Accedi all’Archivio online
Esplora l’Archivio online per trovare fonti e materiali. Seleziona la tipologia di supporto documentale che più ti interessa e inserisci le parole chiave della tua ricerca.
    Seleziona una delle seguenti categorie:
  • Documenti
  • Fotografie
  • Disegni e manifesti
  • Audiovisivi
  • Pubblicazioni e riviste
  • Tutti
Assistenza alla consultazione
Per richiedere la consultazione del materiale conservato nell’Archivio Storico e nelle Biblioteche della Fondazione Pirelli al fine di studi e ricerche e conoscere le modalità di utilizzo dei materiali per prestiti e mostre, compila il seguente modulo.
Riceverai una mail di conferma dell'avvenuta ricezione della richiesta e sarai ricontattato.
Percorsi Fondazione Pirelli Educational

Seleziona il grado di istruzione della scuola di appartenenza
Back
Scuola Primaria
Percorsi Fondazione Pirelli Educational
Lasciate i vostri dati per essere ricontattati dallo staff di Fondazione Pirelli Educational e concordare le date del percorso.

Dichiaro di avere preso visione dell’informativa relativa al trattamento dei miei dati personali, e autorizzo la Fondazione Pirelli al trattamento dei miei dati personali per l’invio, anche a mezzo e-mail, di comunicazioni relative ad iniziative/convegni organizzati dalla Fondazione Pirelli..

Back
Scuole secondarie di I grado
Percorsi Fondazione Pirelli Educational
Lasciate i vostri dati per essere ricontattati dallo staff di Fondazione Pirelli Educational e concordare le date del percorso.
Back
Scuole secondarie di II grado
Percorsi Fondazione Pirelli Educational
Lasciate i vostri dati per essere ricontattati dallo staff di Fondazione Pirelli Educational e concordare le date del percorso.
Back
Università
Percorsi Fondazione Pirelli Educational

Vuoi organizzare un percorso personalizzato con i tuoi studenti? Per informazioni e prenotazioni scrivi a universita@fondazionepirelli.org

Visita la Fondazione
Per informazioni sulle attività della Fondazione e l’accessiblità agli spazi
contattare il numero 0264423971 o scrivere a visite@fondazionepirelli.org

Sguardi d’artista: i grandi nomi della fotografia per il Calendario Pirelli

Sessant’anni fa, nella “Swinging Londondei Beatles e di Mary Quant, l’Ufficio Pubblicità della consociata britannica Pirelli UK Limited dà vita a un innovativo strumento di promozione commerciale, destinato a entrare nella storia della cultura e dell’arte contemporanea: il Calendario Pirelli. Icona della comunicazione d’impresa, fenomeno di costume e, grazie alla tiratura limitata, status symbol e oggetto di culto per i collezionisti, “The Cal” ha contrassegnato – e continua a farlo – un’epoca della storia della fotografia, riunendo ogni anno i nomi più significativi del panorama culturale internazionale: non solo maestri dell’obiettivo come Richard Avedon, Helmut Newton e Bruce Weber, ma anche fashion designer come Karl Lagerfeld o artisti “pop” come Allen Jones.
Ognuno di questi autori-interpreti è stato chiamato a confrontarsi e a declinare secondo la propria sensibilità il tema cardine della figura della donna, fulcro iconografico del progetto. La bellezza femminile ha assunto negli anni forme ed estetiche differenti e il Calendario, testimone e specchio dei tempi capace talvolta anche di anticiparli, ha documentato attraverso i suoi scatti i mutamenti del gusto, della moda e del costume della società contemporanea.

Nato nel 1964, “The Cal” delinea sin da subito la formula del suo successo: fotografi prestigiosi, un’alta qualità grafica, scenari naturali esotici – le spiagge assolate di Maiorca, il mare cristallino delle Bahamas e i paesaggi suggestivi della Giamaica – e la celebrazione del mondo femminile, colto inizialmente con tagli arditi e primi piani dei volti. Le prime edizioni si pongono il fine di condurre gli spettatori verso una dimensione altra rispetto alla quotidianità, fuori dal tempo e più vicina al sogno.
Il Calendario legge la realtà, si trasforma e si adatta al tempo che passa: dopo le contestazioni del Sessantotto e le lotte per l’emancipazione femminile, negli anni Settanta si assiste a un cambiamento radicale. Il 1972 vede la firma della prima fotografa donna, Sarah Moon, che imprime ai suoi scatti uno stile fortemente personale, caratterizzato da atmosfere oniriche, una luce diffusa di ispirazione impressionista e tonalità color seppia dal marcato effetto vintage. Immagini eteree da cui emerge un’esplorazione romantica della femminilità. Nel 1973 un’altra rivoluzione: Allen Jones, esponente della pop art britannica, introduce una sensualità più esplicita.

Tra gli anni Ottanta e Novanta il Calendario gioca con i modelli estetici dominanti, gli stereotipi del mondo della moda e i classici dell’immaginario maschile, tra provocazione e hardcore. La trasgressione emerge anche dal punto di vista grafico, con una fotografia glamour dalle spettacolari suggestioni visive, stimolate dalle cromie brillanti dei tableau vivant di Barry Lategan, dai drammatici chiaroscuri dei giochi olimpici di Arthur Elgort e dal virtuosismo tecnico di Norman Parkinson. Nonostante la distanza che ci separa dalle fantasie e dagli ideali collettivi dei tempi immortalati dall’obiettivo, nei decenni il Calendario diventa sinonimo di innovazione continua, ricerca dell’eccellenza e attenzione alle evoluzioni culturali.

Il nuovo millennio porta con sé importanti trasformazioni: l’immagine della donna esce dai ruoli in cui era stata relegata, passando da oggetto del desiderio a soggetto attivo all’interno della società. I primi indizi di cambiamento si colgono già nel 1998, quando Bruce Weber introduce per la prima volta protagonisti maschili come Ewan McGregor e Bono, scelta sottolineata anche dall’emblematico titolo “Le donne per cui vivono gli uomini. Gli uomini per cui vivono le donne”. Nel Calendario del 2000 Annie Leibovitz demitizza la forza seduttiva del corpo con inquadrature scorciate di grande precisione anatomica, aprendo le porte alla rinuncia al nudo due anni dopo. L’edizione 2007 sposta definitivamente l’attenzione sull’interiorità, scavando nell’essenza e nella psiche di cinque donne che si “raccontano” senza filtri davanti all’obiettivo del duo olandese Inez e Vinoodh.
Il decennio seguente dà forma ai più moderni significati di bellezza, battendosi per imporre una nuova estetica: nel 2013 Steve McCurry associa il mondo muliebre all’impegno sociale, mentre l’edizione 2016 firmata nuovamente da Annie Leibovitz fa dell’empowerment femminile il suo principale messaggio: 12 donne di successo di tutte l’età – tra cui Serena Williams, Patti Smith e Yoko Ono – ognuna con una storia costellata di difficoltà e traguardi raggiunti. Nel 2017 invece Peter Lindbergh afferma con decisione che “l’ideale della bellezza perfetta promossa dalla società è un obiettivo irraggiungibile”, facendo del suo Calendario “un urlo contro la bellezza stereotipata, contro il terrore della giovinezza”. Kate Winslet, Julienne Moore e Helen Mirren, tra le altre, sono ritratte in atteggiamenti naturali e spontanei mostrando le proprie fragilità e sensibilità, colte in un bianco e nero che rompe il taboo di una perfezione artefatta e mette a nudo l’anima piuttosto che il corpo. Si giunge così all’edizione 2023, intitolata “Love Letters to the Muse”. Un sentito omaggio di Emma Summerton alle muse – poetesse, registe, pittrici e attrici – che hanno influenzato il suo percorso umano e professionale, in un’atmosfera onirica che molte deve al Realismo magico e al Surrealismo. Una celebrazione delle bellezza senza tempo che ha ispirato quest’anno anche il Calendario “Timeless” del fotografo ghanese Prince Gyasi.

Sessant’anni fa, nella “Swinging Londondei Beatles e di Mary Quant, l’Ufficio Pubblicità della consociata britannica Pirelli UK Limited dà vita a un innovativo strumento di promozione commerciale, destinato a entrare nella storia della cultura e dell’arte contemporanea: il Calendario Pirelli. Icona della comunicazione d’impresa, fenomeno di costume e, grazie alla tiratura limitata, status symbol e oggetto di culto per i collezionisti, “The Cal” ha contrassegnato – e continua a farlo – un’epoca della storia della fotografia, riunendo ogni anno i nomi più significativi del panorama culturale internazionale: non solo maestri dell’obiettivo come Richard Avedon, Helmut Newton e Bruce Weber, ma anche fashion designer come Karl Lagerfeld o artisti “pop” come Allen Jones.
Ognuno di questi autori-interpreti è stato chiamato a confrontarsi e a declinare secondo la propria sensibilità il tema cardine della figura della donna, fulcro iconografico del progetto. La bellezza femminile ha assunto negli anni forme ed estetiche differenti e il Calendario, testimone e specchio dei tempi capace talvolta anche di anticiparli, ha documentato attraverso i suoi scatti i mutamenti del gusto, della moda e del costume della società contemporanea.

Nato nel 1964, “The Cal” delinea sin da subito la formula del suo successo: fotografi prestigiosi, un’alta qualità grafica, scenari naturali esotici – le spiagge assolate di Maiorca, il mare cristallino delle Bahamas e i paesaggi suggestivi della Giamaica – e la celebrazione del mondo femminile, colto inizialmente con tagli arditi e primi piani dei volti. Le prime edizioni si pongono il fine di condurre gli spettatori verso una dimensione altra rispetto alla quotidianità, fuori dal tempo e più vicina al sogno.
Il Calendario legge la realtà, si trasforma e si adatta al tempo che passa: dopo le contestazioni del Sessantotto e le lotte per l’emancipazione femminile, negli anni Settanta si assiste a un cambiamento radicale. Il 1972 vede la firma della prima fotografa donna, Sarah Moon, che imprime ai suoi scatti uno stile fortemente personale, caratterizzato da atmosfere oniriche, una luce diffusa di ispirazione impressionista e tonalità color seppia dal marcato effetto vintage. Immagini eteree da cui emerge un’esplorazione romantica della femminilità. Nel 1973 un’altra rivoluzione: Allen Jones, esponente della pop art britannica, introduce una sensualità più esplicita.

Tra gli anni Ottanta e Novanta il Calendario gioca con i modelli estetici dominanti, gli stereotipi del mondo della moda e i classici dell’immaginario maschile, tra provocazione e hardcore. La trasgressione emerge anche dal punto di vista grafico, con una fotografia glamour dalle spettacolari suggestioni visive, stimolate dalle cromie brillanti dei tableau vivant di Barry Lategan, dai drammatici chiaroscuri dei giochi olimpici di Arthur Elgort e dal virtuosismo tecnico di Norman Parkinson. Nonostante la distanza che ci separa dalle fantasie e dagli ideali collettivi dei tempi immortalati dall’obiettivo, nei decenni il Calendario diventa sinonimo di innovazione continua, ricerca dell’eccellenza e attenzione alle evoluzioni culturali.

Il nuovo millennio porta con sé importanti trasformazioni: l’immagine della donna esce dai ruoli in cui era stata relegata, passando da oggetto del desiderio a soggetto attivo all’interno della società. I primi indizi di cambiamento si colgono già nel 1998, quando Bruce Weber introduce per la prima volta protagonisti maschili come Ewan McGregor e Bono, scelta sottolineata anche dall’emblematico titolo “Le donne per cui vivono gli uomini. Gli uomini per cui vivono le donne”. Nel Calendario del 2000 Annie Leibovitz demitizza la forza seduttiva del corpo con inquadrature scorciate di grande precisione anatomica, aprendo le porte alla rinuncia al nudo due anni dopo. L’edizione 2007 sposta definitivamente l’attenzione sull’interiorità, scavando nell’essenza e nella psiche di cinque donne che si “raccontano” senza filtri davanti all’obiettivo del duo olandese Inez e Vinoodh.
Il decennio seguente dà forma ai più moderni significati di bellezza, battendosi per imporre una nuova estetica: nel 2013 Steve McCurry associa il mondo muliebre all’impegno sociale, mentre l’edizione 2016 firmata nuovamente da Annie Leibovitz fa dell’empowerment femminile il suo principale messaggio: 12 donne di successo di tutte l’età – tra cui Serena Williams, Patti Smith e Yoko Ono – ognuna con una storia costellata di difficoltà e traguardi raggiunti. Nel 2017 invece Peter Lindbergh afferma con decisione che “l’ideale della bellezza perfetta promossa dalla società è un obiettivo irraggiungibile”, facendo del suo Calendario “un urlo contro la bellezza stereotipata, contro il terrore della giovinezza”. Kate Winslet, Julienne Moore e Helen Mirren, tra le altre, sono ritratte in atteggiamenti naturali e spontanei mostrando le proprie fragilità e sensibilità, colte in un bianco e nero che rompe il taboo di una perfezione artefatta e mette a nudo l’anima piuttosto che il corpo. Si giunge così all’edizione 2023, intitolata “Love Letters to the Muse”. Un sentito omaggio di Emma Summerton alle muse – poetesse, registe, pittrici e attrici – che hanno influenzato il suo percorso umano e professionale, in un’atmosfera onirica che molte deve al Realismo magico e al Surrealismo. Una celebrazione delle bellezza senza tempo che ha ispirato quest’anno anche il Calendario “Timeless” del fotografo ghanese Prince Gyasi.

CIAO, COME POSSO AIUTARTI?