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Imparare e vincere collaborando, si può

Non è più il tempo del filosofico “piccolo è bello”, ma certamente quel concetto ha ancora qualche significato utile. Anche nelle grandi realtà industriali. Basta non farsi prendere eccessivamente dalla filosofia ma dare ascolto alla pratica e all’osservazione. Partendo, come fa per esempio Amy C. Edmondson (della Harvard Business School), da una serie di indagini empiriche in realtà diverse: dalla Toyota alla GM, dalla sanità USA all’IRS, passando dai fallimenti di “imprese” come il salvataggio impossibile dei minatori in Cile alla tragedia dello Shuttle Columbia.

Il suo “Teaming. How Organizations Learn, Innovate, and Compete in the Knowledge Economy” dimostra che le organizzazioni prosperano, o non riescono a prosperare, in base a quanto bene i piccoli gruppi lavorano al proprio interno e fra di loro. Che non è una banalità, ma un’indicazione operativa spesso difficile da mettere in pratica. Perché i gruppi, le squadre che compongono ogni organizzazione, non imparano naturalmente a collaborare.

Il libro però è scritto da una professoressa americana di management – pratica e concreta -, pensando anche a chi deve gestire i gruppi e farli lavorare fra di loro. Nel testo è così possibile trovare la spiegazione chiara di come la psicologia individuale e organizzativa, la realtà delle gerarchie, le differenze culturali possano impedire il successo d’impresa. E nel volume si ritrovano anche concetti importanti da “metabolizzare” nella realtà quotidiana della gestione d’impresa. Secondo Edmondson, per esempio, per massimizzare l’apprendimento, sono necessari anche il conflitto e il fallimento. Per questo nel testo sono descritti i fattori che impediscono una collaborazione efficace negli ambienti di lavoro, come la paura interpersonale, le credenze irrazionali circa il fallimento, il cosiddetto “pensiero di gruppo”, le dinamiche di potere fra gli individui e l’accaparramento informazioni. E i leader – è l’indicazione che emerge da tutto il volume -, possono colmare le lacune attraverso la comprensione dell’esistenza di questi ostacoli, modificando anche il loro stile di leadership per sostenere e facilitare il lavoro dei gruppi.

Ma uno dei passaggi più significativi dell’intero volume spiega che la “moneta del futuro” è la capacità di generare idee per risolvere problemi e che la “collaborazione è il modo per sviluppare, implementare e migliorare quelle idee”.

Teaming

How Organizations Learn, Innovate, and Compete in the Knowledge Economy 

Amy C. Edmondson

Jossey-Bass, 2012

Non è più il tempo del filosofico “piccolo è bello”, ma certamente quel concetto ha ancora qualche significato utile. Anche nelle grandi realtà industriali. Basta non farsi prendere eccessivamente dalla filosofia ma dare ascolto alla pratica e all’osservazione. Partendo, come fa per esempio Amy C. Edmondson (della Harvard Business School), da una serie di indagini empiriche in realtà diverse: dalla Toyota alla GM, dalla sanità USA all’IRS, passando dai fallimenti di “imprese” come il salvataggio impossibile dei minatori in Cile alla tragedia dello Shuttle Columbia.

Il suo “Teaming. How Organizations Learn, Innovate, and Compete in the Knowledge Economy” dimostra che le organizzazioni prosperano, o non riescono a prosperare, in base a quanto bene i piccoli gruppi lavorano al proprio interno e fra di loro. Che non è una banalità, ma un’indicazione operativa spesso difficile da mettere in pratica. Perché i gruppi, le squadre che compongono ogni organizzazione, non imparano naturalmente a collaborare.

Il libro però è scritto da una professoressa americana di management – pratica e concreta -, pensando anche a chi deve gestire i gruppi e farli lavorare fra di loro. Nel testo è così possibile trovare la spiegazione chiara di come la psicologia individuale e organizzativa, la realtà delle gerarchie, le differenze culturali possano impedire il successo d’impresa. E nel volume si ritrovano anche concetti importanti da “metabolizzare” nella realtà quotidiana della gestione d’impresa. Secondo Edmondson, per esempio, per massimizzare l’apprendimento, sono necessari anche il conflitto e il fallimento. Per questo nel testo sono descritti i fattori che impediscono una collaborazione efficace negli ambienti di lavoro, come la paura interpersonale, le credenze irrazionali circa il fallimento, il cosiddetto “pensiero di gruppo”, le dinamiche di potere fra gli individui e l’accaparramento informazioni. E i leader – è l’indicazione che emerge da tutto il volume -, possono colmare le lacune attraverso la comprensione dell’esistenza di questi ostacoli, modificando anche il loro stile di leadership per sostenere e facilitare il lavoro dei gruppi.

Ma uno dei passaggi più significativi dell’intero volume spiega che la “moneta del futuro” è la capacità di generare idee per risolvere problemi e che la “collaborazione è il modo per sviluppare, implementare e migliorare quelle idee”.

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How Organizations Learn, Innovate, and Compete in the Knowledge Economy 

Amy C. Edmondson

Jossey-Bass, 2012

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