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I Natali degli anni passati
Un Natale d’autore sulla Rivista Pirelli

La Fondazione Pirelli si è addobbata per le feste anche per raccontare il Natale attraverso le firme di grandi nomi della letteratura e della grafica che hanno contribuito alla storica Rivista Pirelli.

Il designer Bruno Munari descrive così sulla Rivista il giocattolo che tutti i bambini aspettano sotto l’albero nel Natale del 1949, un piccolo felino in gommapiuma armata con “i baffi di nailon”: “Grande poco più di un palmo, misura simile alla statura dei gattini da poco nati, Meo è un gatto nero con occhi gialli ed ha altri fratelli: uno bianco, uno giallo, uno grigio, uno marrone e uno… verde. Tutti si chiamano Meo Romeo (Meo di nome e Romeo di cognome) e il Meo verde è nato al tempo delle zucchine.” Ed è ancora Munari a chiamare a raccolta i giochi del catalogo Pigomma 1954, come i due clown Tino e Toni, la giraffa Pasqualina ideata dai fratelli Pagot, il cane “Pluto” della Disney, la bambola Patrizia, per mettere in funzione una «Macchina natalizia e silenziosissima per far cadere a “pioggia” la neve sull’albero di Natale».

L’articolo firmato da Albe Steiner nel 1955 è un viaggio tra le vetrine natalizie dei più lussuosi negozi del mondo: da Macy’s a New York ai grandi magazzini di Parigi, da Illum a Copenaghen alle vetrine della Rinascente in centro Milano, allestite dallo stesso autore con gigantografie di Babbo Natale e decorazioni ispirate allo stile nordico.

Nel 1957 il pittore Fulvio Bianconi entra nello stabilimento Pirelli dell’Azienda Roma per illustrare con dovizia di particolari tutte le fasi di produzione dei giocattoli silenziosi Rempel: dalla fabbrica “escono ogni giorno migliaia di palle, di bambolotti e di animali di gomma, destinati ad una agitata esistenza nel mondo dei piccoli”.

La copertina della Rivista del dicembre 1960 è affidata ad Andrè François, che immagina un Babbo Natale meccanico: “Ne esce un disegno un po’ scombinato, ma il casaccone c’è e anche il berretto rosso e l’espressione bonaria. E tuttavia, a uno sguardo più attento, d’un tratto il gioco si scopre e il babbino Natale si rivela per quello che è in realtà: un congegno di manometri, cavi elettrici e tracce di battistrada legato al titolo della rivista cui il disegno era destinato.”

E poi ancora, le festività secondo Umberto Eco: nell’articolo satirico “Protocollo 00/03 Incartamento luminarie”, pubblicato nel 1962, l’autore sceneggia un carteggio tra i diavoli delle Malebolge, incaricati di boicottare il Natale “…le celebrazioni  natalizie, grazie a una certa atmosfera di festevolezza e benevolenza generale che si viene creando in quel periodo, promuovono relazioni di cordialità, sospendono per qualche giorno i contrasti internazionali, portano gli uomini ad assurdi gesti di buon vicinato quali il regalo di oggetti, il doppio salario ai dipendenti, i civili conversari. Proprio per evitare questi pericoli domandavo al tuo predecessore e domando ora a te di preparare un piano modello per la zona di Milano che abbiamo scelto quale campione”.

Nel 1963 Eco dedica invece una lettera natalizia al figlio Stefano: “Cosa avverrà di una infanzia a cui il Natale industriale porta bambole americane che parlano e cantano e muovono da sole; automi giapponesi che saltano e ballano senza che la pila si consumi mai; automobili radiocomandate, di cui si ignorerà per sempre il meccanismo…”

Sulle pagine della Rivista Pirelli anche le festività natalizie sono spunto per riflessioni d’autore sulla società moderna, e fonte di ispirazione per i protagonisti della storia dell’arte e del design.

La Fondazione Pirelli si è addobbata per le feste anche per raccontare il Natale attraverso le firme di grandi nomi della letteratura e della grafica che hanno contribuito alla storica Rivista Pirelli.

Il designer Bruno Munari descrive così sulla Rivista il giocattolo che tutti i bambini aspettano sotto l’albero nel Natale del 1949, un piccolo felino in gommapiuma armata con “i baffi di nailon”: “Grande poco più di un palmo, misura simile alla statura dei gattini da poco nati, Meo è un gatto nero con occhi gialli ed ha altri fratelli: uno bianco, uno giallo, uno grigio, uno marrone e uno… verde. Tutti si chiamano Meo Romeo (Meo di nome e Romeo di cognome) e il Meo verde è nato al tempo delle zucchine.” Ed è ancora Munari a chiamare a raccolta i giochi del catalogo Pigomma 1954, come i due clown Tino e Toni, la giraffa Pasqualina ideata dai fratelli Pagot, il cane “Pluto” della Disney, la bambola Patrizia, per mettere in funzione una «Macchina natalizia e silenziosissima per far cadere a “pioggia” la neve sull’albero di Natale».

L’articolo firmato da Albe Steiner nel 1955 è un viaggio tra le vetrine natalizie dei più lussuosi negozi del mondo: da Macy’s a New York ai grandi magazzini di Parigi, da Illum a Copenaghen alle vetrine della Rinascente in centro Milano, allestite dallo stesso autore con gigantografie di Babbo Natale e decorazioni ispirate allo stile nordico.

Nel 1957 il pittore Fulvio Bianconi entra nello stabilimento Pirelli dell’Azienda Roma per illustrare con dovizia di particolari tutte le fasi di produzione dei giocattoli silenziosi Rempel: dalla fabbrica “escono ogni giorno migliaia di palle, di bambolotti e di animali di gomma, destinati ad una agitata esistenza nel mondo dei piccoli”.

La copertina della Rivista del dicembre 1960 è affidata ad Andrè François, che immagina un Babbo Natale meccanico: “Ne esce un disegno un po’ scombinato, ma il casaccone c’è e anche il berretto rosso e l’espressione bonaria. E tuttavia, a uno sguardo più attento, d’un tratto il gioco si scopre e il babbino Natale si rivela per quello che è in realtà: un congegno di manometri, cavi elettrici e tracce di battistrada legato al titolo della rivista cui il disegno era destinato.”

E poi ancora, le festività secondo Umberto Eco: nell’articolo satirico “Protocollo 00/03 Incartamento luminarie”, pubblicato nel 1962, l’autore sceneggia un carteggio tra i diavoli delle Malebolge, incaricati di boicottare il Natale “…le celebrazioni  natalizie, grazie a una certa atmosfera di festevolezza e benevolenza generale che si viene creando in quel periodo, promuovono relazioni di cordialità, sospendono per qualche giorno i contrasti internazionali, portano gli uomini ad assurdi gesti di buon vicinato quali il regalo di oggetti, il doppio salario ai dipendenti, i civili conversari. Proprio per evitare questi pericoli domandavo al tuo predecessore e domando ora a te di preparare un piano modello per la zona di Milano che abbiamo scelto quale campione”.

Nel 1963 Eco dedica invece una lettera natalizia al figlio Stefano: “Cosa avverrà di una infanzia a cui il Natale industriale porta bambole americane che parlano e cantano e muovono da sole; automi giapponesi che saltano e ballano senza che la pila si consumi mai; automobili radiocomandate, di cui si ignorerà per sempre il meccanismo…”

Sulle pagine della Rivista Pirelli anche le festività natalizie sono spunto per riflessioni d’autore sulla società moderna, e fonte di ispirazione per i protagonisti della storia dell’arte e del design.

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