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Come hanno innovato le imprese nel nostro Paese?

Innovare, ricercare, trasformarsi, crescere. Potrebbero essere questi – dovrebbero essere questi – alcuni dei principi imprescindibili di ogni impresa che voglia dirsi tale. Ma non è facile metterli davvero in pratica. E non è sempre “colpa” degli imprenditori. Per fare ricerca e sviluppo (la famosa R&S), occorrono risorse finanziarie importanti, occorre tempo, occorre avere la concentrazione giusta.

Capire cosa è accaduto alle imprese italiane proprio in tema di R&S è importante. Serve per comprendere cosa si poteva fare di più e meglio, ed è necessario per cercare di non commettere più gli errori del passato.

Il lavoro di Leandro D’Aurizio e Marco Marinucci (entrambi del servizio Statistiche Economiche e Finanziarie della Banca d’Italia),  è utile per capire cosa è successo fra il 2008 e il 2010 alla R&S delle imprese nazionali. Ciò che ne emerge è importante, soprattutto perché avvalorato da numeri che provano e sintetizzano la realtà. Il lavoro, infatti, descrive le strategie di ricerca e sviluppo usando i dati dell’indagine annuale sulle imprese (Invind) condotta dalla stessa Banca d’Italia.

I risultati  sono riassumibili in cinque punti che amaramente confermano quanto magari si legge solo sui giornali.

Primo, la dimensione dell’impresa gioca un ruolo cruciale: rispetto alle imprese più grandi, quelle medio-piccole hanno maggiore difficoltà sia ad investire in R&S sia a produrre le varie forme di innovazione considerate.

Secondo, le imprese che esportano presentano una maggior propensione sia a investire in R&S sia a brevettare. Terzo, la propensione a investire in R&S appare legata anche alle pratiche manageriali. Quarto, le imprese del Sud sembrano avere maggiori difficoltà a investire in R&S e a innovare. Quinto, le imprese si basano principalmente all’autofinanziamento, ricorrendo in modo marginale a fonti esterne come intermediari finanziari, venture capitalist o fondi pubblici e questi ultimi sembrano avere una modesta capacità di influenzare la decisione di investire in R&S.

Insomma, la strada lungo la R&S in Italia è evidentemente ancora lunga e complicata.

L’innovazione delle imprese italiane tra il 2008 e il 2010 (Italian firms’ innovation strategies in 2008-2010) 

Leandro D’Aurizio, Marco Marinucci 

Ufficio Studi Banca d’Italia, Questioni di economia e finanza (Occasional papers), settembre 2013

Innovare, ricercare, trasformarsi, crescere. Potrebbero essere questi – dovrebbero essere questi – alcuni dei principi imprescindibili di ogni impresa che voglia dirsi tale. Ma non è facile metterli davvero in pratica. E non è sempre “colpa” degli imprenditori. Per fare ricerca e sviluppo (la famosa R&S), occorrono risorse finanziarie importanti, occorre tempo, occorre avere la concentrazione giusta.

Capire cosa è accaduto alle imprese italiane proprio in tema di R&S è importante. Serve per comprendere cosa si poteva fare di più e meglio, ed è necessario per cercare di non commettere più gli errori del passato.

Il lavoro di Leandro D’Aurizio e Marco Marinucci (entrambi del servizio Statistiche Economiche e Finanziarie della Banca d’Italia),  è utile per capire cosa è successo fra il 2008 e il 2010 alla R&S delle imprese nazionali. Ciò che ne emerge è importante, soprattutto perché avvalorato da numeri che provano e sintetizzano la realtà. Il lavoro, infatti, descrive le strategie di ricerca e sviluppo usando i dati dell’indagine annuale sulle imprese (Invind) condotta dalla stessa Banca d’Italia.

I risultati  sono riassumibili in cinque punti che amaramente confermano quanto magari si legge solo sui giornali.

Primo, la dimensione dell’impresa gioca un ruolo cruciale: rispetto alle imprese più grandi, quelle medio-piccole hanno maggiore difficoltà sia ad investire in R&S sia a produrre le varie forme di innovazione considerate.

Secondo, le imprese che esportano presentano una maggior propensione sia a investire in R&S sia a brevettare. Terzo, la propensione a investire in R&S appare legata anche alle pratiche manageriali. Quarto, le imprese del Sud sembrano avere maggiori difficoltà a investire in R&S e a innovare. Quinto, le imprese si basano principalmente all’autofinanziamento, ricorrendo in modo marginale a fonti esterne come intermediari finanziari, venture capitalist o fondi pubblici e questi ultimi sembrano avere una modesta capacità di influenzare la decisione di investire in R&S.

Insomma, la strada lungo la R&S in Italia è evidentemente ancora lunga e complicata.

L’innovazione delle imprese italiane tra il 2008 e il 2010 (Italian firms’ innovation strategies in 2008-2010) 

Leandro D’Aurizio, Marco Marinucci 

Ufficio Studi Banca d’Italia, Questioni di economia e finanza (Occasional papers), settembre 2013

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