Quando l’etere è globale.
Tutto il mondo Pirelli in TV
Pirelli è stata un’azienda internazionale fin dall’inizio della sua storia: risale infatti al 1902 il primo stabilimento all’estero, in Spagna. Negli anni immediatamente successivi sono state inaugurate le fabbriche in Inghilterra, e poi in Argentina, in Brasile… Fino ad arrivare al “mondo Pirelli” di oggi, con 18 stabilimenti in 12 paesi. E sempre più globale è diventata nel tempo anche la comunicazione visiva del Gruppo. Da questo punto di vista, l’avvento della televisione ha avuto un effetto accelerativo senza precedenti: attraverso il mezzo comune della TV, tutte le Pirelli del mondo hanno infatti creato un loro lessico pubblicitario che ne ha caratterizzato fortemente l’immagine. Gli anni Ottanta del Novecento, in particolare, hanno visto moltiplicarsi gli sforzi creativi da parte di tutti i diversi mercati del Gruppo: il pneumatico come oggetto di un “racconto” globale da declinare su gusti e orientamenti locali, paese per paese. Il volume La Pubblicità con la P maiuscola, realizzato dalla Fondazione Pirelli nel 2017 come indagine sulla comunicazione visiva dagli anni Settanta ai primi anni Duemila, dedica un’ampia sezione proprio a questo fenomeno della pubblicità televisiva del recente passato, al mondo Pirelli che si riflette nello schermo della TV.
È la consociata inglese Pirelli Limited a distinguersi in quegli anni per creatività, con una serie di spot che hanno segnato un’epoca. D’altra parte, proprio in terra inglese era nato già negli anni Sessanta il Calendario Pirelli, e sempre dalla Pirelli Ltd era stato prodotto, nel 1966, il lungometraggio La lepre e la tartaruga, in cui il regista Hugh Hudson (premio Oscar per “Momenti di gloria”) racconta un inseguimento tra una Jaguar e un camion lungo l’Autostrada del Sole sotto il segno del Cinturato. Nel 1980 la consociata inglese realizza lo spot Pirellibility, considerato uno tra i primi esperimenti di animazione digitalizzata e poi, nel 1986, il racconto thriller Double Indemnity che, con l’headline Gripping Stuff, farà storia nei mercati anglofoni. È del 1989 un altro piccolo capolavoro televisivo: l’epico The Day the Earth Stood Still, protagonista il Pirelli P Zero sulla Lamborghini Countach Anniversary sullo sfondo dei Sassi di Matera.
L’Italia “risponde” negli stessi anni con La base della sicurezza: un ragazzino biondo che gioca in mezzo alla strada, la frenata provvidenziale della macchina bianca in arrivo dotata di pneumatici Pirelli Serie Larga. Nessuna parola, nessuna colonna sonora: la creatività è quella dell’agenzia interna Centro. Nel 1983 in Francia viene lanciata la campagna Une sculpture d’avance, in cui il protagonista è un umanoide che in un’atmosfera ipertecnologica si muove rapidamente grazie a un pneumatico Pirelli P8, mentre in Scandinavia viene proposto il geniale The most wanted tyres: al “centro della scena” una ragazza in tacchi a spillo rossi che lascia incautamente incustodita la sua Ferrari gommata Pirelli P7. In Germania viene lanciata in quegli anni la campagna Die Beine Ihres Autos: brevi filmati nei quali i protagonisti si spostano in equilibrio su un pneumatico come fosse “sulle gambe delle loro auto”; arrivano invece dalla Spagna le atmosfere romantiche di Reflejos, e dalla Turchia il divertente spot di un Pirelli P4 dotato di vita propria.
Fa storia a sé, in questi anni Ottanta televisivi, il Brasile: nel ciclo di mini-comedies Que categoria! del 1981, testimonial famosi come il calciatore Sócrates, l’attrice Kate Lyra, il pilota automobilistico Wilson Fittipaldi entrano nel negozio del gommista per acquistare il “Cinturaço”. E sempre dal paese sudamericano ci giunge Pantera, a fine decennio, tutto giocato sull’inseguimento tra la Jaguar nera di Diabolik e la pantera nera i cui artigli tracciano il disegno del Pirelli P600. Sono anni di completa autonomia di linguaggi e registri comunicativi: dovrà arrivare Sharon Stone, nel 1993, a “riunire” tutte le Pirelli del mondo nella celebre campagna internazionale Se vuoi guidare, guida davvero. Una grande testimonial per una comunicazione davvero “globale”.
Pirelli è stata un’azienda internazionale fin dall’inizio della sua storia: risale infatti al 1902 il primo stabilimento all’estero, in Spagna. Negli anni immediatamente successivi sono state inaugurate le fabbriche in Inghilterra, e poi in Argentina, in Brasile… Fino ad arrivare al “mondo Pirelli” di oggi, con 18 stabilimenti in 12 paesi. E sempre più globale è diventata nel tempo anche la comunicazione visiva del Gruppo. Da questo punto di vista, l’avvento della televisione ha avuto un effetto accelerativo senza precedenti: attraverso il mezzo comune della TV, tutte le Pirelli del mondo hanno infatti creato un loro lessico pubblicitario che ne ha caratterizzato fortemente l’immagine. Gli anni Ottanta del Novecento, in particolare, hanno visto moltiplicarsi gli sforzi creativi da parte di tutti i diversi mercati del Gruppo: il pneumatico come oggetto di un “racconto” globale da declinare su gusti e orientamenti locali, paese per paese. Il volume La Pubblicità con la P maiuscola, realizzato dalla Fondazione Pirelli nel 2017 come indagine sulla comunicazione visiva dagli anni Settanta ai primi anni Duemila, dedica un’ampia sezione proprio a questo fenomeno della pubblicità televisiva del recente passato, al mondo Pirelli che si riflette nello schermo della TV.
È la consociata inglese Pirelli Limited a distinguersi in quegli anni per creatività, con una serie di spot che hanno segnato un’epoca. D’altra parte, proprio in terra inglese era nato già negli anni Sessanta il Calendario Pirelli, e sempre dalla Pirelli Ltd era stato prodotto, nel 1966, il lungometraggio La lepre e la tartaruga, in cui il regista Hugh Hudson (premio Oscar per “Momenti di gloria”) racconta un inseguimento tra una Jaguar e un camion lungo l’Autostrada del Sole sotto il segno del Cinturato. Nel 1980 la consociata inglese realizza lo spot Pirellibility, considerato uno tra i primi esperimenti di animazione digitalizzata e poi, nel 1986, il racconto thriller Double Indemnity che, con l’headline Gripping Stuff, farà storia nei mercati anglofoni. È del 1989 un altro piccolo capolavoro televisivo: l’epico The Day the Earth Stood Still, protagonista il Pirelli P Zero sulla Lamborghini Countach Anniversary sullo sfondo dei Sassi di Matera.
L’Italia “risponde” negli stessi anni con La base della sicurezza: un ragazzino biondo che gioca in mezzo alla strada, la frenata provvidenziale della macchina bianca in arrivo dotata di pneumatici Pirelli Serie Larga. Nessuna parola, nessuna colonna sonora: la creatività è quella dell’agenzia interna Centro. Nel 1983 in Francia viene lanciata la campagna Une sculpture d’avance, in cui il protagonista è un umanoide che in un’atmosfera ipertecnologica si muove rapidamente grazie a un pneumatico Pirelli P8, mentre in Scandinavia viene proposto il geniale The most wanted tyres: al “centro della scena” una ragazza in tacchi a spillo rossi che lascia incautamente incustodita la sua Ferrari gommata Pirelli P7. In Germania viene lanciata in quegli anni la campagna Die Beine Ihres Autos: brevi filmati nei quali i protagonisti si spostano in equilibrio su un pneumatico come fosse “sulle gambe delle loro auto”; arrivano invece dalla Spagna le atmosfere romantiche di Reflejos, e dalla Turchia il divertente spot di un Pirelli P4 dotato di vita propria.
Fa storia a sé, in questi anni Ottanta televisivi, il Brasile: nel ciclo di mini-comedies Que categoria! del 1981, testimonial famosi come il calciatore Sócrates, l’attrice Kate Lyra, il pilota automobilistico Wilson Fittipaldi entrano nel negozio del gommista per acquistare il “Cinturaço”. E sempre dal paese sudamericano ci giunge Pantera, a fine decennio, tutto giocato sull’inseguimento tra la Jaguar nera di Diabolik e la pantera nera i cui artigli tracciano il disegno del Pirelli P600. Sono anni di completa autonomia di linguaggi e registri comunicativi: dovrà arrivare Sharon Stone, nel 1993, a “riunire” tutte le Pirelli del mondo nella celebre campagna internazionale Se vuoi guidare, guida davvero. Una grande testimonial per una comunicazione davvero “globale”.