Pirelli e le telecomunicazioni:
storia della nave posa cavi “Città di Milano”
Battezzata “Città di Milano”, la nave posa cavi Pirelli era stata costruita presso i cantieri di Sunderland, in Inghilterra, e varata nel 1886.
Lunga 70 metri, era dotata di tre vasche circolari destinate a contenere, immersi in acqua di mare, fino a 450 km di cavi telegrafici sottomarini già giuntati in fabbrica prima di imbarcarli. Per fabbricare i cavi sottomarini nello stesso 1886 la Pirelli aveva costruito un apposito stabilimento in riva al mare, a San Bartolomeo presso La Spezia. La sfida era audace, per le complesse tecniche legate a questa fabbricazione, ma Giovanni Battista Pirelli era deciso a strappare all’Inghilterra il monopolio del settore cavi. A partire dal 1866 infatti, dopo la posa tra mille difficoltà del cavo telegrafico sottomarino tra l’Inghilterra e l’America del Nord, le società inglesi andavano realizzando, in tutti i mari, una vasta rete telegrafica. Anche i primi collegamenti in Italia, tra la penisola e le isole maggiori, erano stati posati dagli inglesi. Nel 1885 Giovanni Battista Pirelli riuscì a stipulare, sulla fiducia, una convenzione con il Governo italiano per la posa di 12 cavi sottomarini – per un totale di 800 km – tra la penisola e le isole minori, che fu realizzata tra il 1887 e il 1888.
In seguito la Pirelli cominciò ad aggiudicarsi anche commesse da altri paesi, in concorrenza con le principali ditte inglesi: nel giugno 1888 vinse la gara indetta dal Governo spagnolo per la posa di un cavo tra la Spagna e le isole Baleari e in seguito, nel 1890, per la posa di 7 linee per collegare la Spagna con il Marocco e Tangeri. Dopo varie campagne di riparazione, anche per conto degli inglesi sulle loro reti, nel Mediterraneo, nel Mar Rosso e nell’Oceano indiano, tra il 1908 e il 1909 la “Città di Milano” fu impegnata nella riparazione dei cavi che giacevano sul fondo dello stretto di Messina, danneggati dal terremoto, contribuendo anche a portare aiuto e viveri alla popolazione colpita dal sisma.
Durante la guerra di Libia e la Grande Guerra, la “Città di Milano” fu impiegata in diverse missioni militari, come quella di tagliare il cavo austriaco Trieste-Corfù nel maggio 1915: si trattava dell’unico cavo nemico rimasto in attività dopo la dichiarazione di guerra. La gloriosa attività della Città di Milano terminò qualche anno dopo, nel 1919: il 16 giugno di 100 anni fa, mentre navigava di fronte a Filicudi per riparare il cavo telegrafico che allacciava la piccola isola alla vicina Alicudi, il piroscafo si inabissò dopo aver urtato uno scoglio. Nell’incidente persero la vita 26 membri dell’equipaggio, tra cui l’Ingegner Emanuele Jona, Capo del servizio cavi sottomarini e pioniere dell’elettrotecnica e autore di importanti studi, in particolare sui problemi tecnici dell’isolamento elettrico dei cavi, oggi conservati presso la nostra Fondazione, nella Biblioteca Tecnico-scientifica Pirelli.
Battezzata “Città di Milano”, la nave posa cavi Pirelli era stata costruita presso i cantieri di Sunderland, in Inghilterra, e varata nel 1886.
Lunga 70 metri, era dotata di tre vasche circolari destinate a contenere, immersi in acqua di mare, fino a 450 km di cavi telegrafici sottomarini già giuntati in fabbrica prima di imbarcarli. Per fabbricare i cavi sottomarini nello stesso 1886 la Pirelli aveva costruito un apposito stabilimento in riva al mare, a San Bartolomeo presso La Spezia. La sfida era audace, per le complesse tecniche legate a questa fabbricazione, ma Giovanni Battista Pirelli era deciso a strappare all’Inghilterra il monopolio del settore cavi. A partire dal 1866 infatti, dopo la posa tra mille difficoltà del cavo telegrafico sottomarino tra l’Inghilterra e l’America del Nord, le società inglesi andavano realizzando, in tutti i mari, una vasta rete telegrafica. Anche i primi collegamenti in Italia, tra la penisola e le isole maggiori, erano stati posati dagli inglesi. Nel 1885 Giovanni Battista Pirelli riuscì a stipulare, sulla fiducia, una convenzione con il Governo italiano per la posa di 12 cavi sottomarini – per un totale di 800 km – tra la penisola e le isole minori, che fu realizzata tra il 1887 e il 1888.
In seguito la Pirelli cominciò ad aggiudicarsi anche commesse da altri paesi, in concorrenza con le principali ditte inglesi: nel giugno 1888 vinse la gara indetta dal Governo spagnolo per la posa di un cavo tra la Spagna e le isole Baleari e in seguito, nel 1890, per la posa di 7 linee per collegare la Spagna con il Marocco e Tangeri. Dopo varie campagne di riparazione, anche per conto degli inglesi sulle loro reti, nel Mediterraneo, nel Mar Rosso e nell’Oceano indiano, tra il 1908 e il 1909 la “Città di Milano” fu impegnata nella riparazione dei cavi che giacevano sul fondo dello stretto di Messina, danneggati dal terremoto, contribuendo anche a portare aiuto e viveri alla popolazione colpita dal sisma.
Durante la guerra di Libia e la Grande Guerra, la “Città di Milano” fu impiegata in diverse missioni militari, come quella di tagliare il cavo austriaco Trieste-Corfù nel maggio 1915: si trattava dell’unico cavo nemico rimasto in attività dopo la dichiarazione di guerra. La gloriosa attività della Città di Milano terminò qualche anno dopo, nel 1919: il 16 giugno di 100 anni fa, mentre navigava di fronte a Filicudi per riparare il cavo telegrafico che allacciava la piccola isola alla vicina Alicudi, il piroscafo si inabissò dopo aver urtato uno scoglio. Nell’incidente persero la vita 26 membri dell’equipaggio, tra cui l’Ingegner Emanuele Jona, Capo del servizio cavi sottomarini e pioniere dell’elettrotecnica e autore di importanti studi, in particolare sui problemi tecnici dell’isolamento elettrico dei cavi, oggi conservati presso la nostra Fondazione, nella Biblioteca Tecnico-scientifica Pirelli.