I grandi valori dello sport per il dialogo, la pace e la solidarietà
Sport come dialogo. E solidarietà. Competizione (non dimenticando, appunto, l’etimologia latina: cum petere, muoversi insieme verso un obiettivo comune). E spirito di squadra. Gara. E spettacolo, in una dimensione che lega individualità e comunità. Sono valori forti. E simili a quelli che connotano la migliore cultura d’impresa, nella sua grande dimensione personale e sociale. Stanno proprio qui le radici della scelta di Pirelli di essere partner principale della Partita Interreligiosa per la Pace, una iniziativa di straordinario rilievo, maturata nei mesi scorsi, valorizzata da Papa Francesco, capace di coinvolgere il mondo dello sport, dell’economia e dello spettacolo e giocata ieri, a Roma, con grande successo di pubblico e altrettanto ampio consenso mediatico e popolare. In un mondo di gravissime, crescenti tensioni sociali, etniche, religiose (che in casi drammatici hanno portato il Papa a denunciare l’esistenza della “Terza Guerra mondiale” e che comunque scuotono i valori della convivenza civile e chiamano in causa la cultura, la politica, la religione stessa) ha senso rilanciare l’appello all’impegno “di tutti gli uomini di buona volontà” (ricordando anche la lezione, mai tramontata d’attualità, dell’enciclica “Pacem in terris” di Papa Giovanni XXIII, nel 1963, mezzo secolo fa). E darsi dunque da fare, ognuno nel proprio ambito di ricerca e di lavoro, per dare spazio al dialogo invece che al conflitto di culture e civiltà. Come la stessa cultura d’impresa Pirelli testimonia, nel corso della storia dell’azienda: “La dimensione multiculturale, multireligiosa e multietnica appartiene da sempre alla cultura Pirelli. E per questo è stato naturale e motivo d’orgoglio aderire alla Partita Interreligiosa per la pace”, spiega la comunicazione del Gruppo, con la conferma di una “attenzione al sociale” essenziale per un’impresa che ha stabilimenti in 13 Paesi, presenze commerciali in 160 nazioni, 39mila dipendenti che parlano oltre 20 lingue e sono rappresentanti di 34 diverse nazionalità. Diversità. E valori comuni. Del lavoro, per esempio. Dell’impegno per qualità, ricerca e innovazione. Del confronto, per migliorare prodotti e sistemi di produzione e di rapporto con i clienti e più in generale, con tutti gli stakeholder. E, naturalmente, i valori dello sport. Anche qui, con un impegno d’antiche radici, nel calcio e nelle gare automobilistiche. Ma, nel corso del tempo, pure in molte altre discipline. “L’attualità sportiva – si sostiene – è diventata sinonimo di socialità solidale ed etica, soprattutto tra i giovani. E lo sport si conferma come potente strumento di integrazione e dialogo tra culture e generazioni diverse”. Cum petere, appunto. Buona cultura d’impresa.
Sport come dialogo. E solidarietà. Competizione (non dimenticando, appunto, l’etimologia latina: cum petere, muoversi insieme verso un obiettivo comune). E spirito di squadra. Gara. E spettacolo, in una dimensione che lega individualità e comunità. Sono valori forti. E simili a quelli che connotano la migliore cultura d’impresa, nella sua grande dimensione personale e sociale. Stanno proprio qui le radici della scelta di Pirelli di essere partner principale della Partita Interreligiosa per la Pace, una iniziativa di straordinario rilievo, maturata nei mesi scorsi, valorizzata da Papa Francesco, capace di coinvolgere il mondo dello sport, dell’economia e dello spettacolo e giocata ieri, a Roma, con grande successo di pubblico e altrettanto ampio consenso mediatico e popolare. In un mondo di gravissime, crescenti tensioni sociali, etniche, religiose (che in casi drammatici hanno portato il Papa a denunciare l’esistenza della “Terza Guerra mondiale” e che comunque scuotono i valori della convivenza civile e chiamano in causa la cultura, la politica, la religione stessa) ha senso rilanciare l’appello all’impegno “di tutti gli uomini di buona volontà” (ricordando anche la lezione, mai tramontata d’attualità, dell’enciclica “Pacem in terris” di Papa Giovanni XXIII, nel 1963, mezzo secolo fa). E darsi dunque da fare, ognuno nel proprio ambito di ricerca e di lavoro, per dare spazio al dialogo invece che al conflitto di culture e civiltà. Come la stessa cultura d’impresa Pirelli testimonia, nel corso della storia dell’azienda: “La dimensione multiculturale, multireligiosa e multietnica appartiene da sempre alla cultura Pirelli. E per questo è stato naturale e motivo d’orgoglio aderire alla Partita Interreligiosa per la pace”, spiega la comunicazione del Gruppo, con la conferma di una “attenzione al sociale” essenziale per un’impresa che ha stabilimenti in 13 Paesi, presenze commerciali in 160 nazioni, 39mila dipendenti che parlano oltre 20 lingue e sono rappresentanti di 34 diverse nazionalità. Diversità. E valori comuni. Del lavoro, per esempio. Dell’impegno per qualità, ricerca e innovazione. Del confronto, per migliorare prodotti e sistemi di produzione e di rapporto con i clienti e più in generale, con tutti gli stakeholder. E, naturalmente, i valori dello sport. Anche qui, con un impegno d’antiche radici, nel calcio e nelle gare automobilistiche. Ma, nel corso del tempo, pure in molte altre discipline. “L’attualità sportiva – si sostiene – è diventata sinonimo di socialità solidale ed etica, soprattutto tra i giovani. E lo sport si conferma come potente strumento di integrazione e dialogo tra culture e generazioni diverse”. Cum petere, appunto. Buona cultura d’impresa.