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60 anni fa la Mille Miglia del Conte Giannino

Il 16 maggio prenderà il via da Brescia la 31esima Mille Miglia storica: oltre trecento le auto che si lanceranno ancora una volta verso Roma, caracollando su e giù per l’Italia. Ancora una volta, saranno le più belle vetture della storia dell’automobile a rievocare quella che Enzo Ferrari chiamava “la corsa più bella del mondo”. E proprio alla Mille Miglia di sessant’anni fa, il conte Marzotto…

Ostenta impeccabile nonchalance il conte Giannino Marzotto nella foto che lo ritrae sulla rivista “Pirelli” del giugno 1953, nell’articolo dedicato alla sua fresca vittoria nella Mille Miglia con la Ferrari 340 Spyder Vignale, naturalmente equipaggiata Pirelli Stelvio. Viene portato in trionfo, il Conte, e lui resta elegantissimo anche dopo i fatidici 1600 chilometri a 142 di media e le oltre 10 ore e mezza filate di guida. Giubbotto sulla spalla, pullover di cachemire, cravatta ben annodata e bottiglia di champagne: era “il pilota in doppiopetto”. Tutti piloti i quattro fratelli Marzotto – detti con strepitosa battuta “i conti correnti” – ma Giannino era speciale: lui le Ferrari le aveva proprio nel sangue.

La Mille Miglia l’aveva già vinta nel 1950 con una Ferrari 195 S Berlinetta, ma questa volta c’era da battere la nuova Alfa 3500 affidata a Fangio. Ligio al suo status di gentleman driver, il Conte Marzotto doveva accontentarsi di correre con quello che gli passavano le Case: alla peggio, avrebbe rispolverato la Ferrari 2560 “uovo” da lui progettata nel Cinquantuno. E invece, grazie ai buoni uffici del copilota Marco Crosara, il Conte ottenne da Enzo Ferrari in persona di correre la Mille Miglia con la stessa – ammaccatissima – 12 cilindri 4100 con cui Villoresi aveva corso il Giro di Sicilia un mese prima.

Giannino Marzotto partì da Brescia alle 5.47 del mattino del 25 aprile 1953, con buone possibilità di stare dietro ad almeno una dozzina di superpiloti strafavoriti. E invece, il giorno dopo, al traguardo del ritorno a Brescia fu prima proprio la rossa Ferrari 340 Spyder Vignale numero 547 del “pilota in doppiopetto”, che a domanda su cosa significasse per lui la vittoria rispose: “la fine del divertimento”. Secondo classificato il “top driver” Fangio con l’Alfa Romeo, e poi Tom Cole, sempre su Ferrari.

Tripletta Pirelli, in ogni caso. Perchè quella di vincere era una vocazione che lo Stelvio aveva ereditato dallo Stella Bianca diventando a sua volta -in quell’anno 1953- dopo la vittoria di Ascari nel Mondiale di F1-il “pneumatico delle vittorie”. Qualche settimana dopo aver corso la Mille Miglia, Giannino Marzotto volle continuare a divertirsi: in coppia con il fratello Paolo – i conti correnti! – affrontò la 24 ore di Le Mans sempre a bordo di una Ferrari 340, questa volta in versione base Berlinetta America. Il quinto posto finale – unica Ferrari e unico equipaggio tutto italiano all’arrivo, dietro lo squadrone Jaguar – fu considerato onorevolissimo per i fratelli Marzotto. E Giannino, il “pilota in doppiopetto”, quella strepitosa vittoria alla Mille Miglia del ’53 se l’è ricordata fino al 14 luglio del 2012.

Il 16 maggio prenderà il via da Brescia la 31esima Mille Miglia storica: oltre trecento le auto che si lanceranno ancora una volta verso Roma, caracollando su e giù per l’Italia. Ancora una volta, saranno le più belle vetture della storia dell’automobile a rievocare quella che Enzo Ferrari chiamava “la corsa più bella del mondo”. E proprio alla Mille Miglia di sessant’anni fa, il conte Marzotto…

Ostenta impeccabile nonchalance il conte Giannino Marzotto nella foto che lo ritrae sulla rivista “Pirelli” del giugno 1953, nell’articolo dedicato alla sua fresca vittoria nella Mille Miglia con la Ferrari 340 Spyder Vignale, naturalmente equipaggiata Pirelli Stelvio. Viene portato in trionfo, il Conte, e lui resta elegantissimo anche dopo i fatidici 1600 chilometri a 142 di media e le oltre 10 ore e mezza filate di guida. Giubbotto sulla spalla, pullover di cachemire, cravatta ben annodata e bottiglia di champagne: era “il pilota in doppiopetto”. Tutti piloti i quattro fratelli Marzotto – detti con strepitosa battuta “i conti correnti” – ma Giannino era speciale: lui le Ferrari le aveva proprio nel sangue.

La Mille Miglia l’aveva già vinta nel 1950 con una Ferrari 195 S Berlinetta, ma questa volta c’era da battere la nuova Alfa 3500 affidata a Fangio. Ligio al suo status di gentleman driver, il Conte Marzotto doveva accontentarsi di correre con quello che gli passavano le Case: alla peggio, avrebbe rispolverato la Ferrari 2560 “uovo” da lui progettata nel Cinquantuno. E invece, grazie ai buoni uffici del copilota Marco Crosara, il Conte ottenne da Enzo Ferrari in persona di correre la Mille Miglia con la stessa – ammaccatissima – 12 cilindri 4100 con cui Villoresi aveva corso il Giro di Sicilia un mese prima.

Giannino Marzotto partì da Brescia alle 5.47 del mattino del 25 aprile 1953, con buone possibilità di stare dietro ad almeno una dozzina di superpiloti strafavoriti. E invece, il giorno dopo, al traguardo del ritorno a Brescia fu prima proprio la rossa Ferrari 340 Spyder Vignale numero 547 del “pilota in doppiopetto”, che a domanda su cosa significasse per lui la vittoria rispose: “la fine del divertimento”. Secondo classificato il “top driver” Fangio con l’Alfa Romeo, e poi Tom Cole, sempre su Ferrari.

Tripletta Pirelli, in ogni caso. Perchè quella di vincere era una vocazione che lo Stelvio aveva ereditato dallo Stella Bianca diventando a sua volta -in quell’anno 1953- dopo la vittoria di Ascari nel Mondiale di F1-il “pneumatico delle vittorie”. Qualche settimana dopo aver corso la Mille Miglia, Giannino Marzotto volle continuare a divertirsi: in coppia con il fratello Paolo – i conti correnti! – affrontò la 24 ore di Le Mans sempre a bordo di una Ferrari 340, questa volta in versione base Berlinetta America. Il quinto posto finale – unica Ferrari e unico equipaggio tutto italiano all’arrivo, dietro lo squadrone Jaguar – fu considerato onorevolissimo per i fratelli Marzotto. E Giannino, il “pilota in doppiopetto”, quella strepitosa vittoria alla Mille Miglia del ’53 se l’è ricordata fino al 14 luglio del 2012.

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