Pirelli e l’Autodromo di Monza, una storia di record
Fin dalla sua inaugurazione, nel 1922, l’autodromo di Monza è sinonimo di velocità. Spettò agli eroi del momento, Pietro Bordino e Felice Nazzaro, il primo giro d’onore, a bordo di una Fiat 750. Da allora, sul circuito di Monza hanno gareggiato i più grandi piloti come Antonio Ascari, vincitore del Gran Premio d’Italia nel 1924, e Gastone Brilli-Peri, primo Campione del Mondo nel 1925.
Monza è stata fatale a Giuseppe Campari, compagno di squadra di Ascari, nel 1933, proprio all’inizio di quella “parabolica” che rappresenta una delle meraviglie del moderno automobilismo. L’autodromo ha suggellato nel 1950 la vittoria di Nino Farina, primo Campione Mondiale di Formula 1 con l’Alfa Romeo, e nel 1955 ha segnato il destino di Alberto Ascari, uscito di strada durante un giro di prova con la Ferrari. La storia dell’autodromo si intreccia con la lunga vita di Juan Manuel Fangio, che usò il circuito anche come set per un film con Amedeo Nazzari e, tanti anni dopo, per celebrare se stesso e il Cinturato Pirelli in un ciclo di Caroselli per la tv. Monza è protagonista anche di uno splendido servizio fotografico di Federico Patellani nel 1950, con le tute e i cappellini Pirelli dei meccanici-gommisti che occupano la scena dei box. Quella di Monza è una storia di record anche “su due ruote”: resta negli annali la fotografia in cui Gianni Leoni, sdraiato sul “Guzzino”, “dopo quasi quindici ore di corsa e in condizioni atmosferiche certo non favorevoli”, nel novembre del 1948 punta verso il cartellone pubblicitario Pirelli, alla conquista di un altro primato.
L’abbandono delle competizioni nel 1956 non ha reciso il legame storico tra Pirelli e l’Autodromo di Monza. Il rientro sperimentale in F1 negli anni Ottanta e soprattutto le grandi stagioni dedicate ai vari campionati Turismo hanno riportato spesso i radiali Pirelli sull’asfalto “più famoso del mondo”. E oggi si continua a correre, con pneumatici da record su un circuito che è diventato leggenda.
Fin dalla sua inaugurazione, nel 1922, l’autodromo di Monza è sinonimo di velocità. Spettò agli eroi del momento, Pietro Bordino e Felice Nazzaro, il primo giro d’onore, a bordo di una Fiat 750. Da allora, sul circuito di Monza hanno gareggiato i più grandi piloti come Antonio Ascari, vincitore del Gran Premio d’Italia nel 1924, e Gastone Brilli-Peri, primo Campione del Mondo nel 1925.
Monza è stata fatale a Giuseppe Campari, compagno di squadra di Ascari, nel 1933, proprio all’inizio di quella “parabolica” che rappresenta una delle meraviglie del moderno automobilismo. L’autodromo ha suggellato nel 1950 la vittoria di Nino Farina, primo Campione Mondiale di Formula 1 con l’Alfa Romeo, e nel 1955 ha segnato il destino di Alberto Ascari, uscito di strada durante un giro di prova con la Ferrari. La storia dell’autodromo si intreccia con la lunga vita di Juan Manuel Fangio, che usò il circuito anche come set per un film con Amedeo Nazzari e, tanti anni dopo, per celebrare se stesso e il Cinturato Pirelli in un ciclo di Caroselli per la tv. Monza è protagonista anche di uno splendido servizio fotografico di Federico Patellani nel 1950, con le tute e i cappellini Pirelli dei meccanici-gommisti che occupano la scena dei box. Quella di Monza è una storia di record anche “su due ruote”: resta negli annali la fotografia in cui Gianni Leoni, sdraiato sul “Guzzino”, “dopo quasi quindici ore di corsa e in condizioni atmosferiche certo non favorevoli”, nel novembre del 1948 punta verso il cartellone pubblicitario Pirelli, alla conquista di un altro primato.
L’abbandono delle competizioni nel 1956 non ha reciso il legame storico tra Pirelli e l’Autodromo di Monza. Il rientro sperimentale in F1 negli anni Ottanta e soprattutto le grandi stagioni dedicate ai vari campionati Turismo hanno riportato spesso i radiali Pirelli sull’asfalto “più famoso del mondo”. E oggi si continua a correre, con pneumatici da record su un circuito che è diventato leggenda.