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Innovazione e cambiamento climatico. Cosa fare?

La diverse interpretazioni economiche di quanto sta accadendo

Crescita e ambiente, impresa e territorio. Passando per tutte le sfumature date dall’umanità coinvolta nella produzione. E nei mercati. E tenendo conto dell’innovazione come carburante per fare di più e meglio. Tema trasversale, quello delle relazioni tra ricerca, impresa, ambiente e territorio. Tema che va continuamente esplorato e “rinfrescato”. Con attenzione alle sue numerose interpretazioni. E’ quanto fa Fabio Menghini con il suo intervento “Pensiero economico, innovazione e cambiamento climatico” apparso recentemente in Equilibri.

Menghini guarda al tema dal punto di vista della scienza economica e con una constatazione: l’economia sembra incapace di dare contributi decisivi al dibattito sul cambiamento climatico. La motivazione di questa incapacità potrebbe essere, di fatto, una sola: i modelli dell’economia non comprendono, se non come variabili esogene al sistema che stanno studiando, i grandi temi ambientali che stanno condizionando in modo significativo le sorti del nostro Pianeta. Limitazione importante perché, come tecnicamente ormai appurato, la produzione e l’organizzazione necessaria per ottenerla, sono sempre più connesse proprio con l’ambiente che, appunto, non viene però considerato come variabile economica. Da qui il divario tra economia e realtà produttiva. Una questione anche culturale, che determina analisi distorte e dannose.

Il contributo di Menghini non si ferma qui, ma prosegue prendendo in considerazione alcuni esempi di interpretazioni economiche di quello che sta accadendo. Esempi diametralmente opposti, che fanno comprendere molto bene la difficoltà del tema. In particolare, l’autore affronta tre analisi diverse. Quanto delineato dall’interpretazione che vede l’innovazione e la crescita come concluse e prevede un’era di stagnazione secolare, il quadro descritto da chi vede il progresso tecnologico come inarrestabile e in grado di sostenere la crescita e risolvere i problemi del degrado ambientale e, infine, la visione di chi pensa l’innovazione, come motore del cambiamento, sia necessaria per contrastare il cambiamento climatico, sostenuta però dal ruolo attivo dello Stato e da una forte politica economica.

L’articolo di Fabio Menghini è un buon strumento per comprendere di più uno dei temi fondamentali di analisi di quanto sta accadendo.

Pensiero economico, innovazione e cambiamento climatico

Fabio Menghini, Equilibri, 1-2/2022, pag. 53-69

La diverse interpretazioni economiche di quanto sta accadendo

Crescita e ambiente, impresa e territorio. Passando per tutte le sfumature date dall’umanità coinvolta nella produzione. E nei mercati. E tenendo conto dell’innovazione come carburante per fare di più e meglio. Tema trasversale, quello delle relazioni tra ricerca, impresa, ambiente e territorio. Tema che va continuamente esplorato e “rinfrescato”. Con attenzione alle sue numerose interpretazioni. E’ quanto fa Fabio Menghini con il suo intervento “Pensiero economico, innovazione e cambiamento climatico” apparso recentemente in Equilibri.

Menghini guarda al tema dal punto di vista della scienza economica e con una constatazione: l’economia sembra incapace di dare contributi decisivi al dibattito sul cambiamento climatico. La motivazione di questa incapacità potrebbe essere, di fatto, una sola: i modelli dell’economia non comprendono, se non come variabili esogene al sistema che stanno studiando, i grandi temi ambientali che stanno condizionando in modo significativo le sorti del nostro Pianeta. Limitazione importante perché, come tecnicamente ormai appurato, la produzione e l’organizzazione necessaria per ottenerla, sono sempre più connesse proprio con l’ambiente che, appunto, non viene però considerato come variabile economica. Da qui il divario tra economia e realtà produttiva. Una questione anche culturale, che determina analisi distorte e dannose.

Il contributo di Menghini non si ferma qui, ma prosegue prendendo in considerazione alcuni esempi di interpretazioni economiche di quello che sta accadendo. Esempi diametralmente opposti, che fanno comprendere molto bene la difficoltà del tema. In particolare, l’autore affronta tre analisi diverse. Quanto delineato dall’interpretazione che vede l’innovazione e la crescita come concluse e prevede un’era di stagnazione secolare, il quadro descritto da chi vede il progresso tecnologico come inarrestabile e in grado di sostenere la crescita e risolvere i problemi del degrado ambientale e, infine, la visione di chi pensa l’innovazione, come motore del cambiamento, sia necessaria per contrastare il cambiamento climatico, sostenuta però dal ruolo attivo dello Stato e da una forte politica economica.

L’articolo di Fabio Menghini è un buon strumento per comprendere di più uno dei temi fondamentali di analisi di quanto sta accadendo.

Pensiero economico, innovazione e cambiamento climatico

Fabio Menghini, Equilibri, 1-2/2022, pag. 53-69

Obiettivi d’impresa, un cambio di passo

Mettere insieme profitto e purpose è possibile, ma occorre una diversa cultura del produrre

 

Non solo profitto ma anche uno scopo più ampio. Senza conflitti tra l’uno e l’altro traguardo. L’orizzonte di una parte sempre più ampia di imprese è questo: far quadrare i conti, non solo economici ma anche sociali e con il territorio di riferimento. E’ necessario, tuttavia, esserne capaci. Cosa non sempre facile, che occorre coltivare con attenzione e accortezza. Anche con l’aiuto di strumenti di analisi e conoscenza adeguati. E’ questo l’obiettivo di “Purpose + Profitto. Come le aziende possono migliorare il mondo e veder crescere gli utili” scritto da George Serafeim e appena pubblicato.

Il libro prende le mosse proprio dall’assenza di conflitto tra il profitto e il purpose cioè gli altri obiettivi d’impresa. L’autore quindi si chiede quali siano le forze che stanno ridisegnando la relazione tra questi due obiettivi e che cosa si possa fare, in concreto, per porre le aziende nella condizione giusta per raggiungere entrambi i traguardi.

Serafeim accompagna quindi i lettori nella comprensione di una serie di punti importanti. Come e perché, per esempio, le questioni ambientali e sociali stiano diventando sempre più rilevanti per le organizzazioni dell’intero pianeta; quali possano essere i modi attraverso i quali le imprese possono progettare e attuare strategie capaci di generare un maggiore impatto positivo sulla società e sul territorio. Successivamente, Serafeim indica sei archetipi di creazione del valore attivabili alla luce di queste nuove tendenze. Il libro passa poi ad analizzare il ruolo degli investitori nel promuovere un maggior riconoscimento delle questioni ESG. Proprio per arrivare ad affrontare i principi ESG, in effetti, Serafeim prende le mosse per sviluppare il suo ragionamento. Un tema, quello della ESG, che nella presentazione del libro viene affrontato correttamente: “L’investimento materiale in sostenibilità comporta costi e investimenti, che appunto riducono il profitto di breve periodo. La sostenibilità infatti non è un pranzo di gala: occorre cambiare gli impianti per ridurre le emissioni; scrivere nuovi protocolli che pongono attenzione a regole cui non siamo abituati; imparare nuove mansioni per lavorare in modo diverso”. Serve, in altri termini, un cambio di passo culturale tutto da esplorare e applicare. Il libro aiuta a fare proprio questo.

Purpose + Profitto. Come le aziende possono migliorare il mondo e veder crescere gli utili

George Serafeim

EGEA, 2022

Mettere insieme profitto e purpose è possibile, ma occorre una diversa cultura del produrre

 

Non solo profitto ma anche uno scopo più ampio. Senza conflitti tra l’uno e l’altro traguardo. L’orizzonte di una parte sempre più ampia di imprese è questo: far quadrare i conti, non solo economici ma anche sociali e con il territorio di riferimento. E’ necessario, tuttavia, esserne capaci. Cosa non sempre facile, che occorre coltivare con attenzione e accortezza. Anche con l’aiuto di strumenti di analisi e conoscenza adeguati. E’ questo l’obiettivo di “Purpose + Profitto. Come le aziende possono migliorare il mondo e veder crescere gli utili” scritto da George Serafeim e appena pubblicato.

Il libro prende le mosse proprio dall’assenza di conflitto tra il profitto e il purpose cioè gli altri obiettivi d’impresa. L’autore quindi si chiede quali siano le forze che stanno ridisegnando la relazione tra questi due obiettivi e che cosa si possa fare, in concreto, per porre le aziende nella condizione giusta per raggiungere entrambi i traguardi.

Serafeim accompagna quindi i lettori nella comprensione di una serie di punti importanti. Come e perché, per esempio, le questioni ambientali e sociali stiano diventando sempre più rilevanti per le organizzazioni dell’intero pianeta; quali possano essere i modi attraverso i quali le imprese possono progettare e attuare strategie capaci di generare un maggiore impatto positivo sulla società e sul territorio. Successivamente, Serafeim indica sei archetipi di creazione del valore attivabili alla luce di queste nuove tendenze. Il libro passa poi ad analizzare il ruolo degli investitori nel promuovere un maggior riconoscimento delle questioni ESG. Proprio per arrivare ad affrontare i principi ESG, in effetti, Serafeim prende le mosse per sviluppare il suo ragionamento. Un tema, quello della ESG, che nella presentazione del libro viene affrontato correttamente: “L’investimento materiale in sostenibilità comporta costi e investimenti, che appunto riducono il profitto di breve periodo. La sostenibilità infatti non è un pranzo di gala: occorre cambiare gli impianti per ridurre le emissioni; scrivere nuovi protocolli che pongono attenzione a regole cui non siamo abituati; imparare nuove mansioni per lavorare in modo diverso”. Serve, in altri termini, un cambio di passo culturale tutto da esplorare e applicare. Il libro aiuta a fare proprio questo.

Purpose + Profitto. Come le aziende possono migliorare il mondo e veder crescere gli utili

George Serafeim

EGEA, 2022

Campiello Juniors selezionate le opere

Campiello giovani. Selezionate le terne finaliste

“Campiello Junior” le due terne

Verso la finale del 2° Premio Campiello Junior: selezionate le terne finaliste

Sono state selezionate oggi le terne finaliste della 2^ edizione del Campiello Junior, il riconoscimento letterario nato dalla collaborazione tra la Fondazione Il Campiello, Fondazione Pirelli e Pirelli per opere italiane di narrativa e poesia scritte per bambini di 7-10 anni e per ragazzi tra gli 11 e i 14 anni. Nel corso di una votazione nell’Auditorium Headquarters Pirelli a Milano, la Giuria del Premio, presieduta dallo scrittore Roberto Piumini e composta da Chiara Lagani, attrice e drammaturga, Martino Negri, docente di didattica della letteratura e letteratura per l’infanzia presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, Michela Possamai, docente presso il corso di Psicologia educativa e clinica dell’Università IUSVE di Venezia, già membro della Giuria campiello Giovani, David Tolin, libraio e membro del direttivo di ALIR, ha decretato i 6 finalisti.

Tra gli oltre 100 libri ammessi, per la categoria “Campiello Junior 7-10 anni” sono saliti sul podio: Carlo Marconi, “Poesie del camminare” (ed. Lapis), Nicola Cinquetti, “L’incredibile notte di Billy Bologna” (ed. Lapis), Nadia Terranova, “Il cortile delle sette fate” (ed. Guanda).

Per la categoria 11-14 anni: Ilaria Rigoli con “A rifare il mondo” (Bompiani ed.) Davide Rigiani con “Il Tullio e l’eolao più stranissimo di tutto il Canton Ticino” (Minimum Fax ed.) e Lilith Moscon con “Bestiario Familiare” (Topipittori ed.).

I libri finalisti verranno ora sottoposti al giudizio dei veri protagonisti di questo premio, una giuria popolare composta da 240 ragazzi, suddivisi in due categorie di 120 ciascuna. Giovani lettori di tutta Italia, chiamati a scegliere il vincitore di questa nuova edizione. Roberto Piumini ha dichiarato: “L’edizione di quest’anno del Premio Campiello Junior presenta delle novità: la divisione in due fasce d’età, perché i bambini e i ragazzi sono lettori diversi, i primi più affettivi e giocosi, gli altri più complicati e a volte anche sofferenti. Poi l’inserimento di un testo di poesia in ogni terna. L’intenzione è doppia: da una parte rendere presente ai ragazzi in modo autorevole la proposta di poesia, che soprattutto nella scuola primaria ha attenzione e elaborazione, ma trova poco materiale e spazio in libreria. La seconda intenzione è appunto un segnale di stimolo e attesa verso l’editoria. Il Premio Campiello Junior potrebbe continuare ad ampliare il suo sguardo, e qualificarsi come Premio della Parola Espressiva, nel circuito o tessuto di scrittura-pubblicazione-lettura-uso sociale che mature riflessioni indicano come cura per il nostro tempo di gran chiasso e poche parole.”

I vincitori saranno annunciati a maggio 2023 e celebrati a settembre durante la Cerimonia di Premiazione del Campiello 2023. Inoltre, la Fondazione Pirelli e il Premio Campiello coinvolgeranno i ragazzi della giuria e tutti i giovani appassionati di lettura in una serie di iniziative dedicate al mondo del libro e dell’editoria, a cui parteciperanno anche gli autori dei libri finalisti.

Sono state selezionate oggi le terne finaliste della 2^ edizione del Campiello Junior, il riconoscimento letterario nato dalla collaborazione tra la Fondazione Il Campiello, Fondazione Pirelli e Pirelli per opere italiane di narrativa e poesia scritte per bambini di 7-10 anni e per ragazzi tra gli 11 e i 14 anni. Nel corso di una votazione nell’Auditorium Headquarters Pirelli a Milano, la Giuria del Premio, presieduta dallo scrittore Roberto Piumini e composta da Chiara Lagani, attrice e drammaturga, Martino Negri, docente di didattica della letteratura e letteratura per l’infanzia presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, Michela Possamai, docente presso il corso di Psicologia educativa e clinica dell’Università IUSVE di Venezia, già membro della Giuria campiello Giovani, David Tolin, libraio e membro del direttivo di ALIR, ha decretato i 6 finalisti.

Tra gli oltre 100 libri ammessi, per la categoria “Campiello Junior 7-10 anni” sono saliti sul podio: Carlo Marconi, “Poesie del camminare” (ed. Lapis), Nicola Cinquetti, “L’incredibile notte di Billy Bologna” (ed. Lapis), Nadia Terranova, “Il cortile delle sette fate” (ed. Guanda).

Per la categoria 11-14 anni: Ilaria Rigoli con “A rifare il mondo” (Bompiani ed.) Davide Rigiani con “Il Tullio e l’eolao più stranissimo di tutto il Canton Ticino” (Minimum Fax ed.) e Lilith Moscon con “Bestiario Familiare” (Topipittori ed.).

I libri finalisti verranno ora sottoposti al giudizio dei veri protagonisti di questo premio, una giuria popolare composta da 240 ragazzi, suddivisi in due categorie di 120 ciascuna. Giovani lettori di tutta Italia, chiamati a scegliere il vincitore di questa nuova edizione. Roberto Piumini ha dichiarato: “L’edizione di quest’anno del Premio Campiello Junior presenta delle novità: la divisione in due fasce d’età, perché i bambini e i ragazzi sono lettori diversi, i primi più affettivi e giocosi, gli altri più complicati e a volte anche sofferenti. Poi l’inserimento di un testo di poesia in ogni terna. L’intenzione è doppia: da una parte rendere presente ai ragazzi in modo autorevole la proposta di poesia, che soprattutto nella scuola primaria ha attenzione e elaborazione, ma trova poco materiale e spazio in libreria. La seconda intenzione è appunto un segnale di stimolo e attesa verso l’editoria. Il Premio Campiello Junior potrebbe continuare ad ampliare il suo sguardo, e qualificarsi come Premio della Parola Espressiva, nel circuito o tessuto di scrittura-pubblicazione-lettura-uso sociale che mature riflessioni indicano come cura per il nostro tempo di gran chiasso e poche parole.”

I vincitori saranno annunciati a maggio 2023 e celebrati a settembre durante la Cerimonia di Premiazione del Campiello 2023. Inoltre, la Fondazione Pirelli e il Premio Campiello coinvolgeranno i ragazzi della giuria e tutti i giovani appassionati di lettura in una serie di iniziative dedicate al mondo del libro e dell’editoria, a cui parteciperanno anche gli autori dei libri finalisti.

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Tempo libero: sport e cultura

Negli anni Venti le iniziative di welfare vengono riorganizzate con l’istituzione del Dopolavoro aziendale Pirelli, che prevede una rete ampia e articolata di servizi in grado di soddisfare tutti i bisogni della comunità pirelliana. È in questo contesto che nasce l’offerta di attività culturali e sportive dedicate al tempo libero. Il Gruppo Sportivo Pirelli include le sezioni calcio, tennis, pallacanestro, scherma, atletica, bocce, sci e alpinismo, ciclo e moto turismo. Le attività sono praticate nei campi e impianti sportivi antistanti lo stabilimento della Bicocca o in altre strutture.

Il Gruppo Sportivo Pirelli cresce negli anni allargando sempre di più il ventaglio delle discipline offerte e arrivando negli anni Settanta ad articolarsi in 18 sezioni con oltre 2.500 iscritti. Gli atleti gareggiano nei campionati sociali e in competizioni a livello regionale e nazionale conseguendo importanti risultati, e possono vantare tra le loro fila anche un campione olimpico: Adolfo Consolini, medaglia d’oro alle Olimpiadi del 1948 nel lancio del disco.

Oggi, tra le attività che raccolgono l’eredità dello storico Gruppo Sportivo Pirelli, c’è per i dipendenti la possibilità di far parte della squadra di calcio aziendale, un’opportunità per mettersi in gioco e fare team con i propri colleghi. In campo culturale, il Dopolavoro offre la possibilità di partecipare a conferenze, spettacoli teatrali, concerti, e mette a disposizione una biblioteca circolante, aperta nel 1927, che nel 1933, dopo 6 anni di attività, raggiunge un catalogo di circa 1.400 libri, disponibili per il prestito.

Ma è nel Dopoguerra che l’attività culturale si struttura, con la creazione del Centro Culturale Pirelli, capace di affermarsi come uno dei più vivaci protagonisti della cultura milanese, organizzando iniziative in ogni campo del sapere – dalla musica al cinema, dal teatro alle arti figurative fino alla letteratura – e dibattiti tra i più avanzati del tempo. Mostre, presentazioni di libri e film, conferenze, vedono la partecipazione dei principali esponenti della cultura italiana e internazionale – tra cui John Cage, Italo Calvino, Umberto Eco, Milan Kundera, Eugenio Montale, Salvatore Quasimodo, Cesare Zavattini – e a partire dal 1960 trovano spazio nell’auditorium da 600 posti del Grattacielo Pirelli.

Oggi le attività culturali offerte alla comunità dei dipendenti sono anche il frutto di partnership con importanti istituti culturali milanesi, quali il Piccolo Teatro, il Teatro Franco Parenti, il FAI, e sono portate avanti dalla Fondazione Pirelli, con la gestione delle biblioteche aziendali – degli Headquarters di Bicocca e della fabbrica di Bollate (che si aggiungono alla biblioteca del Polo Industriale di Settimo Torinese), iniziative di promozione della lettura, come la collaborazione con il Premio Campiello Junior, di valorizzazione del patrimonio storico aziendale e di diffusione della cultura d’impresa Pirelli. Dal 2008 la Fondazione custodisce infatti l’Archivio Storico dell’azienda, al centro di numerose iniziative di valorizzazione, quali progetti editoriali, progetti allestitivi, programmi didattici.

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Negli anni Venti le iniziative di welfare vengono riorganizzate con l’istituzione del Dopolavoro aziendale Pirelli, che prevede una rete ampia e articolata di servizi in grado di soddisfare tutti i bisogni della comunità pirelliana. È in questo contesto che nasce l’offerta di attività culturali e sportive dedicate al tempo libero. Il Gruppo Sportivo Pirelli include le sezioni calcio, tennis, pallacanestro, scherma, atletica, bocce, sci e alpinismo, ciclo e moto turismo. Le attività sono praticate nei campi e impianti sportivi antistanti lo stabilimento della Bicocca o in altre strutture.

Il Gruppo Sportivo Pirelli cresce negli anni allargando sempre di più il ventaglio delle discipline offerte e arrivando negli anni Settanta ad articolarsi in 18 sezioni con oltre 2.500 iscritti. Gli atleti gareggiano nei campionati sociali e in competizioni a livello regionale e nazionale conseguendo importanti risultati, e possono vantare tra le loro fila anche un campione olimpico: Adolfo Consolini, medaglia d’oro alle Olimpiadi del 1948 nel lancio del disco.

Oggi, tra le attività che raccolgono l’eredità dello storico Gruppo Sportivo Pirelli, c’è per i dipendenti la possibilità di far parte della squadra di calcio aziendale, un’opportunità per mettersi in gioco e fare team con i propri colleghi. In campo culturale, il Dopolavoro offre la possibilità di partecipare a conferenze, spettacoli teatrali, concerti, e mette a disposizione una biblioteca circolante, aperta nel 1927, che nel 1933, dopo 6 anni di attività, raggiunge un catalogo di circa 1.400 libri, disponibili per il prestito.

Ma è nel Dopoguerra che l’attività culturale si struttura, con la creazione del Centro Culturale Pirelli, capace di affermarsi come uno dei più vivaci protagonisti della cultura milanese, organizzando iniziative in ogni campo del sapere – dalla musica al cinema, dal teatro alle arti figurative fino alla letteratura – e dibattiti tra i più avanzati del tempo. Mostre, presentazioni di libri e film, conferenze, vedono la partecipazione dei principali esponenti della cultura italiana e internazionale – tra cui John Cage, Italo Calvino, Umberto Eco, Milan Kundera, Eugenio Montale, Salvatore Quasimodo, Cesare Zavattini – e a partire dal 1960 trovano spazio nell’auditorium da 600 posti del Grattacielo Pirelli.

Oggi le attività culturali offerte alla comunità dei dipendenti sono anche il frutto di partnership con importanti istituti culturali milanesi, quali il Piccolo Teatro, il Teatro Franco Parenti, il FAI, e sono portate avanti dalla Fondazione Pirelli, con la gestione delle biblioteche aziendali – degli Headquarters di Bicocca e della fabbrica di Bollate (che si aggiungono alla biblioteca del Polo Industriale di Settimo Torinese), iniziative di promozione della lettura, come la collaborazione con il Premio Campiello Junior, di valorizzazione del patrimonio storico aziendale e di diffusione della cultura d’impresa Pirelli. Dal 2008 la Fondazione custodisce infatti l’Archivio Storico dell’azienda, al centro di numerose iniziative di valorizzazione, quali progetti editoriali, progetti allestitivi, programmi didattici.

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Formazione e istruzione per la crescita professionale

La Pirelli vanta una lunga tradizione anche nel capo della formazione dei propri dipendenti. Nel 1956, in onore di Piero Pirelli da poco scomparso, vengono istituite alcune borse di studio in favore dei dipendenti desiderosi di intraprendere gli studi universitari o per il completamento dell’istruzione superiore o universitaria dei figli. Sul finire del 1957 nasce il progetto di un istituto professionale, sempre intitolato a Piero Pirelli – che tanto si era speso alle attività di welfare e di formazione – dedicato alla formazione dei figli dei dipendenti appena entrati in azienda, con lo scopo di istruirli alla crescente meccanizzazione dell’industria. Progettato dall’architetto Roberto Menghi, l’istituto sorge su viale Fulvio Testi, di fronte ai campi sportivi della Pro Patria, e viene inaugurato nell’ottobre del 1958 con aule per le lezioni teoriche (matematica, meccanica, fisica, tecnologia della gomma e delle materie plastiche, elettrotecnica, economia), un’officina per le lezioni pratiche, un laboratorio di fisica, la mensa, una biblioteca, gli uffici.

Col tempo l’attività dell’Istituto si allarga alla formazione di quadri e dirigenti nell’area della gestione industriale e in particolare dell’automazione e dell’innovazione. A partire dagli anni Settanta l’offerta formativa dell’Istituto si rivolge anche al personale di altre imprese lombarde che non dispongono di proprie strutture dedicate, tra cui Marelli, Autobianchi, Philips, Same. Nel 1971 all’interno dell’organigramma aziendale della Pirelli si costituisce una funzione dedicata alla formazione, che inizia la pubblicazione di una collana di quaderni dedicata all’aggiornamento dei quadri dirigenti. Usciti per 79 numeri fino al 1996 con cadenza periodica varia, i quaderni, conservati oggi nell’Archivio Storico della Fondazione Pirelli, ospitano la trattazione di temi quali la sicurezza sul lavoro, le relazioni industriali, il controllo della qualità, la gestione del personale, la finanza e l’organizzazione aziendale, l’informatizzazione, la sostenibilità, affidati a nomi illustri dell’economia, del marketing, della sociologia, della psicologia (tra gli altri: Francesco Alberoni, Massimo Bruscaglioni, Giorgio Galli, Larry Greiner, Gavino Manca, Abraham Maslow, Gianfranco Poggi, Riccardo Varvelli), acquisendo negli anni un notevole prestigio nel mondo economico e industriale nazionale.

L’impegno della Pirelli nell’ambito della formazione continua oggi secondo un modello che pone al centro le persone e la possibilità per ciascuno di costruire il percorso formativo e di crescita più adatto alle proprie esigenze e ai propri obiettivi, grazie a un’offerta diversificata di corsi, una comunità di formatori interni impegnati nel trasferimento del know how professionale e una piattaforma di apprendimento sempre disponibile per l’aggiornamento e lo sviluppo professionale. Dal 2020 le aule per la formazione sono ospitate all’interno del building Cinturato, nato per aggregare in un unico spazio i servizi che Pirelli dedica alle sue persone: la formazione, la ristorazione aziendale e altre attività legate all’ampio sistema di welfare aziendale. L’impegno della Pirelli in questo campo ancora oggi si estende alle famiglie dei propri dipendenti, con l’assegnazione, nel 2022, di 140 borse di studio per i figli dei dipendenti che frequentano la scuola media superiore e 25 per i figli che frequentano l’Università.

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La Pirelli vanta una lunga tradizione anche nel capo della formazione dei propri dipendenti. Nel 1956, in onore di Piero Pirelli da poco scomparso, vengono istituite alcune borse di studio in favore dei dipendenti desiderosi di intraprendere gli studi universitari o per il completamento dell’istruzione superiore o universitaria dei figli. Sul finire del 1957 nasce il progetto di un istituto professionale, sempre intitolato a Piero Pirelli – che tanto si era speso alle attività di welfare e di formazione – dedicato alla formazione dei figli dei dipendenti appena entrati in azienda, con lo scopo di istruirli alla crescente meccanizzazione dell’industria. Progettato dall’architetto Roberto Menghi, l’istituto sorge su viale Fulvio Testi, di fronte ai campi sportivi della Pro Patria, e viene inaugurato nell’ottobre del 1958 con aule per le lezioni teoriche (matematica, meccanica, fisica, tecnologia della gomma e delle materie plastiche, elettrotecnica, economia), un’officina per le lezioni pratiche, un laboratorio di fisica, la mensa, una biblioteca, gli uffici.

Col tempo l’attività dell’Istituto si allarga alla formazione di quadri e dirigenti nell’area della gestione industriale e in particolare dell’automazione e dell’innovazione. A partire dagli anni Settanta l’offerta formativa dell’Istituto si rivolge anche al personale di altre imprese lombarde che non dispongono di proprie strutture dedicate, tra cui Marelli, Autobianchi, Philips, Same. Nel 1971 all’interno dell’organigramma aziendale della Pirelli si costituisce una funzione dedicata alla formazione, che inizia la pubblicazione di una collana di quaderni dedicata all’aggiornamento dei quadri dirigenti. Usciti per 79 numeri fino al 1996 con cadenza periodica varia, i quaderni, conservati oggi nell’Archivio Storico della Fondazione Pirelli, ospitano la trattazione di temi quali la sicurezza sul lavoro, le relazioni industriali, il controllo della qualità, la gestione del personale, la finanza e l’organizzazione aziendale, l’informatizzazione, la sostenibilità, affidati a nomi illustri dell’economia, del marketing, della sociologia, della psicologia (tra gli altri: Francesco Alberoni, Massimo Bruscaglioni, Giorgio Galli, Larry Greiner, Gavino Manca, Abraham Maslow, Gianfranco Poggi, Riccardo Varvelli), acquisendo negli anni un notevole prestigio nel mondo economico e industriale nazionale.

L’impegno della Pirelli nell’ambito della formazione continua oggi secondo un modello che pone al centro le persone e la possibilità per ciascuno di costruire il percorso formativo e di crescita più adatto alle proprie esigenze e ai propri obiettivi, grazie a un’offerta diversificata di corsi, una comunità di formatori interni impegnati nel trasferimento del know how professionale e una piattaforma di apprendimento sempre disponibile per l’aggiornamento e lo sviluppo professionale. Dal 2020 le aule per la formazione sono ospitate all’interno del building Cinturato, nato per aggregare in un unico spazio i servizi che Pirelli dedica alle sue persone: la formazione, la ristorazione aziendale e altre attività legate all’ampio sistema di welfare aziendale. L’impegno della Pirelli in questo campo ancora oggi si estende alle famiglie dei propri dipendenti, con l’assegnazione, nel 2022, di 140 borse di studio per i figli dei dipendenti che frequentano la scuola media superiore e 25 per i figli che frequentano l’Università.

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Assistenza alla famiglia

L’attenzione di Pirelli al benessere dei propri dipendenti si estende fin da subito anche alle loro famiglie. A fine Ottocento risalgono i primi finanziamenti ad asili infantili per accogliere i figli dei dipendenti, fino al 1931, quando si organizza una struttura interna di asilo e di doposcuola nella quattrocentesca Bicocca degli Arcimboldi, nel cuore degli Headquarters Pirelli. Nel 1955, quando la villa viene adibita a sede di rappresentanza dell’azienda, inizia la sua attività un nuovo asilo, realizzato dal Comune con il fondamentale contributo della Pirelli, aperto non solo ai figli dei dipendenti ma ai bambini di tutto il popoloso quartiere della Bicocca: è l’asilo “Maria Pirelli”, in grado di accogliere 210 bambini, di cui 130 figli di “pirelliani”. Anche per il doposcuola si approntano nuovi moderni spazi in una struttura, inaugurata nel 1956, in grado di ospitare 100 bambini in due turni, con tre aule, un refettorio, un atrio per la ricreazione, un giardino e un campetto sportivo. Per i più grandi vengono elargite borse di studio, tramite la Fondazione Giovan Battista Pirelli, istituita nel 1932, e la Fondazione Piero e Alberto Pirelli, avviata nel 1947.

Per le vacanze estive si organizzano soggiorni in colonia, appoggiandosi a organizzazioni esterne – come la colonia del villaggio Alpino di Piambello (Varese), gestita dal Touring Club Italiano – o presso strutture di Pirelli: la colonia elioterapica sul lago di Vimodrone, sorta nel 1939, e la colonia marina di Pietraligure, attiva dal 1947, in grado di ospitare oltre 300 bambini.

Il supporto alla famiglia si estende alla cura degli anziani: nel 1947 la Fondazione Piero e Alberto Pirelli acquista la villa Porro Lambertenghi di Induno Olona, in provincia di Varese, per convertirla in casa di riposo con lo scopo “di offrire una garanzia ai vecchi lavoratori dell’azienda contro la solitudine e i disagi economici”.

Oggi le iniziative a sostegno della famiglia continuano con posti riservati e a retta agevolata presso l’asilo nidoBambini Bicocca”, borse di studio, contributi per l’acquisto di libri scolastici e l’organizzazione di soggiorni estivi e vacanze studio, in Italia e all’estero. Ma anche con un servizio di supporto ai dipendenti “caregiver”, impegnati nella cura di un familiare o parente non autosufficiente.

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L’attenzione di Pirelli al benessere dei propri dipendenti si estende fin da subito anche alle loro famiglie. A fine Ottocento risalgono i primi finanziamenti ad asili infantili per accogliere i figli dei dipendenti, fino al 1931, quando si organizza una struttura interna di asilo e di doposcuola nella quattrocentesca Bicocca degli Arcimboldi, nel cuore degli Headquarters Pirelli. Nel 1955, quando la villa viene adibita a sede di rappresentanza dell’azienda, inizia la sua attività un nuovo asilo, realizzato dal Comune con il fondamentale contributo della Pirelli, aperto non solo ai figli dei dipendenti ma ai bambini di tutto il popoloso quartiere della Bicocca: è l’asilo “Maria Pirelli”, in grado di accogliere 210 bambini, di cui 130 figli di “pirelliani”. Anche per il doposcuola si approntano nuovi moderni spazi in una struttura, inaugurata nel 1956, in grado di ospitare 100 bambini in due turni, con tre aule, un refettorio, un atrio per la ricreazione, un giardino e un campetto sportivo. Per i più grandi vengono elargite borse di studio, tramite la Fondazione Giovan Battista Pirelli, istituita nel 1932, e la Fondazione Piero e Alberto Pirelli, avviata nel 1947.

Per le vacanze estive si organizzano soggiorni in colonia, appoggiandosi a organizzazioni esterne – come la colonia del villaggio Alpino di Piambello (Varese), gestita dal Touring Club Italiano – o presso strutture di Pirelli: la colonia elioterapica sul lago di Vimodrone, sorta nel 1939, e la colonia marina di Pietraligure, attiva dal 1947, in grado di ospitare oltre 300 bambini.

Il supporto alla famiglia si estende alla cura degli anziani: nel 1947 la Fondazione Piero e Alberto Pirelli acquista la villa Porro Lambertenghi di Induno Olona, in provincia di Varese, per convertirla in casa di riposo con lo scopo “di offrire una garanzia ai vecchi lavoratori dell’azienda contro la solitudine e i disagi economici”.

Oggi le iniziative a sostegno della famiglia continuano con posti riservati e a retta agevolata presso l’asilo nidoBambini Bicocca”, borse di studio, contributi per l’acquisto di libri scolastici e l’organizzazione di soggiorni estivi e vacanze studio, in Italia e all’estero. Ma anche con un servizio di supporto ai dipendenti “caregiver”, impegnati nella cura di un familiare o parente non autosufficiente.

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Tra casa e lavoro: abitazioni per i dipendenti e mobilità

L’edilizia per i dipendenti e l’efficientamento della mobilità nel tragitto casa-lavoro sono due tematiche che scandiscono anche l’evoluzione dei servizi di welfare. Dopo i contributi per pagare gli affitti istituiti nei primi anni di attività dell’azienda, nel 1920 viene promossa la prima iniziativa di edilizia popolare: in collaborazione con l’Istituto Autonomo per le Case Popolari ed Economiche di Milano, Pirelli promuove la realizzazione del “Borgo Pirelli”, un villaggio di case adiacente allo stabilimento della Bicocca costituito da 1.200 alloggi da assegnarsi in affitto ai dipendenti a prezzi agevolati. Progettato dagli ingegneri pirelliani Giacomo Loria e Pietro Allodi secondo il criterio del villaggio-giardino, “in armonia con le moderne massime sulla erezione dei borghi operai”, si legge in un articolo del “Monitore Tecnico” dedicato all’iniziativa, è costituito da villette e da giardini, “distribuiti in ragione di 100 mq per ogni appartamento”. Dal 1951 al 1953, nell’ambito dell’iniziativa statale INA-casa per risolvere il problema abitativo nel dopoguerra, il Gruppo Pirelli prosegue l’opera di edificazione di case popolari per i propri dipendenti, realizzando una serie di abitazioni a Milano (nei quartieri Suzzani, via Latisana, Ripamonti) e in altre 12 località sede di stabilimenti del Gruppo: Cinisello Balsamo – con la costruzione di un vero e proprio “villaggio Pirelli” di 16 fabbricati, poi ulteriormente ampliato – Cusano Milanino, Seregno, Monza, Pizzighettone, Rovereto, Arona, Livorno, Napoli, Torino, Vercurago, Tivoli. Altri alloggi si aggiungono nel 1955, tra il 1957 e il 1958, con la costruzione di un nuovo villaggio tra Cinisello Balsamo e Cusano Milanino, e nel 1960.

Oggi, in un mondo sempre più in trasformazione, con l’avvento delle smart city e della green mobility, l’azienda si impegna nell’ottimizzazione del percorso tra abitazione e ufficio. Sono diverse le offerte per migliorare e rendere più sostenibile la mobilità dei propri lavoratori nel tragitto casa-lavoro, dalla possibilità di richiedere direttamente in azienda abbonamenti a treni e mezzi pubblici – rimborsabili anche attraverso la conversione in servizi welfare del premio di risultato aziendale – a spogliatoi e docce a disposizione di chi sceglie la bicicletta come mezzo di trasporto, fino a un servizio di noleggio di e-bike completamente gratuito.

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L’edilizia per i dipendenti e l’efficientamento della mobilità nel tragitto casa-lavoro sono due tematiche che scandiscono anche l’evoluzione dei servizi di welfare. Dopo i contributi per pagare gli affitti istituiti nei primi anni di attività dell’azienda, nel 1920 viene promossa la prima iniziativa di edilizia popolare: in collaborazione con l’Istituto Autonomo per le Case Popolari ed Economiche di Milano, Pirelli promuove la realizzazione del “Borgo Pirelli”, un villaggio di case adiacente allo stabilimento della Bicocca costituito da 1.200 alloggi da assegnarsi in affitto ai dipendenti a prezzi agevolati. Progettato dagli ingegneri pirelliani Giacomo Loria e Pietro Allodi secondo il criterio del villaggio-giardino, “in armonia con le moderne massime sulla erezione dei borghi operai”, si legge in un articolo del “Monitore Tecnico” dedicato all’iniziativa, è costituito da villette e da giardini, “distribuiti in ragione di 100 mq per ogni appartamento”. Dal 1951 al 1953, nell’ambito dell’iniziativa statale INA-casa per risolvere il problema abitativo nel dopoguerra, il Gruppo Pirelli prosegue l’opera di edificazione di case popolari per i propri dipendenti, realizzando una serie di abitazioni a Milano (nei quartieri Suzzani, via Latisana, Ripamonti) e in altre 12 località sede di stabilimenti del Gruppo: Cinisello Balsamo – con la costruzione di un vero e proprio “villaggio Pirelli” di 16 fabbricati, poi ulteriormente ampliato – Cusano Milanino, Seregno, Monza, Pizzighettone, Rovereto, Arona, Livorno, Napoli, Torino, Vercurago, Tivoli. Altri alloggi si aggiungono nel 1955, tra il 1957 e il 1958, con la costruzione di un nuovo villaggio tra Cinisello Balsamo e Cusano Milanino, e nel 1960.

Oggi, in un mondo sempre più in trasformazione, con l’avvento delle smart city e della green mobility, l’azienda si impegna nell’ottimizzazione del percorso tra abitazione e ufficio. Sono diverse le offerte per migliorare e rendere più sostenibile la mobilità dei propri lavoratori nel tragitto casa-lavoro, dalla possibilità di richiedere direttamente in azienda abbonamenti a treni e mezzi pubblici – rimborsabili anche attraverso la conversione in servizi welfare del premio di risultato aziendale – a spogliatoi e docce a disposizione di chi sceglie la bicicletta come mezzo di trasporto, fino a un servizio di noleggio di e-bike completamente gratuito.

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