano e di Ferrari, a cui si aggiunse quella del novarese Luigi Bazzi, nacque nel 1924 l’Alfa Romeo P2, icona delle corse auto degli anni Venti. Era gommata con pneumatici Pirelli Superflex Cord, lodati dall’ingegner Nicola Romeo in persona: un’ulteriore garanzia di performance e sicurezza. Così, Antonio Ascari vinceva con la P2 il Grand Prix d’Italia a Monza nell’ottobre del 1924, davanti alle altre Alfa P2 pilotate da Louis Wagner, Giuseppe Campari e Ferdinando Minoia. L’anno successivo Gastone Brilli Peri portò l’Alfa P2 alla vittoria a Monza, nel primo Campionato del mondo per vetture Gran Prix: un trionfo per l’Alfa Romeo e per Vittorio Jano.
In quello stesso 1925, dallo stabilimento del Portello uscì l’Alfa 6C: “vettura leggera ed economica con prestazioni brillanti”, fu la richiesta fatta a Jano. Ed eccola: leggera, resistente, moderna. Alla 6C, ribattezzata NR per un tributo a Nicola Romeo, fece seguito per oltre vent’anni un’intera generazione di Alfa “6 Cilindri”, arrivando alle soglie del 1950.
Vittorio Jano passò in seguito in casa Lancia, dove contribuì alla progettazione delle stupefacente Aurelia nata nel 1950: un altro colpo di genio.  È l’eredità di una figura che, dietro le quinte, ha saputo contribuire al successo del Made in Italy e ai memorabili record dei campioni delle quattro ruote.

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