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Derby “rossonerazzurro” nella storia di Pirelli

Domenica 7 ottobre 2012: è tempo di derby Milan-Inter. Un derby che da sempre in casa Pirelli è “rossonerazzurro”.

È nerazzurro, certo, da quel giugno del 1995 quando la P Lunga andò a stamparsi indelebilmente sulla maglia della Beneamata. Sono quasi vent’anni che è lì, un record nel mondo del calcio. Ma il derby è anche stato rossonero. Per altrettanti vent’anni, cioé da quel lontano 1909 quando Piero Pirelli -figlio di Giovanni Battista e co-gerente dell’azienda di famiglia- divenne presidente del Milan Cricket and Football Club. Quando i soci lo acclamarono presidente dissero che “come non si potrebbe concepire una società senza uno Statuto e regolamento, così non si può concepire il Milan senza il suo presidente Pirelli”. Il Signor Piero resterà in carica fino al 1929.

È un derby nerazzurro, perché nel 1964 l’interistissimo poeta e scrittore Vittorio Sereni scrive “Il fantasma nerazzurro”, dove si racconta di Pepìn Meazza e delle sue magie, e poi di Sarti, e di Suarez e di casti striscioni che recitavano “sia la sorte azzurra o nera/viva l’Inter viva Herrera”. E dove viene pubblicato il lungo articolo di fede nerazzurra se non sulla Rivista Pirelli, numero 5 del 1964?

È un derby rossonero, perché nel 1925 il campo da gioco del Milan era al Trotter e i giocatori usavano -per cambiarsi- lo scantinato di casa Pirelli in via Ponte Seveso. Il Presidente Signor Piero risolse il problema facendo costruire per i suoi un vero e proprio stadio nuovo di zecca. Il gioiello fu inaugurato nel 1926, e la zona era quella di San Siro…

È un derby nerazzurro, perché nel 1997 arriva all’Inter il fenomeno Ronaldo che l’anno dopo diventa il Redentore nella famosissima pubblicità che lo vede dominare Rio de Janeiro dall’alto del Corcovado, e il suo piede è un battistrada Pirelli P3000: “la Potenza è Nulla senza Controllo”.

Domenica 7 ottobre sarà derby e per dirla con Sereni “non ci sarebbe il Milan se non ci fosse l’Inter (e reciprocamente, è ovvio) e l’amore viscerale per una delle sue parti assorbe anche un po’ del suo opposto”.

Domenica 7 ottobre 2012: è tempo di derby Milan-Inter. Un derby che da sempre in casa Pirelli è “rossonerazzurro”.

È nerazzurro, certo, da quel giugno del 1995 quando la P Lunga andò a stamparsi indelebilmente sulla maglia della Beneamata. Sono quasi vent’anni che è lì, un record nel mondo del calcio. Ma il derby è anche stato rossonero. Per altrettanti vent’anni, cioé da quel lontano 1909 quando Piero Pirelli -figlio di Giovanni Battista e co-gerente dell’azienda di famiglia- divenne presidente del Milan Cricket and Football Club. Quando i soci lo acclamarono presidente dissero che “come non si potrebbe concepire una società senza uno Statuto e regolamento, così non si può concepire il Milan senza il suo presidente Pirelli”. Il Signor Piero resterà in carica fino al 1929.

È un derby nerazzurro, perché nel 1964 l’interistissimo poeta e scrittore Vittorio Sereni scrive “Il fantasma nerazzurro”, dove si racconta di Pepìn Meazza e delle sue magie, e poi di Sarti, e di Suarez e di casti striscioni che recitavano “sia la sorte azzurra o nera/viva l’Inter viva Herrera”. E dove viene pubblicato il lungo articolo di fede nerazzurra se non sulla Rivista Pirelli, numero 5 del 1964?

È un derby rossonero, perché nel 1925 il campo da gioco del Milan era al Trotter e i giocatori usavano -per cambiarsi- lo scantinato di casa Pirelli in via Ponte Seveso. Il Presidente Signor Piero risolse il problema facendo costruire per i suoi un vero e proprio stadio nuovo di zecca. Il gioiello fu inaugurato nel 1926, e la zona era quella di San Siro…

È un derby nerazzurro, perché nel 1997 arriva all’Inter il fenomeno Ronaldo che l’anno dopo diventa il Redentore nella famosissima pubblicità che lo vede dominare Rio de Janeiro dall’alto del Corcovado, e il suo piede è un battistrada Pirelli P3000: “la Potenza è Nulla senza Controllo”.

Domenica 7 ottobre sarà derby e per dirla con Sereni “non ci sarebbe il Milan se non ci fosse l’Inter (e reciprocamente, è ovvio) e l’amore viscerale per una delle sue parti assorbe anche un po’ del suo opposto”.

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