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Pirelli e Fiat, oltre un secolo di tecnica e passione

È una delle foto-icona del Novecento industriale italiano: Alberto Pirelli, Vittorio Valletta, Giuseppe Bianchi e, sorridente a bordo di un’utilitaria bianca, Gianni Agnelli. Testimoni d’eccezione per il lancio della “Bianchina”, frutto della collaborazione tra Fiat e Pirelli. E tappa di una storia comune tra le due aziende che inizia ai primi dello scorso secolo e va avanti tutt’oggi con il Gruppo Stellantis.

Pirelli e Fiat, dunque, ovvero maestria industriale e manifatturiera applicate all’auto in tutte le sue declinazioni. Perché la storica collaborazione tra le due aziende non si è tradotta esclusivamente in una serie importante di pneumatici forniti dall’azienda della “P lunga” alla casa automobilistica torinese.

Tutto inizia dalle corse e dalle vittorie che Fiat conquista con le sue auto gommate Pirelli. È il caso, per esempio, degli “Pneus Pirelli” montati sulla vettura Fiat che nel 1913, con Felice Nazzaro, si aggiudica l’edizione n. 8 della Targa Florio; oppure del Gran Premio d’Italia Vetturette che il 3 settembre 1922 va alla Fiat 1500 guidata da Carlo Salamano. Corse, dunque, in tutte le loro declinazioni. Come, per esempio, i rally. L’esordio è nel 1970 nel Campionato Italiano con Fiat 124 Sport Abarth di Paganelli-Russo; negli anni successivi è un elenco senza soluzione di continuità di auto che montano pneumatici Pirelli: l’equipaggio Pinto-Macaluso nel 1972 vince il Campionato Europeo Rally; dal ’73 al ’75 è la volta di altri equipaggi, spesso vittoriosi come per due volte nel rally del Portogallo. Tutte le auto corrono su “Pirelli CN36”: un mito. Nella seconda metà del decennio, è la volta della Fiat 131 Abarth Rally e di un altro Pirelli, il “P7”. Anche in questo caso è una sequenza di equipaggi e di vittorie: nel 1977 con le vetture di Markku Alén, Jean-Claude Andruet, Fulvio Bacchelli, Michèle Mouton, Timo Salonen; nel 1978 con la squadra Fiat che si arricchisce di Sandro Munari e Walter Röhrl. A chiudere il decennio, nel 1980, arriva poi il terzo titolo costruttori per le Fiat 131 di Rohrl-Geistdörfer.

Corse, quindi. E vittorie. E sviluppi industriali che dai circuiti passano alle auto di tutti i giorni, nella più autentica tradizione Pirelli che unisce sempre ricerca per le competizioni con le sue applicazioni al resto della produzione. È il caso del “Cinturato CN54” direttamente derivato proprio dall’esperienza dei rally e che trasferisce le caratteristiche dei pneumatici ad alte prestazioni anche per in quelli che montano su vetture medio-piccole come, ad esempio, la Mini, la A 112, la Fiat 127 e la Fiat 500. E prima ancora la “Topolino”: passaggi indimenticabili della mobilità italiana. La “Topolino” viaggia da quando è nata, nel 1936, con pneumatici “Pirelli Superflex Stella Bianca” misura 4.25-15. Mentre quando a metà degli anni Cinquanta Fiat decide di chiedere a Dante Giacosa di ideare una nuova utilitaria, i risultati – la Fiat 600 e la Nuova 500 -, corrono su “Pirelli Rolle 5.20-12”. E così sarà per i successivi modelli di Fiat, tutti equipaggiati con pneumatici Pirelli che prendono di volta in volta il nome dei più famosi passi di montagna: Cisa, Rolle, Sempione, Stelvio, solo per ricordarne alcuni.

Tra le due aziende una collaborazione lunga oltre cento anni. Con risvolti che toccano anche aspetti industriali e imprenditoriali strettamente connessi alla storia nazionale e internazionale. Negli anni Sessanta Pirelli e Fiat costituiscono, insieme ad Agip e Italcementi, il consorzio aziendale SISI (Società Iniziative Strade Italiane), nato per seguire l’interesse comune legato alla viabilità automobilistica sull’onda della realizzazione dell’Autostrada del Sole. Sempre negli anni Sessanta, ancora Pirelli investe nei paesi dell’est Europa a seguito dell’accordo che Fiat sottoscrive per la realizzazione di uno stabilimento in Russia. E dieci anni prima circa le due aziende, insieme a Edoardo Bianchi, creano Autobianchi: una scelta che rientra nella più ampia strategia di partecipare alla costituzione di società che possano poi essere buoni clienti. E che dà vita a quella “Bianchina” dalla quale spunta il volto sicuro e sorridente dell’Avvocato. Che oggi ricordiamo, a vent’anni dalla sua scomparsa.

È una delle foto-icona del Novecento industriale italiano: Alberto Pirelli, Vittorio Valletta, Giuseppe Bianchi e, sorridente a bordo di un’utilitaria bianca, Gianni Agnelli. Testimoni d’eccezione per il lancio della “Bianchina”, frutto della collaborazione tra Fiat e Pirelli. E tappa di una storia comune tra le due aziende che inizia ai primi dello scorso secolo e va avanti tutt’oggi con il Gruppo Stellantis.

Pirelli e Fiat, dunque, ovvero maestria industriale e manifatturiera applicate all’auto in tutte le sue declinazioni. Perché la storica collaborazione tra le due aziende non si è tradotta esclusivamente in una serie importante di pneumatici forniti dall’azienda della “P lunga” alla casa automobilistica torinese.

Tutto inizia dalle corse e dalle vittorie che Fiat conquista con le sue auto gommate Pirelli. È il caso, per esempio, degli “Pneus Pirelli” montati sulla vettura Fiat che nel 1913, con Felice Nazzaro, si aggiudica l’edizione n. 8 della Targa Florio; oppure del Gran Premio d’Italia Vetturette che il 3 settembre 1922 va alla Fiat 1500 guidata da Carlo Salamano. Corse, dunque, in tutte le loro declinazioni. Come, per esempio, i rally. L’esordio è nel 1970 nel Campionato Italiano con Fiat 124 Sport Abarth di Paganelli-Russo; negli anni successivi è un elenco senza soluzione di continuità di auto che montano pneumatici Pirelli: l’equipaggio Pinto-Macaluso nel 1972 vince il Campionato Europeo Rally; dal ’73 al ’75 è la volta di altri equipaggi, spesso vittoriosi come per due volte nel rally del Portogallo. Tutte le auto corrono su “Pirelli CN36”: un mito. Nella seconda metà del decennio, è la volta della Fiat 131 Abarth Rally e di un altro Pirelli, il “P7”. Anche in questo caso è una sequenza di equipaggi e di vittorie: nel 1977 con le vetture di Markku Alén, Jean-Claude Andruet, Fulvio Bacchelli, Michèle Mouton, Timo Salonen; nel 1978 con la squadra Fiat che si arricchisce di Sandro Munari e Walter Röhrl. A chiudere il decennio, nel 1980, arriva poi il terzo titolo costruttori per le Fiat 131 di Rohrl-Geistdörfer.

Corse, quindi. E vittorie. E sviluppi industriali che dai circuiti passano alle auto di tutti i giorni, nella più autentica tradizione Pirelli che unisce sempre ricerca per le competizioni con le sue applicazioni al resto della produzione. È il caso del “Cinturato CN54” direttamente derivato proprio dall’esperienza dei rally e che trasferisce le caratteristiche dei pneumatici ad alte prestazioni anche per in quelli che montano su vetture medio-piccole come, ad esempio, la Mini, la A 112, la Fiat 127 e la Fiat 500. E prima ancora la “Topolino”: passaggi indimenticabili della mobilità italiana. La “Topolino” viaggia da quando è nata, nel 1936, con pneumatici “Pirelli Superflex Stella Bianca” misura 4.25-15. Mentre quando a metà degli anni Cinquanta Fiat decide di chiedere a Dante Giacosa di ideare una nuova utilitaria, i risultati – la Fiat 600 e la Nuova 500 -, corrono su “Pirelli Rolle 5.20-12”. E così sarà per i successivi modelli di Fiat, tutti equipaggiati con pneumatici Pirelli che prendono di volta in volta il nome dei più famosi passi di montagna: Cisa, Rolle, Sempione, Stelvio, solo per ricordarne alcuni.

Tra le due aziende una collaborazione lunga oltre cento anni. Con risvolti che toccano anche aspetti industriali e imprenditoriali strettamente connessi alla storia nazionale e internazionale. Negli anni Sessanta Pirelli e Fiat costituiscono, insieme ad Agip e Italcementi, il consorzio aziendale SISI (Società Iniziative Strade Italiane), nato per seguire l’interesse comune legato alla viabilità automobilistica sull’onda della realizzazione dell’Autostrada del Sole. Sempre negli anni Sessanta, ancora Pirelli investe nei paesi dell’est Europa a seguito dell’accordo che Fiat sottoscrive per la realizzazione di uno stabilimento in Russia. E dieci anni prima circa le due aziende, insieme a Edoardo Bianchi, creano Autobianchi: una scelta che rientra nella più ampia strategia di partecipare alla costituzione di società che possano poi essere buoni clienti. E che dà vita a quella “Bianchina” dalla quale spunta il volto sicuro e sorridente dell’Avvocato. Che oggi ricordiamo, a vent’anni dalla sua scomparsa.

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