Il turismo sotto inchiesta
L’Italia che negli anni Cinquanta esce dalla paralisi bellica scopre di avere a disposizione una potenziale ricchezza smisurata: il turismo. O meglio, “riscopre” il turismo dopo i fasti del Grand Tour d’Italie, nato nel XVII secolo: si trattava allora di un turismo d’élite, destinato a letterati e nobili avventurieri. Nell’era del boom economico non si parla più di “villeggiatura” ma di “vacanze”, o meglio, “ferie”: uno svago alla portata della nuova classe media che si muove su strade e spiagge della Penisola, che è dotata di veloci automobili per spostarsi e comincia ad avere maggiori disponibilità economiche per i propri svaghi. Insomma, il turismo è una “vena d’oro”, secondo lo scrittore Ignazio Scurto che già nel 1950 si chiede sulla Rivista Pirelli se il Paese sarà in grado di sfruttarne la ricchezza perchè, nota l’autore, manca un vero e proprio “sistema-turismo”, un’organizzazione programmatica e una visione d’insieme del fenomeno. Non c’è un’offerta alberghiera adeguata al gitante medio in un’Italia che offre grandi alberghi d’antan o scomode locande economiche, e manca soprattutto un’etica che regoli i prezzi. Problemi strutturali che, secondo l’economista Franco Bellorini – che per il magazine scrive nel 1955 – non consentono di mettere “il sole in vendita”. Bellorini parla di “coscienza turistica” quando fa appello al sistema alberghiero perchè dia una risposta alla forte domanda di Italia proveniente dall’estero. Diversamente avremo sempre un “turista malcontento”, come nel divertente articolo di Enrico Altavilla del 1956. Poco più di dieci anni dopo, nel 1968, il giovane studioso Fausto Malcovati dà un’interpretazione del turismo del tutto nuova. Via dalla pazza folla, via dal conformismo piccolo borghese, via dalle spiagge sovraffollate: è bello passare l’estate in un “guscio”, un bungalow affondato nella natura selvaggia delle Tremiti o della Maddalena. E come massimo piacere, un’escursione a cavallo sulla spiaggia. È tornato il silenzio, è tornata la meditazione del Grand Tour di Goethe? Forse, ma nel frattempo molti cambiamenti sono avvenuti nella società e nell’idea di viaggio e di vacanza.
L’Italia che negli anni Cinquanta esce dalla paralisi bellica scopre di avere a disposizione una potenziale ricchezza smisurata: il turismo. O meglio, “riscopre” il turismo dopo i fasti del Grand Tour d’Italie, nato nel XVII secolo: si trattava allora di un turismo d’élite, destinato a letterati e nobili avventurieri. Nell’era del boom economico non si parla più di “villeggiatura” ma di “vacanze”, o meglio, “ferie”: uno svago alla portata della nuova classe media che si muove su strade e spiagge della Penisola, che è dotata di veloci automobili per spostarsi e comincia ad avere maggiori disponibilità economiche per i propri svaghi. Insomma, il turismo è una “vena d’oro”, secondo lo scrittore Ignazio Scurto che già nel 1950 si chiede sulla Rivista Pirelli se il Paese sarà in grado di sfruttarne la ricchezza perchè, nota l’autore, manca un vero e proprio “sistema-turismo”, un’organizzazione programmatica e una visione d’insieme del fenomeno. Non c’è un’offerta alberghiera adeguata al gitante medio in un’Italia che offre grandi alberghi d’antan o scomode locande economiche, e manca soprattutto un’etica che regoli i prezzi. Problemi strutturali che, secondo l’economista Franco Bellorini – che per il magazine scrive nel 1955 – non consentono di mettere “il sole in vendita”. Bellorini parla di “coscienza turistica” quando fa appello al sistema alberghiero perchè dia una risposta alla forte domanda di Italia proveniente dall’estero. Diversamente avremo sempre un “turista malcontento”, come nel divertente articolo di Enrico Altavilla del 1956. Poco più di dieci anni dopo, nel 1968, il giovane studioso Fausto Malcovati dà un’interpretazione del turismo del tutto nuova. Via dalla pazza folla, via dal conformismo piccolo borghese, via dalle spiagge sovraffollate: è bello passare l’estate in un “guscio”, un bungalow affondato nella natura selvaggia delle Tremiti o della Maddalena. E come massimo piacere, un’escursione a cavallo sulla spiaggia. È tornato il silenzio, è tornata la meditazione del Grand Tour di Goethe? Forse, ma nel frattempo molti cambiamenti sono avvenuti nella società e nell’idea di viaggio e di vacanza.