L’Italia dei brevetti cresce in Europa In testa tra le aziende Ansaldo e Pirelli
Competizione hi tech, nella stagione dell’economia della conoscenza. L’Italia cresce, nell’Europa dei brevetti, più di Francia e Germania. E le sue imprese più dinamiche fanno ricerca, innovano, migliorano produzione e prodotti. Brevettano, appunto. Ansaldo Energia e Pirelli in testa.
I dati diffusi dall’Ufficio dei Brevetti Europei per il 2016 confermano il trend positivo già messo in luce per il 2015 (ne avevamo parlato nel blog dell’8 marzo 2016). E documentano la presentazione di 4.166 richieste di brevetto, il 4,5% in più rispetto alle 3.986 del 2015, dato comunque in crescita (+9,5%) rispetto al 2014. Si va avanti, meglio della media Ue (-0,4%, con 159,3 mila domande rispetto alle 160mila del 2015). Si recuperano anni di stasi, di scarsa attenzione del sistema Italia per i brevetti, dunque per la forza di ricerca e innovazione (anche se l’industria italiana ha sempre innovato più di quando non dicessero i dati ufficiali sugli investimenti in R&D e sui brevetti: si innovava, ci si affermava su mercati molto competitivi per qualità e non per prezzo, ma appunto non lo si scriveva bene in bilancio e non si brevettava). La tendenza s’è finalmente invertita. E vale la pena prenderne atto. E parlarne.
Vediamo meglio i dati, allora. Le oltre 4mila richieste di brevetti nel 2016 fanno dell’Italia il Paese con il secondo maggior aumento in Europa dopo il Belgio, confermando così l’inversione della tendenza che ci aveva visto perdere posizioni dal 2012 al 2015. Con una quota del 3% di tutte le domande pervenute, l’Italia si classifica in decima posizione tra i Paesi che chiedono la protezione brevettuale (tutela della creatività, stimolo a nuova ricerca). Si è ancora troppo giù in classifica, dunque, per qualità dell’innovazione. Ma meglio di prima.
Il Paese più dinamico per aumento di registrazioni è la Cina (+24,8%), mentre perdono forza gli Usa (-5,9%, comunque con 40mila domande di brevetti, una forza straordinaria), anche se restano nella “top five” insieme a Germania, Giappone, Francia e Svizzera. “I risultati 2016 confermano il richiamo dell’Europa come mercato globale leader dell’innovazione”, sostiene il presidente di Epo (l’Ufficio dei Brevetti Europei) Benoît Battistelli. E ancora: “In uno scenario politico ed economico in rapido cambiamento, le imprese globali hanno continuato a richiedere brevetti in Europa. Mentre assistiamo a incrementi ragguardevoli delle domande provenienti dall’Asia, le aziende europee rimangono i driver del rinnovamento e della crescita nei mercati domestici, offrendo prova di flessibilità nonostante condizioni economiche instabili”.
Interessante guardare alla classifica per settori. Partendo dal boom dei trasporti, in risalita dalla terza posizione del 2015. Incide positivamente innanzitutto il mondo “automotive”, un’eccellenza italiana nella componentistica: con un incremento del 38% è il campo tecnologico che ha messo a segno l’aumento più vistoso, rafforzando la leadership italiana a livello globale. Il 4% delle domande globali “automotive” provengono infatti dal nostro Paese.
In seconda posizione, con un aumento 2016 del 16%, c’è la “movimentazione” (imballaggi, sistemi di trasporto, containers), poi i “macchinari speciali” (+10%) e la “tecnologia medicale” (+10%).
E le aziende? Con 50 domande di brevetto, Ansaldo Energia ha conquistato il podio tra le società italiane per maggior numero di richieste presentate all’Epo. Al secondo posto la Pirelli (con 41 domande). Seguono G.D. (35), Danieli (33) e Chiesi Farmaceutici (31). Le società più attive in assoluto sono Fca-Fiat Chrysler Automobiles (75) Solvay SA (72) e ST Microelectronics NV (69), che non compaiono nella classifica italiana perché la loro sede legale non è in Italia (ma italiani alcuni stabilimenti cardine e centri di ricerca e italiana, soprattutto per Fca).
E le regioni? La Lombardia si conferma al primo posto in Italia, con una crescita del 3% sull’anno precedente, in undicesima posizione tra le regioni europee a maggior tasso di crescita (una posizione ancora poco competitiva, da rafforzare, guardando alla forza radicata di Baviera, Baden Wuerttemberg, NordReno Westfalia e Ile de France, le aree innovative europee da considerare come benchmark d’innovazione e competitività).
In Lombardia c’è il 34,5% di tutte le richieste italiane nel 2016 (erano il 33% nel 2015). Seguono Emilia Romagna (16%) e Veneto (13%). Il differenziale più consistente si è registrato in Molise (+150%) e Abruzzo (+83,3%), sebbene su base molto ridotta, e in Liguria (+42%). Nella classifica delle città, Milano è in testa, con 902 domande (+0,8%) davanti a Torino (passata da 269 a 305 +13,4%), Bologna (da 206 a 292, +41,7%) e Roma (che inverte la rotta scendendo da 232 a 185, -20,3%).
E’ un buon primato, su cui insistere, quello di Milano, “locomotiva” innovativa. Perché è il risultato di una sinergia unica tra manifattura hi tech e medium tech, servizi innovativi, finanza d’impresa, università d’eccellenza e centri di ricerca pubblici e privati (parecchi legati direttamente ad attività produttive e a servizi di qualità). Milano “smart city”. E Milano “steam”, secondo l’acronimo nato in Assolombarda e noto ai nostri lettori con le iniziali di science, technology, environment ma anche education, arts e manifacturing. Cultura politecnica, ancora una volta. Che crea ricchezza e futuro.
Competizione hi tech, nella stagione dell’economia della conoscenza. L’Italia cresce, nell’Europa dei brevetti, più di Francia e Germania. E le sue imprese più dinamiche fanno ricerca, innovano, migliorano produzione e prodotti. Brevettano, appunto. Ansaldo Energia e Pirelli in testa.
I dati diffusi dall’Ufficio dei Brevetti Europei per il 2016 confermano il trend positivo già messo in luce per il 2015 (ne avevamo parlato nel blog dell’8 marzo 2016). E documentano la presentazione di 4.166 richieste di brevetto, il 4,5% in più rispetto alle 3.986 del 2015, dato comunque in crescita (+9,5%) rispetto al 2014. Si va avanti, meglio della media Ue (-0,4%, con 159,3 mila domande rispetto alle 160mila del 2015). Si recuperano anni di stasi, di scarsa attenzione del sistema Italia per i brevetti, dunque per la forza di ricerca e innovazione (anche se l’industria italiana ha sempre innovato più di quando non dicessero i dati ufficiali sugli investimenti in R&D e sui brevetti: si innovava, ci si affermava su mercati molto competitivi per qualità e non per prezzo, ma appunto non lo si scriveva bene in bilancio e non si brevettava). La tendenza s’è finalmente invertita. E vale la pena prenderne atto. E parlarne.
Vediamo meglio i dati, allora. Le oltre 4mila richieste di brevetti nel 2016 fanno dell’Italia il Paese con il secondo maggior aumento in Europa dopo il Belgio, confermando così l’inversione della tendenza che ci aveva visto perdere posizioni dal 2012 al 2015. Con una quota del 3% di tutte le domande pervenute, l’Italia si classifica in decima posizione tra i Paesi che chiedono la protezione brevettuale (tutela della creatività, stimolo a nuova ricerca). Si è ancora troppo giù in classifica, dunque, per qualità dell’innovazione. Ma meglio di prima.
Il Paese più dinamico per aumento di registrazioni è la Cina (+24,8%), mentre perdono forza gli Usa (-5,9%, comunque con 40mila domande di brevetti, una forza straordinaria), anche se restano nella “top five” insieme a Germania, Giappone, Francia e Svizzera. “I risultati 2016 confermano il richiamo dell’Europa come mercato globale leader dell’innovazione”, sostiene il presidente di Epo (l’Ufficio dei Brevetti Europei) Benoît Battistelli. E ancora: “In uno scenario politico ed economico in rapido cambiamento, le imprese globali hanno continuato a richiedere brevetti in Europa. Mentre assistiamo a incrementi ragguardevoli delle domande provenienti dall’Asia, le aziende europee rimangono i driver del rinnovamento e della crescita nei mercati domestici, offrendo prova di flessibilità nonostante condizioni economiche instabili”.
Interessante guardare alla classifica per settori. Partendo dal boom dei trasporti, in risalita dalla terza posizione del 2015. Incide positivamente innanzitutto il mondo “automotive”, un’eccellenza italiana nella componentistica: con un incremento del 38% è il campo tecnologico che ha messo a segno l’aumento più vistoso, rafforzando la leadership italiana a livello globale. Il 4% delle domande globali “automotive” provengono infatti dal nostro Paese.
In seconda posizione, con un aumento 2016 del 16%, c’è la “movimentazione” (imballaggi, sistemi di trasporto, containers), poi i “macchinari speciali” (+10%) e la “tecnologia medicale” (+10%).
E le aziende? Con 50 domande di brevetto, Ansaldo Energia ha conquistato il podio tra le società italiane per maggior numero di richieste presentate all’Epo. Al secondo posto la Pirelli (con 41 domande). Seguono G.D. (35), Danieli (33) e Chiesi Farmaceutici (31). Le società più attive in assoluto sono Fca-Fiat Chrysler Automobiles (75) Solvay SA (72) e ST Microelectronics NV (69), che non compaiono nella classifica italiana perché la loro sede legale non è in Italia (ma italiani alcuni stabilimenti cardine e centri di ricerca e italiana, soprattutto per Fca).
E le regioni? La Lombardia si conferma al primo posto in Italia, con una crescita del 3% sull’anno precedente, in undicesima posizione tra le regioni europee a maggior tasso di crescita (una posizione ancora poco competitiva, da rafforzare, guardando alla forza radicata di Baviera, Baden Wuerttemberg, NordReno Westfalia e Ile de France, le aree innovative europee da considerare come benchmark d’innovazione e competitività).
In Lombardia c’è il 34,5% di tutte le richieste italiane nel 2016 (erano il 33% nel 2015). Seguono Emilia Romagna (16%) e Veneto (13%). Il differenziale più consistente si è registrato in Molise (+150%) e Abruzzo (+83,3%), sebbene su base molto ridotta, e in Liguria (+42%). Nella classifica delle città, Milano è in testa, con 902 domande (+0,8%) davanti a Torino (passata da 269 a 305 +13,4%), Bologna (da 206 a 292, +41,7%) e Roma (che inverte la rotta scendendo da 232 a 185, -20,3%).
E’ un buon primato, su cui insistere, quello di Milano, “locomotiva” innovativa. Perché è il risultato di una sinergia unica tra manifattura hi tech e medium tech, servizi innovativi, finanza d’impresa, università d’eccellenza e centri di ricerca pubblici e privati (parecchi legati direttamente ad attività produttive e a servizi di qualità). Milano “smart city”. E Milano “steam”, secondo l’acronimo nato in Assolombarda e noto ai nostri lettori con le iniziali di science, technology, environment ma anche education, arts e manifacturing. Cultura politecnica, ancora una volta. Che crea ricchezza e futuro.