Pirelli, storie di uomini e di invenzioni:
Emanuele Jona
“Sono del 1879 i primi tentativi di fabbricare fili telegrafici isolati per il Genio Militare. All’ing. Pirelli era apparsa l’importanza che i conduttori elettrici dovevano assumere con lo sviluppo dell’elettrotecnica, per la quale quegli anni si dimostravano decisivi. Fu quella dei conduttori elettrici una delle prime produzioni che l’ing. Pirelli osò impiantare in Italia quando ancora nessun altro Paese al mondo, all’infuori dell’Inghilterra, l’aveva iniziata…” Così Alberto Pirelli rievoca, nel 1946, l’ingresso nel campo dei conduttori elettrici isolati in gomma dell’azienda fondata da suo padre Giovanni Battista nel 1872. Il settore, di fondamentale importanza in quegli anni per lo sviluppo di un Paese, era allora appannaggio degli inglesi, dai quali anche l’Italia doveva dipendere per le proprie forniture. Una prima rete telegrafica – compresa quella sottomarina che univa Sicilia e Sardegna alla penisola – era stata commissionata dal Governo unitario alla Eastern Telegraph. Nel 1884, venuto a conoscenza di un nuovo progetto del Governo per l’allacciamento telegrafico di alcune isole minori alla penisola e delle trattative già in corso con gli inglesi, Giovanni Battista Pirelli chiese ed ottenne la sospensione di queste trattative per poter presentare un proprio progetto di intervento. Si trattava di un programma alquanto avventato e rischioso, sia dal punto di vista tecnico sia finanziario, ma l’ingegner Pirelli non ebbe esitazioni. Nel 1885 fu costruito un nuovo stabilimento del Gruppo a La Spezia, specificamente adibito alla produzione dei cordoni sottomarini, e l’anno seguente fu stipulata la convenzione con il Governo per la posa dei cavi e la manutenzione di tutta la rete telegrafica sottomarina italiana per i successivi 20 anni. Per vincere la sua scommessa, Pirelli si rivolse all’eccellenza della scienza elettrotecnica italiana, Galileo Ferraris, professore al Politecnico di Torino, che gli suggerì un suo allievo, da poco laureato e specializzato all’Istituto Montefiore di Liegi: Emanuele Jona. Nato a Biella nel 1860, Jona entrò così in azienda a 25 anni e vi resterà per i successivi 33, portando l’azienda ad affermarsi nel campo dei cavi a livello internazionale. Alla Pirelli Jona potè godere di piena fiducia e libertà di azione, rappresentando uno dei primi e rari esempi, nell’Italia di allora, di collaborazione tra scienza e industria e di ricerca applicata alla produzione industriale.
Anticipando altri paesi europei, come la Franca e la Germania, Jona e la Pirelli portavano l’Italia a una delle maggiori conquiste elettrotecniche del tempo, la cui complessità risiedeva non solo nella produzione di questi cavi ma anche nella loro posa sul fondo del mare, tramite una speciale nave posacavi.
Jona seguiva personalmente le operazioni di posa a bordo della Città di Milano – così era stata battezzata la nave della Pirelli – con la quale effettuò 73 missioni, suscitando fin da subito l’ammirazione degli ambienti tecnici internazionali e procurando alla Pirelli in breve tempo diverse commesse anche da paesi esteri, come la posa nel 1891 del collegamento tra la Spagna e i suoi possedimenti nordafricani. Particolarmente delicata fu l’operazione di collegamento Tarifa-Tangeri, a causa delle forti correnti dello stretto di Gibilterra, che avevano impedito più volte a tecnici inglesi di operare con successo. Jona riuscì nell’impresa, destando l’ammirazione dei colleghi britannici.
Grazie alle ricerche di Jona, in grado di dotare il laboratorio della Pirelli di strumentazioni sempre più avanzate come i trasformatori estremamente potenti che personalmente progettava e costruiva, la Pirelli si specializzò nella produzione di cavi ad altissima tensione per il trasporto di energia elettrica, aggiudicandosi altri importanti appalti in tutto il mondo. Come la posa di 5 cavi attraverso il Nilo nel 1898, la fornitura per la centrale elettrica del Niagara nel 1899 e la gara internazionale per la posa di 6 cavi attraverso il lago di Garda per portare l’elettricità dalla centrale del Ponale fino a Rovereto, in territorio allora austriaco.
I risultati delle ricerche nel campo della trasmissione di elettricità ad alte tensioni, svolte in collaborazione con il fisico matematico Levi Civita, furono presentati al Congresso Internazionale di Elettricità di Saint Louis del 1904, provocando una grande eco nel campo dell’elettrotecnica internazionale. Il più alto riconoscimento della sua attività scientifica fu la presidenza, tra il 1906 e il 1908, dell’Associazione Elettrotecnica Italiana, ma la sua attività di ricerca fu sempre volta alla conquista di nuovi importanti risultati per l’industria per cui lavorava. Nel 1919, durante una delle missioni sulla Città di Milano, Jona trovò la morte insieme a gran parte dell’equipaggio, nel naufragio della nave presso l’isola di Filicudi, incagliatasi su uno scoglio e inabissatasi in pochi minuti. Ma una nuova generazione di cavisti era cresciuta accanto al genio di Jona e un altro tecnico esperto era pronto a prendere il suo posto, Luigi Emanueli, responsabile delle macchine di posa. Arrivato alla Pirelli nel 1907, era destinato alla scoperta di importanti innovazioni tecniche per l’azienda milanese.
Oggetti e prodotti entrati ormai nella storia sono il frutto di idee e di un lungo lavoro progettuale portato avanti da uomini d’ingegno che, con le loro ricerche e le loro scoperte, hanno rivoluzionato il settore produttivo della gomma e la vita quotidiana degli italiani, e non solo.
“Sono del 1879 i primi tentativi di fabbricare fili telegrafici isolati per il Genio Militare. All’ing. Pirelli era apparsa l’importanza che i conduttori elettrici dovevano assumere con lo sviluppo dell’elettrotecnica, per la quale quegli anni si dimostravano decisivi. Fu quella dei conduttori elettrici una delle prime produzioni che l’ing. Pirelli osò impiantare in Italia quando ancora nessun altro Paese al mondo, all’infuori dell’Inghilterra, l’aveva iniziata…” Così Alberto Pirelli rievoca, nel 1946, l’ingresso nel campo dei conduttori elettrici isolati in gomma dell’azienda fondata da suo padre Giovanni Battista nel 1872. Il settore, di fondamentale importanza in quegli anni per lo sviluppo di un Paese, era allora appannaggio degli inglesi, dai quali anche l’Italia doveva dipendere per le proprie forniture. Una prima rete telegrafica – compresa quella sottomarina che univa Sicilia e Sardegna alla penisola – era stata commissionata dal Governo unitario alla Eastern Telegraph. Nel 1884, venuto a conoscenza di un nuovo progetto del Governo per l’allacciamento telegrafico di alcune isole minori alla penisola e delle trattative già in corso con gli inglesi, Giovanni Battista Pirelli chiese ed ottenne la sospensione di queste trattative per poter presentare un proprio progetto di intervento. Si trattava di un programma alquanto avventato e rischioso, sia dal punto di vista tecnico sia finanziario, ma l’ingegner Pirelli non ebbe esitazioni. Nel 1885 fu costruito un nuovo stabilimento del Gruppo a La Spezia, specificamente adibito alla produzione dei cordoni sottomarini, e l’anno seguente fu stipulata la convenzione con il Governo per la posa dei cavi e la manutenzione di tutta la rete telegrafica sottomarina italiana per i successivi 20 anni. Per vincere la sua scommessa, Pirelli si rivolse all’eccellenza della scienza elettrotecnica italiana, Galileo Ferraris, professore al Politecnico di Torino, che gli suggerì un suo allievo, da poco laureato e specializzato all’Istituto Montefiore di Liegi: Emanuele Jona. Nato a Biella nel 1860, Jona entrò così in azienda a 25 anni e vi resterà per i successivi 33, portando l’azienda ad affermarsi nel campo dei cavi a livello internazionale. Alla Pirelli Jona potè godere di piena fiducia e libertà di azione, rappresentando uno dei primi e rari esempi, nell’Italia di allora, di collaborazione tra scienza e industria e di ricerca applicata alla produzione industriale.
Anticipando altri paesi europei, come la Franca e la Germania, Jona e la Pirelli portavano l’Italia a una delle maggiori conquiste elettrotecniche del tempo, la cui complessità risiedeva non solo nella produzione di questi cavi ma anche nella loro posa sul fondo del mare, tramite una speciale nave posacavi.
Jona seguiva personalmente le operazioni di posa a bordo della Città di Milano – così era stata battezzata la nave della Pirelli – con la quale effettuò 73 missioni, suscitando fin da subito l’ammirazione degli ambienti tecnici internazionali e procurando alla Pirelli in breve tempo diverse commesse anche da paesi esteri, come la posa nel 1891 del collegamento tra la Spagna e i suoi possedimenti nordafricani. Particolarmente delicata fu l’operazione di collegamento Tarifa-Tangeri, a causa delle forti correnti dello stretto di Gibilterra, che avevano impedito più volte a tecnici inglesi di operare con successo. Jona riuscì nell’impresa, destando l’ammirazione dei colleghi britannici.
Grazie alle ricerche di Jona, in grado di dotare il laboratorio della Pirelli di strumentazioni sempre più avanzate come i trasformatori estremamente potenti che personalmente progettava e costruiva, la Pirelli si specializzò nella produzione di cavi ad altissima tensione per il trasporto di energia elettrica, aggiudicandosi altri importanti appalti in tutto il mondo. Come la posa di 5 cavi attraverso il Nilo nel 1898, la fornitura per la centrale elettrica del Niagara nel 1899 e la gara internazionale per la posa di 6 cavi attraverso il lago di Garda per portare l’elettricità dalla centrale del Ponale fino a Rovereto, in territorio allora austriaco.
I risultati delle ricerche nel campo della trasmissione di elettricità ad alte tensioni, svolte in collaborazione con il fisico matematico Levi Civita, furono presentati al Congresso Internazionale di Elettricità di Saint Louis del 1904, provocando una grande eco nel campo dell’elettrotecnica internazionale. Il più alto riconoscimento della sua attività scientifica fu la presidenza, tra il 1906 e il 1908, dell’Associazione Elettrotecnica Italiana, ma la sua attività di ricerca fu sempre volta alla conquista di nuovi importanti risultati per l’industria per cui lavorava. Nel 1919, durante una delle missioni sulla Città di Milano, Jona trovò la morte insieme a gran parte dell’equipaggio, nel naufragio della nave presso l’isola di Filicudi, incagliatasi su uno scoglio e inabissatasi in pochi minuti. Ma una nuova generazione di cavisti era cresciuta accanto al genio di Jona e un altro tecnico esperto era pronto a prendere il suo posto, Luigi Emanueli, responsabile delle macchine di posa. Arrivato alla Pirelli nel 1907, era destinato alla scoperta di importanti innovazioni tecniche per l’azienda milanese.
Oggetti e prodotti entrati ormai nella storia sono il frutto di idee e di un lungo lavoro progettuale portato avanti da uomini d’ingegno che, con le loro ricerche e le loro scoperte, hanno rivoluzionato il settore produttivo della gomma e la vita quotidiana degli italiani, e non solo.