La Variante Ascari
Sono tanti i piloti che, nel corso della loro carriera, si sono misurati con le curve del circuito di Monza. Il Gran Premio d’Italia di Formula 1 del 1950 è la gara dei campioni: diverse scuderie, stessi pneumatici, tutti Pirelli. Juan Manuel Fangio e Nino Farina con l’Alfa Romeo, che si laurea Campione del Mondo, Felice Bonetto e Louis Chiron su Maserati. E poi c’è Alberto Ascari, giovane pilota della Ferrari, che torna a mettersi in luce sulla pista che l’ha visto vincere già l’anno prima: anche lui è un “pilota Pirelli”. Ascari torna a trionfare a Monza nel 1951: il titolo iridato è sempre più vicino e nella stagione 1952, dopo sei successi consecutivi, Monza è la passerella ideale per laurearsi Campione del Mondo, davanti al compagno di squadra Nino Farina. Con lui, per il terzo anno consecutivo, è titolo mondiale anche per i pneumatici Pirelli Stella Bianca.
I furgoni gialli del servizio corse Pirelli diventano il simbolo di “una squadra di specialisti, ingegneri e operai, che assiste e consiglia in tutte le gare, su tutte le strade i maestri della velocità”. Sempre a Monza, il 13 settembre 1953, Ascari parte in pole position nel Gran Premio d’Italia con la Ferrari 735, ma deve ritirarsi per un incidente, lasciando la vittoria alla Maserati di Fangio. Ormai però i giochi sono fatti: le cinque vittorie della stagione hanno assicurato a lui e alla Ferrari il secondo titolo Mondiale consecutivo. Per i pneumatici Pirelli – gli Stella Bianca sono diventati, dopo alcune modifiche, Stelvio – i Mondiali di Formula 1 sono già quattro di fila. Il 26 maggio del 1955 Alberto Ascari è ancora a Monza, ad assistere a una sessione di prove Ferrari con Eugenio Castellotti. Alla fine dei test, chiede all’amico di fargli provare la monoposto.
L’incidente avviene al terzo giro di pista, su una curva del Vialone che da allora, in sua memoria, si chiamerà “Variante Ascari”. La Rivista Pirelli lo ricorda così: “C’era molta simpatia in tutti per lui, alla Pirelli. E più che simpatia, affetto; affetto che che andava ben oltre la gratitudine per aver avuto in lui l’uomo che per due volte nella conquista del campionato del mondo aveva associato il proprio nome e a quello della Ferrari il nome della Casa che gommava le sue vetture…”.
Sono tanti i piloti che, nel corso della loro carriera, si sono misurati con le curve del circuito di Monza. Il Gran Premio d’Italia di Formula 1 del 1950 è la gara dei campioni: diverse scuderie, stessi pneumatici, tutti Pirelli. Juan Manuel Fangio e Nino Farina con l’Alfa Romeo, che si laurea Campione del Mondo, Felice Bonetto e Louis Chiron su Maserati. E poi c’è Alberto Ascari, giovane pilota della Ferrari, che torna a mettersi in luce sulla pista che l’ha visto vincere già l’anno prima: anche lui è un “pilota Pirelli”. Ascari torna a trionfare a Monza nel 1951: il titolo iridato è sempre più vicino e nella stagione 1952, dopo sei successi consecutivi, Monza è la passerella ideale per laurearsi Campione del Mondo, davanti al compagno di squadra Nino Farina. Con lui, per il terzo anno consecutivo, è titolo mondiale anche per i pneumatici Pirelli Stella Bianca.
I furgoni gialli del servizio corse Pirelli diventano il simbolo di “una squadra di specialisti, ingegneri e operai, che assiste e consiglia in tutte le gare, su tutte le strade i maestri della velocità”. Sempre a Monza, il 13 settembre 1953, Ascari parte in pole position nel Gran Premio d’Italia con la Ferrari 735, ma deve ritirarsi per un incidente, lasciando la vittoria alla Maserati di Fangio. Ormai però i giochi sono fatti: le cinque vittorie della stagione hanno assicurato a lui e alla Ferrari il secondo titolo Mondiale consecutivo. Per i pneumatici Pirelli – gli Stella Bianca sono diventati, dopo alcune modifiche, Stelvio – i Mondiali di Formula 1 sono già quattro di fila. Il 26 maggio del 1955 Alberto Ascari è ancora a Monza, ad assistere a una sessione di prove Ferrari con Eugenio Castellotti. Alla fine dei test, chiede all’amico di fargli provare la monoposto.
L’incidente avviene al terzo giro di pista, su una curva del Vialone che da allora, in sua memoria, si chiamerà “Variante Ascari”. La Rivista Pirelli lo ricorda così: “C’era molta simpatia in tutti per lui, alla Pirelli. E più che simpatia, affetto; affetto che che andava ben oltre la gratitudine per aver avuto in lui l’uomo che per due volte nella conquista del campionato del mondo aveva associato il proprio nome e a quello della Ferrari il nome della Casa che gommava le sue vetture…”.