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Cultura d’impresa inclusiva

Dall’Università di Bologna una ricerca sul management della diversità

 

Buona cultura d’impresa, anche con un’attenzione particolare all’inclusione. Il tema è delicato ma importante. Vale per ogni luogo di produzione e ad ogni livello. Ragionarne è cosa opportuna per tutti. Leggere “Il Disabilty manager e le competenze di tutoring a sostegno dell’inclusione lavorativa” scritto a quattro mani da Valeria Friso e Silvia Scollo (dell’Università di Bologna), può essere un buon approfondimento di un argomento denso di difficoltà ma anche di opportunità

La ricerca, pubblicata recentemente su Rivista Formazione Lavoro Persona, analizza il ruolo e la collocazione all’interno dell’organizzazione aziendale dei disability manager , cioè di quelle figure che hanno il compito di agevolare l’inclusione lavorativa delle persone disabili.

L’analisi inizia però dall’esame dell’apparato legislativo in vigore per poi passare subito al ruolo del disability manager  e quindi alla sua funzione di tutor aziendale per la risoluzione delle situazioni problematiche.

Viene scritto all’inizio del lavoro: “Da sempre legato alla produttività, il mondo del lavoro si può interrogare circa le forme e le modalità per sostenere processi di inclusione. A livello mondiale esiste una corrente di pensiero collocata all’interno del più ampio contesto del Diversity Management, nato negli anni ottanta negli Stati Uniti, che porta il nome di Disability Management. Essa ha l’obiettivo di gestire le diversità presenti nelle organizzazioni sia pubbliche sia private, al fine di sviluppare un ambiente che sia favorevole a tutti i lavoratori”. Traguardo forse complesso da raggiungere ma di fatto alla portata di tutte le organizzazioni della produzione a patto di rivedere “un’impostazione di governance aziendale che non riguarda unicamente il cambiamento di alcuni comportamenti individuali, mediante attività formative dirette all’apprendimento di pratiche o di linguaggi differenti, ma deve interessare la cultura dell’impresa, quale substrato che presidia le linee evolutive della struttura aziendale”.

L’articolo di Friso e Scollo studia quindi la figura del disability manager come quella figura in rado di conciliare disabilità con esigenze di produttività d’impresa, tutto in un contesto che riesca a rispettare entrambe le situazioni.

Questione anche e soprattutto di cultura del produrre e organizzativa che in qualche modo va rivista e rivisitata. E’ proprio su questi aspetti che si soffermano quindi le due autrici, puntando il dito sulla necessità di formare ed informare, di far comprendere i percorsi più opportuni da compiere. Ed è a questo punto che viene alla luce nel ragionamento il ruolo di tutor  aziendale del disability manager, visto come un “progettista di interventi inclusivi e formativi, nonché come facilitatore che va a mediare tra le caratteristiche della persona e le richieste aziendali”.

Dalla ricerca di Valeria Friso e Silvia Scollo emerge un quadro complesso ma anche promettente per quanto riguarda le relazioni all’interno delle organizzazioni della produzione, nel quale, tuttavia, il ruolo di una migliore e più evoluta cultura d’impresa ha una parte determinante.

Il Disabilty manager e le competenze di tutoring a sostegno dell’inclusione lavorativa

Valeria Friso, Silvia Scollo

Rivista Formazione Lavoro Persona, Anno VIII, n. 25.

Dall’Università di Bologna una ricerca sul management della diversità

 

Buona cultura d’impresa, anche con un’attenzione particolare all’inclusione. Il tema è delicato ma importante. Vale per ogni luogo di produzione e ad ogni livello. Ragionarne è cosa opportuna per tutti. Leggere “Il Disabilty manager e le competenze di tutoring a sostegno dell’inclusione lavorativa” scritto a quattro mani da Valeria Friso e Silvia Scollo (dell’Università di Bologna), può essere un buon approfondimento di un argomento denso di difficoltà ma anche di opportunità

La ricerca, pubblicata recentemente su Rivista Formazione Lavoro Persona, analizza il ruolo e la collocazione all’interno dell’organizzazione aziendale dei disability manager , cioè di quelle figure che hanno il compito di agevolare l’inclusione lavorativa delle persone disabili.

L’analisi inizia però dall’esame dell’apparato legislativo in vigore per poi passare subito al ruolo del disability manager  e quindi alla sua funzione di tutor aziendale per la risoluzione delle situazioni problematiche.

Viene scritto all’inizio del lavoro: “Da sempre legato alla produttività, il mondo del lavoro si può interrogare circa le forme e le modalità per sostenere processi di inclusione. A livello mondiale esiste una corrente di pensiero collocata all’interno del più ampio contesto del Diversity Management, nato negli anni ottanta negli Stati Uniti, che porta il nome di Disability Management. Essa ha l’obiettivo di gestire le diversità presenti nelle organizzazioni sia pubbliche sia private, al fine di sviluppare un ambiente che sia favorevole a tutti i lavoratori”. Traguardo forse complesso da raggiungere ma di fatto alla portata di tutte le organizzazioni della produzione a patto di rivedere “un’impostazione di governance aziendale che non riguarda unicamente il cambiamento di alcuni comportamenti individuali, mediante attività formative dirette all’apprendimento di pratiche o di linguaggi differenti, ma deve interessare la cultura dell’impresa, quale substrato che presidia le linee evolutive della struttura aziendale”.

L’articolo di Friso e Scollo studia quindi la figura del disability manager come quella figura in rado di conciliare disabilità con esigenze di produttività d’impresa, tutto in un contesto che riesca a rispettare entrambe le situazioni.

Questione anche e soprattutto di cultura del produrre e organizzativa che in qualche modo va rivista e rivisitata. E’ proprio su questi aspetti che si soffermano quindi le due autrici, puntando il dito sulla necessità di formare ed informare, di far comprendere i percorsi più opportuni da compiere. Ed è a questo punto che viene alla luce nel ragionamento il ruolo di tutor  aziendale del disability manager, visto come un “progettista di interventi inclusivi e formativi, nonché come facilitatore che va a mediare tra le caratteristiche della persona e le richieste aziendali”.

Dalla ricerca di Valeria Friso e Silvia Scollo emerge un quadro complesso ma anche promettente per quanto riguarda le relazioni all’interno delle organizzazioni della produzione, nel quale, tuttavia, il ruolo di una migliore e più evoluta cultura d’impresa ha una parte determinante.

Il Disabilty manager e le competenze di tutoring a sostegno dell’inclusione lavorativa

Valeria Friso, Silvia Scollo

Rivista Formazione Lavoro Persona, Anno VIII, n. 25.

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