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Novanta edizioni del Gran Premio d’Italia. E Pirelli c’era fin dall’inizio…

Quello che si correrà a Monza domenica 8 settembre prossimo sarà il Gran Premio d’Italia numero 90. Cifra importante, costruita anno dopo anno attorno a quel simbolo dell’automobilismo mondiale che è l’Autodromo di Monza.

Il primo di questi novanta gran premi d’Italia, tuttavia, non si disputò a Monza ma sul circuito cittadino di Montichiari, vicino a Brescia. Era il 4 settembre del 1921, la pista di Monza sarebbe stata inaugurata solo l’anno successivo: tanta era però la voglia di tornare a correre in macchina dopo gli anni di guerra e quei 17 chilometri di strada immaginati nella campagna di Montichiari dal commendator Arturo Mercanti, allora direttore dell’Automobile Club di Milano, apparvero subito adatti per la prima corsa automobilistica tricolore. In verità, in quel settembre del 1921, all’enorme interesse da parte del pubblico non corrispose una folta presenza di piloti. Erano infatti solo sei le vetture alla partenza: le tre francesi Ballot 3 litri guidate da Jules Goux, Jean Chassagne e Ralph De Palma contro le tre Fiat 802 di Pietro Bordino, Ugo Sivocci e Louis Wagner. Tutte e sei equipaggiate con i nuovissimi pneumatici Pirelli Cord che, grazie alla loro innovativa struttura di carcassa, permettevano prestazioni fino ad allora impensate. Tra qualche incertezza dovuta alla novità del campo di gara e un po’ di ingenuità organizzative – si era pur sempre all’alba dell’automobilismo – la partita Italia-Francia la vinse Jules Goux, che a bordo della Ballot completò i trenta giri di Montichiari in poco più di tre ore e mezza davanti ai connazionali Chassagne e Wagner, quest’ultimo il solo in grado di condurre al traguardo la Fiat. D’altra parte, Goux conosceva molto bene i suoi “pneus”: almeno fin dal Grand Prix di Francia del 1913, quando si era piazzato secondo dietro a Georges  Boillot  portando dunque alla doppietta le Peugeot equipaggiate Pirelli.

Oggi, una rara fotografia custodita presso l’Archivio Storico ci mostra  Goux al volante del suo bolide azzurro intento a fissare il fotografo con aria di sfida: al suo fianco, fa capolino il meccanico Lebouc. Lo scatto è datato 4 settembre 1921. Poi venne il luglio del 1922, con i campioni di casa Pietro Bordino e Felice Nazzaro a inaugurare il nuovissimo autodromo di Monza: da quel momento il Grand Prix d’Italia trovava la sua collocazione pressochè definitiva, se si escludono un paio di edizioni a Livorno e Torino, oltre alle  sospensioni in periodo bellico. Furono proprio Bordino e Nazzaro a imporsi in quel secondo Gran Premio d’Italia, il 10 settembre 1922. Arrivarono rispettivamente primo e secondo, entrambi su automobili Fiat, entrambi con pneumatici Pirelli Cord. Solo una settimana prima, il 3 settembre 1922, le Fiat 502 SS di Bordino, Enrico Giaccone, Evasio Lampiano e Carlo Salamano avevano dominato a Monza la seconda edizione del Gran Premio Vetturette. Anche di quella gloriosa settimana motoristica monzese l’Archivio Storico conserva un meraviglioso servizio fotografico: scatti resi ancora più particolari dal fatto che quelle preziose cartoline color seppia sono state retrodatate a mano al 1921.

Quello che si correrà a Monza domenica 8 settembre prossimo sarà il Gran Premio d’Italia numero 90. Cifra importante, costruita anno dopo anno attorno a quel simbolo dell’automobilismo mondiale che è l’Autodromo di Monza.

Il primo di questi novanta gran premi d’Italia, tuttavia, non si disputò a Monza ma sul circuito cittadino di Montichiari, vicino a Brescia. Era il 4 settembre del 1921, la pista di Monza sarebbe stata inaugurata solo l’anno successivo: tanta era però la voglia di tornare a correre in macchina dopo gli anni di guerra e quei 17 chilometri di strada immaginati nella campagna di Montichiari dal commendator Arturo Mercanti, allora direttore dell’Automobile Club di Milano, apparvero subito adatti per la prima corsa automobilistica tricolore. In verità, in quel settembre del 1921, all’enorme interesse da parte del pubblico non corrispose una folta presenza di piloti. Erano infatti solo sei le vetture alla partenza: le tre francesi Ballot 3 litri guidate da Jules Goux, Jean Chassagne e Ralph De Palma contro le tre Fiat 802 di Pietro Bordino, Ugo Sivocci e Louis Wagner. Tutte e sei equipaggiate con i nuovissimi pneumatici Pirelli Cord che, grazie alla loro innovativa struttura di carcassa, permettevano prestazioni fino ad allora impensate. Tra qualche incertezza dovuta alla novità del campo di gara e un po’ di ingenuità organizzative – si era pur sempre all’alba dell’automobilismo – la partita Italia-Francia la vinse Jules Goux, che a bordo della Ballot completò i trenta giri di Montichiari in poco più di tre ore e mezza davanti ai connazionali Chassagne e Wagner, quest’ultimo il solo in grado di condurre al traguardo la Fiat. D’altra parte, Goux conosceva molto bene i suoi “pneus”: almeno fin dal Grand Prix di Francia del 1913, quando si era piazzato secondo dietro a Georges  Boillot  portando dunque alla doppietta le Peugeot equipaggiate Pirelli.

Oggi, una rara fotografia custodita presso l’Archivio Storico ci mostra  Goux al volante del suo bolide azzurro intento a fissare il fotografo con aria di sfida: al suo fianco, fa capolino il meccanico Lebouc. Lo scatto è datato 4 settembre 1921. Poi venne il luglio del 1922, con i campioni di casa Pietro Bordino e Felice Nazzaro a inaugurare il nuovissimo autodromo di Monza: da quel momento il Grand Prix d’Italia trovava la sua collocazione pressochè definitiva, se si escludono un paio di edizioni a Livorno e Torino, oltre alle  sospensioni in periodo bellico. Furono proprio Bordino e Nazzaro a imporsi in quel secondo Gran Premio d’Italia, il 10 settembre 1922. Arrivarono rispettivamente primo e secondo, entrambi su automobili Fiat, entrambi con pneumatici Pirelli Cord. Solo una settimana prima, il 3 settembre 1922, le Fiat 502 SS di Bordino, Enrico Giaccone, Evasio Lampiano e Carlo Salamano avevano dominato a Monza la seconda edizione del Gran Premio Vetturette. Anche di quella gloriosa settimana motoristica monzese l’Archivio Storico conserva un meraviglioso servizio fotografico: scatti resi ancora più particolari dal fatto che quelle preziose cartoline color seppia sono state retrodatate a mano al 1921.

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