La nascita di un’azienda internazionale
Oggi la Pirelli compie centoquarantasette anni: è il 28 gennaio del 1872 quando Giovanni Battista Pirelli firma l’atto costitutivo della società “in accomandita semplice” G.B. Pirelli & C., a Milano. Eppure la storia dell’azienda ha anche radici internazionali: nel marzo del 1871 il neolaureato ingegner Giovanni Battista, in viaggio nelle valli svizzere, annota nel suo diario alcuni tratti del paese che sta visitando: “Istituzioni e indole del popolo s’accordano a proteggere e far progredire il lavoro. Il fabbricante, il direttore, è attivo, assiduo e amico dell’operajo, questi intelligente, operoso, maneggevole… L’accordo tra il capitale e il lavoro è pienamente ottenuto. L’armonia, l’amore, e l’ajuto reciproco ne è la benefica conseguenza. Nelle istituzioni c’è molto da imparare in quei paesi ed io auguro al mio che industrialmente gli possa un giorno assomigliare”.
La Confederazione svizzera è una delle tappe – insieme a Germania, Belgio e Francia – del “viaggio di istruzione all’estero” che Giovanni Battista può compiere grazie alla vittoria, come miglior studente del corso di ingegneria industriale al Politecnico di Milano, di una borsa di studio di 3.000 lire indetta dalla nobildonna milanese Teresa Kramer-Berra. Denaro da investire andando a visitare di persona quella Seconda Rivoluzione Industriale che sta sbocciando in alcuni paesi europei, mentre in Italia ancora stenta a decollare. Un anno di tempo, un “Grand Tour” all’estero per imparare a diventare imprenditori moderni e aperti all’innovazione. E la più innovativa tra le imprese pare essere quella del caucciù: pochi anni prima Giovanni Battista ha visto a Genova il relitto di una nave da guerra affondata e miracolosamente riportata in superficie grazie all’utilizzo di tubi “in caucciù” francesi. Dunque, lo studio dell’industria tedesca e francese della gomma come uno degli obiettivi del viaggio di studio: “partii con questa bandiera, ma solo pro-forma, riservandomi di vedere e studiare altro… tutte le industrie mi interessavano egualmente”.
È denso di appunti tecnici il diario di viaggio dell’ingegnere: schizzi di macchinari sconosciuti usati in tessitura, descrizioni minuziose del processo produttivo delle locomotive, layout di stabilimenti all’avanguardia per l’epoca. La visita che si rivelerà risolutrice per il suo futuro di imprenditore avviene il 12 maggio del 1871, quando Giovanni Battista visita la “Fabbrica di oggetti in caoutchouc di Voigt e Winde” a Berlino. Finalmente la gomma! Perché, come aveva scritto qualche settimana prima all’amico Ettore Paladini, “dopo averle fatto la corte in tutti i modi possibili son finalmente riuscito a farmi presentare a quella ritrosa madamigella che è l’industria in caoutchouc. Ciò è successo a Mannheim. Presentazione – quattro parole – un giro nelle sale, e poi la m’è scappata. Spero di rivederla a Berlino”. E dopo Berlino ecco la fabbrica per articoli in caoutchouc di Gustave Luyckx a Bruxelles e poi quella del sig. Casassa a Charenton in Francia: François Casassa tornerà nella storia della G.B. Pirelli & C. diventandone socio, come un altro francese, Aimée Goulard, primo Direttore tecnico della Pirelli.
Senza passare dall’Inghilterra, il viaggiatore torna a Milano nel settembre del 1871: è il momento di trovare dei soci disposti a realizzare l’idea. “Nel cervello di uno studente romantico il progetto di un’industria nuova”, titolerà più tardi un articolo della rivista “Pirelli” dedicato alla sua impresa.
Oggi la Pirelli compie centoquarantasette anni: è il 28 gennaio del 1872 quando Giovanni Battista Pirelli firma l’atto costitutivo della società “in accomandita semplice” G.B. Pirelli & C., a Milano. Eppure la storia dell’azienda ha anche radici internazionali: nel marzo del 1871 il neolaureato ingegner Giovanni Battista, in viaggio nelle valli svizzere, annota nel suo diario alcuni tratti del paese che sta visitando: “Istituzioni e indole del popolo s’accordano a proteggere e far progredire il lavoro. Il fabbricante, il direttore, è attivo, assiduo e amico dell’operajo, questi intelligente, operoso, maneggevole… L’accordo tra il capitale e il lavoro è pienamente ottenuto. L’armonia, l’amore, e l’ajuto reciproco ne è la benefica conseguenza. Nelle istituzioni c’è molto da imparare in quei paesi ed io auguro al mio che industrialmente gli possa un giorno assomigliare”.
La Confederazione svizzera è una delle tappe – insieme a Germania, Belgio e Francia – del “viaggio di istruzione all’estero” che Giovanni Battista può compiere grazie alla vittoria, come miglior studente del corso di ingegneria industriale al Politecnico di Milano, di una borsa di studio di 3.000 lire indetta dalla nobildonna milanese Teresa Kramer-Berra. Denaro da investire andando a visitare di persona quella Seconda Rivoluzione Industriale che sta sbocciando in alcuni paesi europei, mentre in Italia ancora stenta a decollare. Un anno di tempo, un “Grand Tour” all’estero per imparare a diventare imprenditori moderni e aperti all’innovazione. E la più innovativa tra le imprese pare essere quella del caucciù: pochi anni prima Giovanni Battista ha visto a Genova il relitto di una nave da guerra affondata e miracolosamente riportata in superficie grazie all’utilizzo di tubi “in caucciù” francesi. Dunque, lo studio dell’industria tedesca e francese della gomma come uno degli obiettivi del viaggio di studio: “partii con questa bandiera, ma solo pro-forma, riservandomi di vedere e studiare altro… tutte le industrie mi interessavano egualmente”.
È denso di appunti tecnici il diario di viaggio dell’ingegnere: schizzi di macchinari sconosciuti usati in tessitura, descrizioni minuziose del processo produttivo delle locomotive, layout di stabilimenti all’avanguardia per l’epoca. La visita che si rivelerà risolutrice per il suo futuro di imprenditore avviene il 12 maggio del 1871, quando Giovanni Battista visita la “Fabbrica di oggetti in caoutchouc di Voigt e Winde” a Berlino. Finalmente la gomma! Perché, come aveva scritto qualche settimana prima all’amico Ettore Paladini, “dopo averle fatto la corte in tutti i modi possibili son finalmente riuscito a farmi presentare a quella ritrosa madamigella che è l’industria in caoutchouc. Ciò è successo a Mannheim. Presentazione – quattro parole – un giro nelle sale, e poi la m’è scappata. Spero di rivederla a Berlino”. E dopo Berlino ecco la fabbrica per articoli in caoutchouc di Gustave Luyckx a Bruxelles e poi quella del sig. Casassa a Charenton in Francia: François Casassa tornerà nella storia della G.B. Pirelli & C. diventandone socio, come un altro francese, Aimée Goulard, primo Direttore tecnico della Pirelli.
Senza passare dall’Inghilterra, il viaggiatore torna a Milano nel settembre del 1871: è il momento di trovare dei soci disposti a realizzare l’idea. “Nel cervello di uno studente romantico il progetto di un’industria nuova”, titolerà più tardi un articolo della rivista “Pirelli” dedicato alla sua impresa.