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“Una vera e onesta collaborazione tra membri di uno stesso organismo civile”: Franco Russoli e la Rivista Pirelli

Con queste parole Franco Russoli descrive sul n. 1 del 1969 della Rivista Pirelli la collaborazione instaurata con il bimestrale e con il suo direttore, Arrigo Castellani, da poco scomparso. Un contributo avviato nel 1962 con la rubrica dal titolo “Pretesti e appunti”, firmata dallo storico e critico dell’arte su ogni numero della rivista fino al 1970. Continua Russoli nelle pagine che la rivista dedica al compianto direttore, tratteggiando il carattere dell’operazione: “non l’argomento arte al servizio della stampa aziendale e dei suoi interessi pubblicitari nè sfruttamento di una struttura per oziose divagazioni artistiche”, ma una cooperazione libera, appunto, tra due intellettuali convinti dell’importanza dell’arte per lo sviluppo sociale e civile.

Franco Russoli nasce il 9 luglio 1923 a Firenze. Dopo la laurea in storia dell’arte e le prime esperienze lavorative in Toscana, dal 1950 è a Milano, dove inizia a collaborare con Fernanda Wittgens, Soprintendente ai monumenti e alle Gallerie della Lombardia, nonché prima donna direttrice della Pinacoteca di Brera, in un momento di straordinario fermento della cultura milanese. Scrive Paolo Martelli in un ricordo di Russoli sul sito della Pinacoteca di Brera che “si poteva assimilare la coppia Wittgens-Russoli per l’arte a quella di Grassi-Strehler per il teatro. Si trattava di recuperare 25 anni di isolamento dell’Italia”. A loro si devono la riapertura, nel 1951, del Museo Poldi Pezzoli pesantemente bombardato, e la grande mostra a Palazzo Reale su Pablo Picasso, la più importante mai organizzata in Europa sull’artista, curata dallo stesso Russoli. In questi anni di ricostruzione e rinascita della cultura a Milano, prende il via anche l’esperienza della Rivista Pirelli, terreno di incontro tra cultura scientifica e cultura umanistica, voluta dal poeta-ingegnere Leonardo Sinisgalli. Le strade di Russoli e della rivista si incrociano qualche anno più tardi. Nel 1957, quando Russoli succede alla Wittgens alla direzione di Brera, incarico che mantiene fino alla morte, Arrigo Castellani assume il ruolo di direttore responsabile del bimestrale edito dalla Pirelli. Il nuovo direttore, con la sua “fiducia nella funzione sociale della libera impresa cosciente dei suoi compiti illuministici” ha un preciso programma di promozione dell’arte sulle pagine del magazine. Per realizzarlo si avvale della collaborazione di Russoli, conosciuto durante una serata d’asta. È il 1962 e Castellani decide di affidare allo storico e critico dell’arte una rubrica fissa sulle pagine della rivista: “una specie di taccuino o di appunti sui temi di sua scelta in assoluta libertà”, scrive a Vittorio Sereni, allora capo Ufficio Stampa della Pirelli, in una lettera conservata nell’archivio del poeta. Nasce così “Pretesti e appunti”: brevi testi in forma di elzeviro su vari temi dell’arte, divagazioni che, nelle intenzioni dello stesso Russoli, dovevano essere il “pretesto e lo spunto per porre in evidenza e per introdurre il discorso su problemi di portata civile”. In questi anni di riflessione sulla funzione civile dell’arte e sul ruolo dell’istituzione museale come luogo di formazione culturale e integrazione sociale, la rubrica per la Rivista è uno dei tanti mezzi con cui Russoli si impegna per la divulgazione della cultura artistica. “Uno strumento” – continua Russoli a proposito della sua rubrica – “per risvegliare […] la nozione di un dovere e di un diritto al ‘servizio’ culturale, nelle sue forme più concrete e impegnate. […] Il passaggio dagli scritti sull’arte contemporanea internazionale, sui maggiori protagonisti, sulle Biennali e Mostre, ai richiami sulla necessità di fare in Italia musei vivi di arte moderna, doveva avvenire naturalmente”.

Il contributo di Russoli non si ferma alla rubrica. A lui si deve certamente una collaborazione più generale con Arrigo Castellani e Vittorio Sereni nel portare l’arte sulla Rivista Pirelli. Con la straordinaria esperienza dei “pittori in fabbrica” innanzitutto, ma anche con la pubblicazione di opere inedite di artisti, spesso accompagnate dal testo di uno scrittore. Scrive Russoli nel già citato ricordo di Castellani del 1969: “ho avuto occasione di assistere a molti incontri tra Arrigo e gli artisti: Giacometti, Guttuso, Ajmone, Carmassi, Fontana, Sambonet, Cascella, Sassu, Biasion, Treccani, Murabito, Cazzaniga, Manzi, Chighine, Sutherland, Cagli e altri ancora […] molti di loro hanno collaborato alla sua rivista”. Per il pittore Arturo Carmassi, Russoli aveva curato il catalogo della prima personale nel 1954 e la prima monografia nel 1960: dopo il fotoservizio del 1962 di Ugo Mulas sulla Biennale di Venezia dove Carmassi espone le sue sculture, nel numero 5-6 del 1966 il pittore pubblica una serie di tavole introdotte da Russoli.  Nel 1968 anche il fotoservizio di Mulas su Lucio Fontana è accompagnato da un testo di Russoli. Da segnalare anche, sempre nel 1966, il testo di denuncia “In trecento contro i draghi” in favore della campagna “Italia da salvare” promossa da Italia nostra per la salvaguardia del patrimonio artistico e paesaggistico italiano. La rubrica di Russoli termina nel 1970 poco prima della chiusura del periodico nel 1972. Negli anni Settanta continua l’impegno di Russoli per la divulgazione artistica attraverso prodotti editoriali, articoli, trasmissioni televisive, così come prosegue il suo impegno per il sogno di una “grande Brera” e per la salvaguardia del patrimonio artistico italiano, con la partecipazione alla fondazione del FAI, nel 1975, insieme a Giulia Maria Mozzoni Crespi, Renato Bazzoni, Alberto Predieri.

Un’eredità importante da ricordare – e celebrare – nel centenario della sua nascita.

Con queste parole Franco Russoli descrive sul n. 1 del 1969 della Rivista Pirelli la collaborazione instaurata con il bimestrale e con il suo direttore, Arrigo Castellani, da poco scomparso. Un contributo avviato nel 1962 con la rubrica dal titolo “Pretesti e appunti”, firmata dallo storico e critico dell’arte su ogni numero della rivista fino al 1970. Continua Russoli nelle pagine che la rivista dedica al compianto direttore, tratteggiando il carattere dell’operazione: “non l’argomento arte al servizio della stampa aziendale e dei suoi interessi pubblicitari nè sfruttamento di una struttura per oziose divagazioni artistiche”, ma una cooperazione libera, appunto, tra due intellettuali convinti dell’importanza dell’arte per lo sviluppo sociale e civile.

Franco Russoli nasce il 9 luglio 1923 a Firenze. Dopo la laurea in storia dell’arte e le prime esperienze lavorative in Toscana, dal 1950 è a Milano, dove inizia a collaborare con Fernanda Wittgens, Soprintendente ai monumenti e alle Gallerie della Lombardia, nonché prima donna direttrice della Pinacoteca di Brera, in un momento di straordinario fermento della cultura milanese. Scrive Paolo Martelli in un ricordo di Russoli sul sito della Pinacoteca di Brera che “si poteva assimilare la coppia Wittgens-Russoli per l’arte a quella di Grassi-Strehler per il teatro. Si trattava di recuperare 25 anni di isolamento dell’Italia”. A loro si devono la riapertura, nel 1951, del Museo Poldi Pezzoli pesantemente bombardato, e la grande mostra a Palazzo Reale su Pablo Picasso, la più importante mai organizzata in Europa sull’artista, curata dallo stesso Russoli. In questi anni di ricostruzione e rinascita della cultura a Milano, prende il via anche l’esperienza della Rivista Pirelli, terreno di incontro tra cultura scientifica e cultura umanistica, voluta dal poeta-ingegnere Leonardo Sinisgalli. Le strade di Russoli e della rivista si incrociano qualche anno più tardi. Nel 1957, quando Russoli succede alla Wittgens alla direzione di Brera, incarico che mantiene fino alla morte, Arrigo Castellani assume il ruolo di direttore responsabile del bimestrale edito dalla Pirelli. Il nuovo direttore, con la sua “fiducia nella funzione sociale della libera impresa cosciente dei suoi compiti illuministici” ha un preciso programma di promozione dell’arte sulle pagine del magazine. Per realizzarlo si avvale della collaborazione di Russoli, conosciuto durante una serata d’asta. È il 1962 e Castellani decide di affidare allo storico e critico dell’arte una rubrica fissa sulle pagine della rivista: “una specie di taccuino o di appunti sui temi di sua scelta in assoluta libertà”, scrive a Vittorio Sereni, allora capo Ufficio Stampa della Pirelli, in una lettera conservata nell’archivio del poeta. Nasce così “Pretesti e appunti”: brevi testi in forma di elzeviro su vari temi dell’arte, divagazioni che, nelle intenzioni dello stesso Russoli, dovevano essere il “pretesto e lo spunto per porre in evidenza e per introdurre il discorso su problemi di portata civile”. In questi anni di riflessione sulla funzione civile dell’arte e sul ruolo dell’istituzione museale come luogo di formazione culturale e integrazione sociale, la rubrica per la Rivista è uno dei tanti mezzi con cui Russoli si impegna per la divulgazione della cultura artistica. “Uno strumento” – continua Russoli a proposito della sua rubrica – “per risvegliare […] la nozione di un dovere e di un diritto al ‘servizio’ culturale, nelle sue forme più concrete e impegnate. […] Il passaggio dagli scritti sull’arte contemporanea internazionale, sui maggiori protagonisti, sulle Biennali e Mostre, ai richiami sulla necessità di fare in Italia musei vivi di arte moderna, doveva avvenire naturalmente”.

Il contributo di Russoli non si ferma alla rubrica. A lui si deve certamente una collaborazione più generale con Arrigo Castellani e Vittorio Sereni nel portare l’arte sulla Rivista Pirelli. Con la straordinaria esperienza dei “pittori in fabbrica” innanzitutto, ma anche con la pubblicazione di opere inedite di artisti, spesso accompagnate dal testo di uno scrittore. Scrive Russoli nel già citato ricordo di Castellani del 1969: “ho avuto occasione di assistere a molti incontri tra Arrigo e gli artisti: Giacometti, Guttuso, Ajmone, Carmassi, Fontana, Sambonet, Cascella, Sassu, Biasion, Treccani, Murabito, Cazzaniga, Manzi, Chighine, Sutherland, Cagli e altri ancora […] molti di loro hanno collaborato alla sua rivista”. Per il pittore Arturo Carmassi, Russoli aveva curato il catalogo della prima personale nel 1954 e la prima monografia nel 1960: dopo il fotoservizio del 1962 di Ugo Mulas sulla Biennale di Venezia dove Carmassi espone le sue sculture, nel numero 5-6 del 1966 il pittore pubblica una serie di tavole introdotte da Russoli.  Nel 1968 anche il fotoservizio di Mulas su Lucio Fontana è accompagnato da un testo di Russoli. Da segnalare anche, sempre nel 1966, il testo di denuncia “In trecento contro i draghi” in favore della campagna “Italia da salvare” promossa da Italia nostra per la salvaguardia del patrimonio artistico e paesaggistico italiano. La rubrica di Russoli termina nel 1970 poco prima della chiusura del periodico nel 1972. Negli anni Settanta continua l’impegno di Russoli per la divulgazione artistica attraverso prodotti editoriali, articoli, trasmissioni televisive, così come prosegue il suo impegno per il sogno di una “grande Brera” e per la salvaguardia del patrimonio artistico italiano, con la partecipazione alla fondazione del FAI, nel 1975, insieme a Giulia Maria Mozzoni Crespi, Renato Bazzoni, Alberto Predieri.

Un’eredità importante da ricordare – e celebrare – nel centenario della sua nascita.

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