Giuseppe Campari,
da meccanico a campione delle corse
L’8 giugno del 1892 nasceva a Graffignana, oggi in provincia di Lodi, il pilota automobilistico Giuseppe Campari. Appassionato di Alfa Romeo da corsa, iniziò la sua carriera come meccanico proprio per l’Alfa, dimostrando subito grandi doti come collaudatore; nel 1911 fu chiamato infatti come “meccanico di bordo”, ruolo che gli fu assegnato anche alla Targa Florio di quell’anno. Nel 1923 diventò infine pilota della squadra corse Alfa: era il tempo della meravigliosa P2 che, equipaggiata con pneumatici Pirelli Superflex Cord, avrebbe conquistato tutto nel biennio 1924-1925. Insieme a Campari, il trio dei piloti italiani del Quadrifoglio comprendeva Antonio Ascari ed Enzo Ferrari: aggiungendo il francese Luis Wagner, per le vetture del Portello era in quegli anni un successo assicurato su tutti i circuiti, su tutte le strade. Campari, con l’Alfa P2 numero 10, vinse il Grand Prix di Francia del 1924 davanti ai francesi della Delage: la sua dedizione al lavoro era stata premiata e nel 1928 e 1929 si impose alla Mille Miglia, mentre tra il 1928 e 1931 vinse il titolo di Campione Italiano e conquistò per tre volte la Coppa Acerbo.
Corse in seguito ancora due Mille Miglia, tre Coppe Acerbo e ottenne ottimi risultati nei grand prix di Francia e di Monza. Pochi anni dopo, nel 1933, proprio Monza gli è fatale: durante la gara di complemento al Gran Premio d’Italia corso la mattina stessa di quel 10 settembre, una macchia d’olio all’ingresso della sopraelevata lo fece uscire di strada. Al giro successivo, la stessa drammatica sorte colpì Mario Umberto Borzacchini, con la Maserati, e poi la Bugatti di Stanislas Czaykowski. Una gara diventata tristemente leggendaria, che ha però consegnato alla storia del primo Novecento tre grandi piloti.
L’8 giugno del 1892 nasceva a Graffignana, oggi in provincia di Lodi, il pilota automobilistico Giuseppe Campari. Appassionato di Alfa Romeo da corsa, iniziò la sua carriera come meccanico proprio per l’Alfa, dimostrando subito grandi doti come collaudatore; nel 1911 fu chiamato infatti come “meccanico di bordo”, ruolo che gli fu assegnato anche alla Targa Florio di quell’anno. Nel 1923 diventò infine pilota della squadra corse Alfa: era il tempo della meravigliosa P2 che, equipaggiata con pneumatici Pirelli Superflex Cord, avrebbe conquistato tutto nel biennio 1924-1925. Insieme a Campari, il trio dei piloti italiani del Quadrifoglio comprendeva Antonio Ascari ed Enzo Ferrari: aggiungendo il francese Luis Wagner, per le vetture del Portello era in quegli anni un successo assicurato su tutti i circuiti, su tutte le strade. Campari, con l’Alfa P2 numero 10, vinse il Grand Prix di Francia del 1924 davanti ai francesi della Delage: la sua dedizione al lavoro era stata premiata e nel 1928 e 1929 si impose alla Mille Miglia, mentre tra il 1928 e 1931 vinse il titolo di Campione Italiano e conquistò per tre volte la Coppa Acerbo.
Corse in seguito ancora due Mille Miglia, tre Coppe Acerbo e ottenne ottimi risultati nei grand prix di Francia e di Monza. Pochi anni dopo, nel 1933, proprio Monza gli è fatale: durante la gara di complemento al Gran Premio d’Italia corso la mattina stessa di quel 10 settembre, una macchia d’olio all’ingresso della sopraelevata lo fece uscire di strada. Al giro successivo, la stessa drammatica sorte colpì Mario Umberto Borzacchini, con la Maserati, e poi la Bugatti di Stanislas Czaykowski. Una gara diventata tristemente leggendaria, che ha però consegnato alla storia del primo Novecento tre grandi piloti.