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Architetture industriali “leggere”: la Bicocca di ieri e di oggi

“Un ambiente comodo, piacevole, accogliente, bello”. E la possibilità di ospitare 800 commensali alla volta e di servire fino a seimila pasti al giorno. Questi i requisiti richiesti nel 1955 all’architetto Giulio Minoletti e all’ingegner Cesare Chiodi per la nuova mensa impiegati dello stabilimento Pirelli di Milano Bicocca, come racconta l’articolo della Rivista Pirelli dal titolo “Una mensa di fabbrica”. I progettisti centrano in pieno l’obiettivo e nel 1957 realizzano un ambiente nel quale estetica, funzionalità e comfort si fondono perfettamente. L’edificio è una “scatola” trasparente, con l’interno diviso in due campate, una più bassa riservata alle cucine e al banco di distribuzione – con il sistema di self service introdotto per la prima volta in Italia – e una più alta e larga destinata alla grande sala da pranzo, inondata di luce da una parete vetrata che occupa l’intera facciata: “tra il soffitto e le centinaia di persone che sul pavimento di gomma si muovono fra i tavoli rossi e le sedie gialle non ci sono che aria e luce, quasi non c’è rumore”, si legge ancora nell’articolo firmato da Giuseppe Trevisani.

Negli stessi anni entra in funzione nel quartiere la torre di oltre quaranta metri che, raffreddando l’acqua, rifornisce di vapore la centrale termoelettrica realizzata nel dopoguerra per rendere autonoma la fabbrica Pirelli dal punto di vista energetico. Oltre trent’anni dopo la torre che dal 1950 svetta nel cielo della Bicocca viene completamente ripensata dall’architetto Vittorio Gregotti, vincitore del concorso per la riqualificazione dell’area. La torre diventa così il centro dell’edificio dell’Headquarters del Gruppo, che la racchiude come un elemento prezioso all’interno di una teca. Un cubo di 50 x 50 metri articolato su 10 piani ingloba la torre, con tre lati destinati agli uffici e un quarto lato, come nel caso della mensa di Minoletti e Chiodi, chiuso da un’enorme vetrata, che apre l’edificio verso la Bicocca e la città e dalla quale la torre può essere ammirata anche dall’esterno. La facciata costituisce l’elemento più prestigioso e complesso dell’edificio, un unicum in Italia: una vetrata sospesa di 1.700 metri quadrati, agganciata in alto a una trave in acciaio. Anche i lati Nord e Sud, che ospitano la maggior parte degli uffici, sono interamente vetrati verso la corte interna e la torre, lasciata libera all’interno della “teca” e raggiungibile tramite alcuni passaggi aerei.

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“Un ambiente comodo, piacevole, accogliente, bello”. E la possibilità di ospitare 800 commensali alla volta e di servire fino a seimila pasti al giorno. Questi i requisiti richiesti nel 1955 all’architetto Giulio Minoletti e all’ingegner Cesare Chiodi per la nuova mensa impiegati dello stabilimento Pirelli di Milano Bicocca, come racconta l’articolo della Rivista Pirelli dal titolo “Una mensa di fabbrica”. I progettisti centrano in pieno l’obiettivo e nel 1957 realizzano un ambiente nel quale estetica, funzionalità e comfort si fondono perfettamente. L’edificio è una “scatola” trasparente, con l’interno diviso in due campate, una più bassa riservata alle cucine e al banco di distribuzione – con il sistema di self service introdotto per la prima volta in Italia – e una più alta e larga destinata alla grande sala da pranzo, inondata di luce da una parete vetrata che occupa l’intera facciata: “tra il soffitto e le centinaia di persone che sul pavimento di gomma si muovono fra i tavoli rossi e le sedie gialle non ci sono che aria e luce, quasi non c’è rumore”, si legge ancora nell’articolo firmato da Giuseppe Trevisani.

Negli stessi anni entra in funzione nel quartiere la torre di oltre quaranta metri che, raffreddando l’acqua, rifornisce di vapore la centrale termoelettrica realizzata nel dopoguerra per rendere autonoma la fabbrica Pirelli dal punto di vista energetico. Oltre trent’anni dopo la torre che dal 1950 svetta nel cielo della Bicocca viene completamente ripensata dall’architetto Vittorio Gregotti, vincitore del concorso per la riqualificazione dell’area. La torre diventa così il centro dell’edificio dell’Headquarters del Gruppo, che la racchiude come un elemento prezioso all’interno di una teca. Un cubo di 50 x 50 metri articolato su 10 piani ingloba la torre, con tre lati destinati agli uffici e un quarto lato, come nel caso della mensa di Minoletti e Chiodi, chiuso da un’enorme vetrata, che apre l’edificio verso la Bicocca e la città e dalla quale la torre può essere ammirata anche dall’esterno. La facciata costituisce l’elemento più prestigioso e complesso dell’edificio, un unicum in Italia: una vetrata sospesa di 1.700 metri quadrati, agganciata in alto a una trave in acciaio. Anche i lati Nord e Sud, che ospitano la maggior parte degli uffici, sono interamente vetrati verso la corte interna e la torre, lasciata libera all’interno della “teca” e raggiungibile tramite alcuni passaggi aerei.

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