Milano e la sua “exciting renaissance” premiata per architettura, design, industria e cultura
Milano sta vivendo una “exciting renaissance”, capace di coniugare “its traditional grandeur with a contemporary architectural language”, sostiene Wallpaper, una delle riviste più prestigiose e trendy del panorama internazionale. Dunque merita il premio come “Best City”, battendo Shanghai e Vancouver, secondo una giuria di architetti, designer e personalità della cultura e della moda.
E’ un riconoscimento importante, in linea con gli apprezzamenti che sempre più frequenti arrivano sulla città, dalle vivaci stagioni dell’Expo a oggi. Milano “the place to be”, secondo The New York Times. Milano capoluogo della provincia in cui si vive meglio in Italia, secondo la classifica 2018 de Il Sole24Ore sulla qualità della vita. Milano metropoli europea in cima alle valutazioni internazionali per gli investimenti, l’industria, la cultura, le life sciences, la presenza di multinazionali e di studenti che qui arrivano da tutto il mondo. Sostiene il sindaco Beppe Sala, commentando il premio di Wallpaper: “Milano è la città del design grazie alle sue istituzioni più prestigiose a cominciare dal Politecnico e a eventi mondiali come il Salone del Mobile. E in questi ultimi anni è rinata proprio attraverso i progetti di grandi studi internazionali e di architettura”.
Milano città smart, con 1milione e 400mila abitanti, una solida attenzione all’economia circolare, alle iniziative hi tech e alle start up tecnologiche (il Politecnico ne è efficace incubatore) e con una skyline segnata dalle gru delle nuove costruzioni, da Porta Nuova a Citylife, dove sta venendo su rapidamente il terzo dei grattacieli firmati da archistar, “Il Curvo”, disegnato da Daniel Libeskind, dalla Bicocca al Portello, dalla Maggiolina alla Bovisa, da Porta Vittoria alle aree a sud dello Scalo Ferroviario di Porta Romana, accanto alla sede della Fondazione Prada, luogo cult dell’arte contemporanea, insieme al Pirelli HangarBicocca.
Si progetta e si costruisce anche nelle aree di Human Technopole (l’ex zona dell’Expo, adesso centro di iniziative che riguardano ricerca, formazione, salute e imprese innovative), a Lambrate, a Santa Giulia e nel disagiato Quartiere Adriano. E le gru sono il segno di un crescente dinamismo immobiliare e imprenditoriale, che dal centro si allarga verso le periferie.
“Il Piano Quartieri prevede investimenti per 1,6 miliardi di progetti. E proprio nelle periferie e negli ex scali ferroviari è l’ora di nuove case per tutti”, sostiene Pierfrancesco Maran, assessore all’Urbanistica, responsabile di un Pgt (Piano di governo del territorio) che, a lungo discusso con le categorie produttive, gli abitanti dei quartieri, le istituzioni locali e le persone del mondo dell’università e della cultura, traccia le direttrici della metropoli per i prossimi vent’anni. Vale la pena esserci, in questa città d’Europa, che come stimolo allo sviluppo guarda anche alle Olimpiadi Invernali del 2026, insieme a Cortina.
Milano modello, Milano locomotiva, Milano simbolo dello sviluppo possibile e “sostenibile”, da green economy diffusa e produttiva? Mettersi su un piedistallo non è mai piaciuto, ai milanesi che preferiscono fare piuttosto che chiacchierare. Resta, nella memoria, semmai, l’insegnamento dello Statuto del vescovo Ariberto del 1018: “Chi sa lavorare venga a Milano. E chi viene a Milano è un uomo libero”. La città rotonda e inclusiva. La città riformista e pragmatica, sincera e non gretta, conflittuale ma non troppo incline ai drammi. La metropoli delle culture che s’incrociano, tra industria e finanza, letteratura e teatro, musica e scienza. Il luogo in cui costruire ricchezza significa anche produrre solidarietà e cultura. Una cultura politecnica e popolare, perché aperta, diffusa, né volgare né sciatta.
Nell’Italia che vive la diffusa preoccupazione di una recessione in arrivo, nonostante la propaganda ottimista del governo, Milano può dunque essere un’indicazione positiva, attiva, di sviluppo e non di “decrescita infelice”. Anche la sua economia, è vero, rallenta, non solo per effetto delle turbolenze internazionali, ma anche a causa della mancanza di fiducia provocata da forse politiche governative che si muovono contro l’impresa, le infrastrutture, la crescita, l’Europa. I consumi frenano, gli investimenti sono più lenti e prudenti. Ma si va avanti, nonostante tutto. L’anima milanese produttiva, dinamica, solidale si manifesta. Con i suoi cantieri, le università, il movimento delle imprese, il buon governo locale. “Exciting renaissance”, appunto.
Milano sta vivendo una “exciting renaissance”, capace di coniugare “its traditional grandeur with a contemporary architectural language”, sostiene Wallpaper, una delle riviste più prestigiose e trendy del panorama internazionale. Dunque merita il premio come “Best City”, battendo Shanghai e Vancouver, secondo una giuria di architetti, designer e personalità della cultura e della moda.
E’ un riconoscimento importante, in linea con gli apprezzamenti che sempre più frequenti arrivano sulla città, dalle vivaci stagioni dell’Expo a oggi. Milano “the place to be”, secondo The New York Times. Milano capoluogo della provincia in cui si vive meglio in Italia, secondo la classifica 2018 de Il Sole24Ore sulla qualità della vita. Milano metropoli europea in cima alle valutazioni internazionali per gli investimenti, l’industria, la cultura, le life sciences, la presenza di multinazionali e di studenti che qui arrivano da tutto il mondo. Sostiene il sindaco Beppe Sala, commentando il premio di Wallpaper: “Milano è la città del design grazie alle sue istituzioni più prestigiose a cominciare dal Politecnico e a eventi mondiali come il Salone del Mobile. E in questi ultimi anni è rinata proprio attraverso i progetti di grandi studi internazionali e di architettura”.
Milano città smart, con 1milione e 400mila abitanti, una solida attenzione all’economia circolare, alle iniziative hi tech e alle start up tecnologiche (il Politecnico ne è efficace incubatore) e con una skyline segnata dalle gru delle nuove costruzioni, da Porta Nuova a Citylife, dove sta venendo su rapidamente il terzo dei grattacieli firmati da archistar, “Il Curvo”, disegnato da Daniel Libeskind, dalla Bicocca al Portello, dalla Maggiolina alla Bovisa, da Porta Vittoria alle aree a sud dello Scalo Ferroviario di Porta Romana, accanto alla sede della Fondazione Prada, luogo cult dell’arte contemporanea, insieme al Pirelli HangarBicocca.
Si progetta e si costruisce anche nelle aree di Human Technopole (l’ex zona dell’Expo, adesso centro di iniziative che riguardano ricerca, formazione, salute e imprese innovative), a Lambrate, a Santa Giulia e nel disagiato Quartiere Adriano. E le gru sono il segno di un crescente dinamismo immobiliare e imprenditoriale, che dal centro si allarga verso le periferie.
“Il Piano Quartieri prevede investimenti per 1,6 miliardi di progetti. E proprio nelle periferie e negli ex scali ferroviari è l’ora di nuove case per tutti”, sostiene Pierfrancesco Maran, assessore all’Urbanistica, responsabile di un Pgt (Piano di governo del territorio) che, a lungo discusso con le categorie produttive, gli abitanti dei quartieri, le istituzioni locali e le persone del mondo dell’università e della cultura, traccia le direttrici della metropoli per i prossimi vent’anni. Vale la pena esserci, in questa città d’Europa, che come stimolo allo sviluppo guarda anche alle Olimpiadi Invernali del 2026, insieme a Cortina.
Milano modello, Milano locomotiva, Milano simbolo dello sviluppo possibile e “sostenibile”, da green economy diffusa e produttiva? Mettersi su un piedistallo non è mai piaciuto, ai milanesi che preferiscono fare piuttosto che chiacchierare. Resta, nella memoria, semmai, l’insegnamento dello Statuto del vescovo Ariberto del 1018: “Chi sa lavorare venga a Milano. E chi viene a Milano è un uomo libero”. La città rotonda e inclusiva. La città riformista e pragmatica, sincera e non gretta, conflittuale ma non troppo incline ai drammi. La metropoli delle culture che s’incrociano, tra industria e finanza, letteratura e teatro, musica e scienza. Il luogo in cui costruire ricchezza significa anche produrre solidarietà e cultura. Una cultura politecnica e popolare, perché aperta, diffusa, né volgare né sciatta.
Nell’Italia che vive la diffusa preoccupazione di una recessione in arrivo, nonostante la propaganda ottimista del governo, Milano può dunque essere un’indicazione positiva, attiva, di sviluppo e non di “decrescita infelice”. Anche la sua economia, è vero, rallenta, non solo per effetto delle turbolenze internazionali, ma anche a causa della mancanza di fiducia provocata da forse politiche governative che si muovono contro l’impresa, le infrastrutture, la crescita, l’Europa. I consumi frenano, gli investimenti sono più lenti e prudenti. Ma si va avanti, nonostante tutto. L’anima milanese produttiva, dinamica, solidale si manifesta. Con i suoi cantieri, le università, il movimento delle imprese, il buon governo locale. “Exciting renaissance”, appunto.