Nascita di un simbolo: il Grattacielo Pirelli
Al termine della seconda guerra mondiale, scartata l’ipotesi della ricostruzione di un sito produttivo, Alberto e Piero Pirelli decisero di realizzare una sede direzionale e amministrativa, lasciando la produzione operativa nello stabilimento di Bicocca. Nel 1953 gli studi Valtolina-Dell’Orto e Ponti-Fornaroli-Rosselli furono incaricati della progettazione esecutiva, della direzione dei lavori e del collaudo. Il progetto definitivo maturò a fine 1954: una torre in cemento armato di 127 metri e 31 piani, con una pianta larga al centro che si stringe gradatamente ai lati fin quasi a chiudersi nelle punte.
A fianco dell’architetto Gio Ponti, con l’intervento degli ingegneri Pier Luigi Nervi e Arturo Danusso chiamati da Pirelli alla progettazione della struttura in cemento armato, nel 1956 il progetto fu reso definitivo e, al termine della demolizione della “Brusada”, effettuata tra giugno e dicembre del 1955, il 12 luglio 1956 venne posata ufficialmente la prima pietra. L’edificio, completato nel 1960, fu celebrato dalla stampa internazionale come un’opera tecnicamente ed esteticamente eccezionale: la costruzione in cemento armato più alta d’Europa e la terza nel mondo, dalla straordinaria ed elegante razionalità.
Per il cantiere furono adottate soluzioni mai sperimentate prima in Italia, in particolare per il sollevamento verticale: gli impianti convenzionali presenti sul mercato italiano non superavano infatti i 40 metri di altezza e venne quindi ideato un sistema di due gru a torre per raggiungere l’altezza necessaria per il getto della copertura dell’ultimo piano. Anche l’impianto per la produzione del calcestruzzo, ideato dalla ditta Comolli, appaltatrice dei lavori, aveva caratteristiche eccezionali.
Un edificio unico nella sua identità, sia dal punto di vista architettonico, sia nella progettazione degli interni.


Al termine della seconda guerra mondiale, scartata l’ipotesi della ricostruzione di un sito produttivo, Alberto e Piero Pirelli decisero di realizzare una sede direzionale e amministrativa, lasciando la produzione operativa nello stabilimento di Bicocca. Nel 1953 gli studi Valtolina-Dell’Orto e Ponti-Fornaroli-Rosselli furono incaricati della progettazione esecutiva, della direzione dei lavori e del collaudo. Il progetto definitivo maturò a fine 1954: una torre in cemento armato di 127 metri e 31 piani, con una pianta larga al centro che si stringe gradatamente ai lati fin quasi a chiudersi nelle punte.
A fianco dell’architetto Gio Ponti, con l’intervento degli ingegneri Pier Luigi Nervi e Arturo Danusso chiamati da Pirelli alla progettazione della struttura in cemento armato, nel 1956 il progetto fu reso definitivo e, al termine della demolizione della “Brusada”, effettuata tra giugno e dicembre del 1955, il 12 luglio 1956 venne posata ufficialmente la prima pietra. L’edificio, completato nel 1960, fu celebrato dalla stampa internazionale come un’opera tecnicamente ed esteticamente eccezionale: la costruzione in cemento armato più alta d’Europa e la terza nel mondo, dalla straordinaria ed elegante razionalità.
Per il cantiere furono adottate soluzioni mai sperimentate prima in Italia, in particolare per il sollevamento verticale: gli impianti convenzionali presenti sul mercato italiano non superavano infatti i 40 metri di altezza e venne quindi ideato un sistema di due gru a torre per raggiungere l’altezza necessaria per il getto della copertura dell’ultimo piano. Anche l’impianto per la produzione del calcestruzzo, ideato dalla ditta Comolli, appaltatrice dei lavori, aveva caratteristiche eccezionali.
Un edificio unico nella sua identità, sia dal punto di vista architettonico, sia nella progettazione degli interni.