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Pirelli in Indonesia: dalle prime piantagioni di caucciù a modello di responsabilità sociale

La storia del legame tra l’azienda milanese e l’Indonesia risale a oltre un secolo fa. È infatti dai primi del XX secolo che Pirelli inizia ad acquistare ettari di terreno coltivati con alberi della gomma nel sud-est asiatico. Proprietà di cui andare orgogliosi, come testimonia, nel 1922, un cartello disegnato con cura a china che rappresenta tutte le sedi dell’azienda – tra siti produttivi, commerciali e piantagioni, appunto – e nei suoi primi cinquant’anni di attività. Piantagioni fotografate anche da Girolamo Bombelli, i cui scatti indonesiani sono raccolti in due album conservati nel nostro Archivio Storico. Istantanee che già allora evocavano orgoglio e cura, anche nella produzione della materia prima. Soggetti, quelli delle piantagioni, che nel 1963 sono stati protagonisti di un altro servizio fotografico, questa volta di Fulvio Roiter, per la Rivista Pirelli. E non potrebbe che essere così, visto che per Pirelli la gomma naturale è un ingrediente di primaria importanza per la produzione dei propri pneumatici. Fin dagli inizi dell’attività, gli ingegneri Pirelli hanno percorso il mondo con l’obiettivo di trovare le piantagioni migliori di caucciù. Ricerca della qualità unita all’attenzione all’ambiente e alla sostenibilità lungo tutto il ciclo di vita del prodotto. E rispetto per le persone. Un approccio che da sempre contraddistingue Pirelli, un modello che coinvolge tutti i paesi dove l’azienda è presente.

L’attenzione alla sostenibilità trova in Indonesia uno dei più concreti esempi, a partire dalla formazione dei contadini dediti alla coltivazione dell’albero della gomma e alla raccolta del caucciù. Agricoltori che fanno un mestiere complesso e delicato e che sono il primo anello di una catena di qualità che porta fino al prodotto finale, il pneumatico. Oggi Pirelli acquista la gomma naturale da aziende che fungono da “processori”, che comprano cioè la gomma naturale grezza direttamente dai farmer e la lavorano per renderla utilizzabile dall’industria. In particolare, nel 2014 Pirelli ha stretto un legame con Kirana Megatara, un’azienda che possiede il 18% circa del mercato indonesiano della gomma naturale. Collaborazione che va ben oltre il rapporto commerciale. E l’ingrediente in più si chiama responsabilità sociale d’impresa. Le due aziende, infatti, sono attive nell’ambito delle iniziative di sostenibilità a favore dei coltivatori locali e delle loro famiglie, come quelle che riguardano la formazione e il diritto allo studio. Ogni anno, infatti, vengono erogate borse di studio in favore dei figli dei contadini per aiutarli nella loro crescita culturale e lavorativa; e ogni anno si concentra l’attenzione dell’azienda sulle ricadute ambientali delle coltivazioni. Tutto senza trascurare altre occasioni di coesione aziendale, come la tapping competition, una vera gara tra i miglior intagliatori di alberi della gomma che ha però anche lo scopo di diffondere consapevolezza tra i farmer circa le migliori tecniche di coltivazione e intaglio, necessarie per ottenere un prodotto sempre più puro.

L’esperienza di Pirelli in Indonesia, tuttavia, non si ferma qui. Accanto alla produzione di materia prima di eccellenza, dall’aprile del 2012 la joint venture con Astra Otoparts ha dato il via alla produzione di pneumatici per motociclette destinati al mercato del sud est asiatico con un ruolo importante nell’ambito della produzione mondiale di pneumatici con la P Lunga.

Il 28 ottobre 2021, poi, è stato avviato un progetto triennale nella foresta indonesiana di Hutan Harapan, in collaborazione con BMW Group e BirdLife International, che prevede attività a supporto delle comunità locali, della conservazione delle foreste e della protezione di specie animali a rischio.

Efficienza e sostenibilità, quindi, come leve di competitività, ma anche fondamenti di una cultura attenta a tutti gli aspetti della produzione industriale. Pirelli in Indonesia lo dimostra.

La storia del legame tra l’azienda milanese e l’Indonesia risale a oltre un secolo fa. È infatti dai primi del XX secolo che Pirelli inizia ad acquistare ettari di terreno coltivati con alberi della gomma nel sud-est asiatico. Proprietà di cui andare orgogliosi, come testimonia, nel 1922, un cartello disegnato con cura a china che rappresenta tutte le sedi dell’azienda – tra siti produttivi, commerciali e piantagioni, appunto – e nei suoi primi cinquant’anni di attività. Piantagioni fotografate anche da Girolamo Bombelli, i cui scatti indonesiani sono raccolti in due album conservati nel nostro Archivio Storico. Istantanee che già allora evocavano orgoglio e cura, anche nella produzione della materia prima. Soggetti, quelli delle piantagioni, che nel 1963 sono stati protagonisti di un altro servizio fotografico, questa volta di Fulvio Roiter, per la Rivista Pirelli. E non potrebbe che essere così, visto che per Pirelli la gomma naturale è un ingrediente di primaria importanza per la produzione dei propri pneumatici. Fin dagli inizi dell’attività, gli ingegneri Pirelli hanno percorso il mondo con l’obiettivo di trovare le piantagioni migliori di caucciù. Ricerca della qualità unita all’attenzione all’ambiente e alla sostenibilità lungo tutto il ciclo di vita del prodotto. E rispetto per le persone. Un approccio che da sempre contraddistingue Pirelli, un modello che coinvolge tutti i paesi dove l’azienda è presente.

L’attenzione alla sostenibilità trova in Indonesia uno dei più concreti esempi, a partire dalla formazione dei contadini dediti alla coltivazione dell’albero della gomma e alla raccolta del caucciù. Agricoltori che fanno un mestiere complesso e delicato e che sono il primo anello di una catena di qualità che porta fino al prodotto finale, il pneumatico. Oggi Pirelli acquista la gomma naturale da aziende che fungono da “processori”, che comprano cioè la gomma naturale grezza direttamente dai farmer e la lavorano per renderla utilizzabile dall’industria. In particolare, nel 2014 Pirelli ha stretto un legame con Kirana Megatara, un’azienda che possiede il 18% circa del mercato indonesiano della gomma naturale. Collaborazione che va ben oltre il rapporto commerciale. E l’ingrediente in più si chiama responsabilità sociale d’impresa. Le due aziende, infatti, sono attive nell’ambito delle iniziative di sostenibilità a favore dei coltivatori locali e delle loro famiglie, come quelle che riguardano la formazione e il diritto allo studio. Ogni anno, infatti, vengono erogate borse di studio in favore dei figli dei contadini per aiutarli nella loro crescita culturale e lavorativa; e ogni anno si concentra l’attenzione dell’azienda sulle ricadute ambientali delle coltivazioni. Tutto senza trascurare altre occasioni di coesione aziendale, come la tapping competition, una vera gara tra i miglior intagliatori di alberi della gomma che ha però anche lo scopo di diffondere consapevolezza tra i farmer circa le migliori tecniche di coltivazione e intaglio, necessarie per ottenere un prodotto sempre più puro.

L’esperienza di Pirelli in Indonesia, tuttavia, non si ferma qui. Accanto alla produzione di materia prima di eccellenza, dall’aprile del 2012 la joint venture con Astra Otoparts ha dato il via alla produzione di pneumatici per motociclette destinati al mercato del sud est asiatico con un ruolo importante nell’ambito della produzione mondiale di pneumatici con la P Lunga.

Il 28 ottobre 2021, poi, è stato avviato un progetto triennale nella foresta indonesiana di Hutan Harapan, in collaborazione con BMW Group e BirdLife International, che prevede attività a supporto delle comunità locali, della conservazione delle foreste e della protezione di specie animali a rischio.

Efficienza e sostenibilità, quindi, come leve di competitività, ma anche fondamenti di una cultura attenta a tutti gli aspetti della produzione industriale. Pirelli in Indonesia lo dimostra.

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