Che musica ha la fabbrica? Ecco la sfida per scrivere note nuove sul lavoro e le macchine
“Un compositore in fabbrica”, titola “La Lettura“, il settimanale culturale del Corriere della Sera, domenica. Per annunciare che tra qualche tempo un musicista andrà nello stabilimento Pirelli di Settimo Torinese, il “Nuovo Polo”, la fabbrica più moderna e innovativa del gruppo (con la struttura centrale dei servizi e dei laboratori di ricerca progettata da Renzo Piano) e starà lì, guardando, ascoltando, parlando con ingegneri, tecnici e operai, per cercare di capire “che suono ha la fabbrica” e scriverne. Un racconto dell’industria e del lavoro in forma di note, accordi, armonie. Una musica, che nasca appunto dalla manifattura e dalle macchine. E da eseguire in pubblico tra un anno, per la prossima edizione di MiTo.
Sfida impegnativa, naturalmente. Abbastanza inedita. Ma tutta interna a un doppio percorso. Il primo riguarda la relazione, in corso da tempo, proprio in Pirelli, tra cultura e manifattura, nella precisa convinzione che “industria è cultura”, cultura politecnica, naturalmente, e che l’innovazione, valore essenziale d’una grande multinazionale che ha profonde radici storiche e spiccata attitudine alla contemporaneità che si proietta verso il futuro, riguardi non solo prodotti e produzioni, relazioni e materiali, ma anche linguaggi. E che proprio quell’innovazione, in tutte le forme in cui si esprime, abbia bisogno di un racconto. In parole (scrittori, poeti, come mostra l’esperienza dei Sinisgalli e dei Sereni, negli anni Cinquanta). In immagini (gli artisti, i fotografi, i grafici). In architetture. E, appunto, esperienza originale, in musica. Che tipo di musica, in che forma di composizione, scritta ed orchestrata ed eseguita da chi, si vedrà.
Il secondo percorso riguarda “il ritorno della musica in fabbrica“, che segna la collaborazione, oramai in corso da anni, tra Pirelli e MiTo. Tre concerti, proprio nello stabilimento di Settimo Torinese, nel 2010, nel 2011 e nel 2014, due anni fa con l’esecuzione della Prima e della Settima Sinfonia di Beethoven, “la Settima a Settimo“, per dirla con brillante titolo giornalistico. E ancora un concerto, domenica scorsa, non più in fabbrica ma nell’Auditorium dell’Headquarters di Pirelli in Bicocca, proprio là dove i vecchi stabilimenti novecenteschi hanno lasciato da tempo il passo alla contemporaneità di uffici, laboratori di ricerca, centri di formazione. Concerto affollatissimo e applauditissimo, in un Auditorium tutto pieno. I musicisti dell’Altus Trio (pianoforte, violino e violoncello) alle prese con musiche di Beethoven e Schumann. Il massimo della classicità che sa prefigurare il futuro, l’innovazione di un compositore molto innovativo che sa d’essere “figlio” di Beethoven ma interpreta in modo originale la “sua” contemporaneità.
Torniamo così al senso profondo dell’innovazione. Consapevolezza della memoria, sguardo al futuro.
La collaborazione Pirelli-MiTo potrà continuare. Andando ad ascoltare e a “suonare” la fabbrica e il lavoro. Le macchine, le mani degli uomini, i rumori, le note. In cerca d’armonie.
“Un compositore in fabbrica”, titola “La Lettura“, il settimanale culturale del Corriere della Sera, domenica. Per annunciare che tra qualche tempo un musicista andrà nello stabilimento Pirelli di Settimo Torinese, il “Nuovo Polo”, la fabbrica più moderna e innovativa del gruppo (con la struttura centrale dei servizi e dei laboratori di ricerca progettata da Renzo Piano) e starà lì, guardando, ascoltando, parlando con ingegneri, tecnici e operai, per cercare di capire “che suono ha la fabbrica” e scriverne. Un racconto dell’industria e del lavoro in forma di note, accordi, armonie. Una musica, che nasca appunto dalla manifattura e dalle macchine. E da eseguire in pubblico tra un anno, per la prossima edizione di MiTo.
Sfida impegnativa, naturalmente. Abbastanza inedita. Ma tutta interna a un doppio percorso. Il primo riguarda la relazione, in corso da tempo, proprio in Pirelli, tra cultura e manifattura, nella precisa convinzione che “industria è cultura”, cultura politecnica, naturalmente, e che l’innovazione, valore essenziale d’una grande multinazionale che ha profonde radici storiche e spiccata attitudine alla contemporaneità che si proietta verso il futuro, riguardi non solo prodotti e produzioni, relazioni e materiali, ma anche linguaggi. E che proprio quell’innovazione, in tutte le forme in cui si esprime, abbia bisogno di un racconto. In parole (scrittori, poeti, come mostra l’esperienza dei Sinisgalli e dei Sereni, negli anni Cinquanta). In immagini (gli artisti, i fotografi, i grafici). In architetture. E, appunto, esperienza originale, in musica. Che tipo di musica, in che forma di composizione, scritta ed orchestrata ed eseguita da chi, si vedrà.
Il secondo percorso riguarda “il ritorno della musica in fabbrica“, che segna la collaborazione, oramai in corso da anni, tra Pirelli e MiTo. Tre concerti, proprio nello stabilimento di Settimo Torinese, nel 2010, nel 2011 e nel 2014, due anni fa con l’esecuzione della Prima e della Settima Sinfonia di Beethoven, “la Settima a Settimo“, per dirla con brillante titolo giornalistico. E ancora un concerto, domenica scorsa, non più in fabbrica ma nell’Auditorium dell’Headquarters di Pirelli in Bicocca, proprio là dove i vecchi stabilimenti novecenteschi hanno lasciato da tempo il passo alla contemporaneità di uffici, laboratori di ricerca, centri di formazione. Concerto affollatissimo e applauditissimo, in un Auditorium tutto pieno. I musicisti dell’Altus Trio (pianoforte, violino e violoncello) alle prese con musiche di Beethoven e Schumann. Il massimo della classicità che sa prefigurare il futuro, l’innovazione di un compositore molto innovativo che sa d’essere “figlio” di Beethoven ma interpreta in modo originale la “sua” contemporaneità.
Torniamo così al senso profondo dell’innovazione. Consapevolezza della memoria, sguardo al futuro.
La collaborazione Pirelli-MiTo potrà continuare. Andando ad ascoltare e a “suonare” la fabbrica e il lavoro. Le macchine, le mani degli uomini, i rumori, le note. In cerca d’armonie.