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Anni Settanta, tecnologia e innovazione

Nel 1975 Pirelli annuncia la nascita del radiale di seconda generazione: lo chiama semplicemente P3, frutto di una tecnologia integrata che unisce le tre caratteristiche fondamentali da offrire all’automobilista: durata, sicurezza e comfort. Sviluppato a partire da una piattaforma di soluzioni innovative definita “struttura unificata” – la stessa dello sportivo P7 – P3 è il pneumatico dedicato alle auto di piccola e media cilindrata, buona parte del parco circolante nell’Italia degli anni Settanta. E’ un salto qualitativo che interessa non solo il prodotto in sè, ma anche il processo produttivo: il macchinario per la costruzione del P3 è stato interamente progettato con l’obiettivo di ottenere un pneumatico ad alto standard di uniformità, consentendo allo stesso tempo di controllarne la qualità durante tutto il processo di lavorazione. Gli strumenti che confezionano il pneumatico sono pilotati elettronicamente da macchine “che ricevono gli impulsi di comando a intervalli rigorosamente prestabiliti da una apparecchiatura che ‘legge’ il ciclo di lavoro su nastro perforato”. È un nuovo mondo che si apre, guardando già all’informatica. Se Pirelli è sinonimo di tecnologia, allora P3 è parte integrante di questo know-how: il messaggio pubblicitario considera la nuova generazione di radiali come una deduzione logica da un unico patrimonio di sapere tecnologico, quello che permette al Gruppo di raggiungere posizioni di eccellenza.

Un patrimonio unico di energia e intelligenza” è quello che permette a Pirelli di creare il P3, ma anche di esportare macchinari per produrre pneumatici in Unione Sovietica e Iraq, di realizzare tubi in gomma per un oleodotto nel Mediterraneo, di stendere cavi sottomarini nell’Atlantico, di progettare una diga anti-marea per salvare Venezia: sono questi i soggetti della campagna pubblicitaria P3 nel suo primo anni di vita, il 1975. Lo stesso concetto di un unico patrimonio tecnologico di cui Pirelli P3 è una delle molteplici facce viene ripreso l’anno successivo, il 1976, con lo slogan “Pirelli é tecnologia, P3 è Pirelli”: una rivisitazione degli stessi soggetti della campagna 1975, tra Venezia, Stati Uniti, Urss e Medio Oriente, ma con un diverso sguardo. Oltre allo spot tv, uscito in parallelo alla campagna stampa, alla creazione dell’immagine commerciale del Pirelli P3 concorre anche una linea di merchandising giocata sulla valenza del numero tre. Un esempio di comunicazione integrata, tra pubblicità a stampa, spot televisivi e oggettistica logata per raccontare un prodotto ad alta tecnologia con linguaggi innovativi.

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Nel 1975 Pirelli annuncia la nascita del radiale di seconda generazione: lo chiama semplicemente P3, frutto di una tecnologia integrata che unisce le tre caratteristiche fondamentali da offrire all’automobilista: durata, sicurezza e comfort. Sviluppato a partire da una piattaforma di soluzioni innovative definita “struttura unificata” – la stessa dello sportivo P7 – P3 è il pneumatico dedicato alle auto di piccola e media cilindrata, buona parte del parco circolante nell’Italia degli anni Settanta. E’ un salto qualitativo che interessa non solo il prodotto in sè, ma anche il processo produttivo: il macchinario per la costruzione del P3 è stato interamente progettato con l’obiettivo di ottenere un pneumatico ad alto standard di uniformità, consentendo allo stesso tempo di controllarne la qualità durante tutto il processo di lavorazione. Gli strumenti che confezionano il pneumatico sono pilotati elettronicamente da macchine “che ricevono gli impulsi di comando a intervalli rigorosamente prestabiliti da una apparecchiatura che ‘legge’ il ciclo di lavoro su nastro perforato”. È un nuovo mondo che si apre, guardando già all’informatica. Se Pirelli è sinonimo di tecnologia, allora P3 è parte integrante di questo know-how: il messaggio pubblicitario considera la nuova generazione di radiali come una deduzione logica da un unico patrimonio di sapere tecnologico, quello che permette al Gruppo di raggiungere posizioni di eccellenza.

Un patrimonio unico di energia e intelligenza” è quello che permette a Pirelli di creare il P3, ma anche di esportare macchinari per produrre pneumatici in Unione Sovietica e Iraq, di realizzare tubi in gomma per un oleodotto nel Mediterraneo, di stendere cavi sottomarini nell’Atlantico, di progettare una diga anti-marea per salvare Venezia: sono questi i soggetti della campagna pubblicitaria P3 nel suo primo anni di vita, il 1975. Lo stesso concetto di un unico patrimonio tecnologico di cui Pirelli P3 è una delle molteplici facce viene ripreso l’anno successivo, il 1976, con lo slogan “Pirelli é tecnologia, P3 è Pirelli”: una rivisitazione degli stessi soggetti della campagna 1975, tra Venezia, Stati Uniti, Urss e Medio Oriente, ma con un diverso sguardo. Oltre allo spot tv, uscito in parallelo alla campagna stampa, alla creazione dell’immagine commerciale del Pirelli P3 concorre anche una linea di merchandising giocata sulla valenza del numero tre. Un esempio di comunicazione integrata, tra pubblicità a stampa, spot televisivi e oggettistica logata per raccontare un prodotto ad alta tecnologia con linguaggi innovativi.

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