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Milano, un buon funzionamento della giustizia fa crescere gli investimenti e rafforza l’economia

“Il funzionamento della giustizia rappresenta uno dei parametri di valutazione primari per misurare il grado di civiltà di un Paese, con ricadute importanti sia per gli investimenti nazionali, sia per l’attrattività degli investimenti provenienti dall’estero”. Comincia così, dopo i saluti istituzionali e di rito, la relazione con cui Marina Tavassi, presidente della Corte d’Appello di Milano, ha aperto sabato 27 gennaio l’Anno Giudiziario. Un’attenzione marcata ai temi dell’economia. Una chiara consapevolezza della stretta relazione tra efficacia ed efficienza della giustizia e sviluppo economico e sociale. Una netta coscienza dei confronti su cui impegnarsi: non solo con le altre sedi giudiziarie italiane (Milano ne è avanguardia) ma anche con quelle internazionali. E una grande severità su quel che ancora resta da fare per un buon funzionamento degli apparati giudiziari. L’esercizio della giurisdizione va vissuto come servizio al cittadino. E in una stagione così complessa e contrastata della vita del Paese e delle sue istituzioni, la magistratura e più in generale il mondo giudiziario (avvocatura compresa) devono fare di tutto per non essere considerati una casta. Una relazione importante, dunque. Aperta. Dialogica. Sulla scia di quanto già da tempo il Palazzo di Giustizia di Milano mette in luce, già negli anni in cui a presiedere la Corte d’Appello era Giovanni Canzio (sabato in prima fila, dopo aver terminato il suo mandato come Primo Presidente della Corte di Cassazione).

Milano città internazionale dell’economia e delle imprese ha infatti nell’attività giudiziaria uno dei punti di riferimento essenziali: lo nota giustamente Carlo Bonomi, presidente di Assolombarda, commentando le relazione e apprezzando l’attenzione della presidente della Corte d’Appello alle esigenze delle buone imprese e all’attività di Assolombarda per la legalità.

Vale la pena dunque rileggere le indicazioni della presidente Tavassi, come riferimento strategico per la crescita equilibrata di Milano, metropoli di respiro europeo in cui le istituzioni e le funzioni pubbliche – la Giustizia, appunto – contribuiscono in modo determinante a muovere la macchina dell’economia.

Legalità e competitività si muovono secondo strette relazioni virtuose: “Per ristabilire la fiducia nel ciclo economico del Paese è necessario creare un ambiente favorevole agli investimenti, facilitando così la crescita del mercato. Sistemi certi di risoluzione delle liti e tempi rapidi di definizione svolgono un ruolo fondamentale nelle decisioni di investimento delle imprese le quali valutano il rischio di essere coinvolte in lunghe vertenze di lavoro, tributarie o il procedure di insolvenza”: il cosiddetto “rischio Paese”.

L’indicazione è chiara: “Laddove i sistemi giudiziari assicurano una corretta esecuzione dei contratti e una rapida soddisfazione dei diritti, le imprese e i singoli sono dissuasi dall’assumere comportamenti opportunistici. I costi delle operazioni si riducono e gli investimenti possono essere indirizzati verso settori innovativi, contribuendo così a creare nuovi posti di lavoro e a migliorare non solo l’economia e gli interesse commerciali ma anche il livello di vita dei singoli e il benessere della società”. E’ una indicazione strategica che, al di là delle parole della relazione, conferma il cammino fatto da Palazzo di Giustizia a Milano nel corso degli anni, con scelte operative e provvedimenti che riguardano sia la giurisdizione (i processi, le sentenze) sia il funzionamento amministrativo dell’apparato giudiziario: diminuiscono i tempi per arrivare alle sentenze, sia civili che penali (Milano, grande sede, è all’avanguardia in Italia, ma regge anche la competizione con altre città europee), si smaltisce più velocemente il carico delle cause arretrate, il “Tribunale delle imprese” assicura una maggiore certezza delle liti. E cresce la consapevolezza dell’utilità di fare ricorso a soluzioni delle controversie alternative a quelle giudiziarie (gli arbitrati, le mediazioni) in modo da lasciare all’intervento dei giudici i casi più gravi e complessi, senza ingolfare di liti le aule di Tribunale e Corte d’Appello.

Restano certo molti problemi: i tempi ancora lunghi dei processi (una questione ribadita dal presidente dell’Ordine degli avvocati Remo Danovi), le insufficienze degli apparati, i limiti generali del mondo della giustizia in Italia, di cui anche Milano, naturalmente, risente. La relazione della presidente Tavassi ne dà compiutamente conto. Senza trascurare comunque di indicare il percorso fatto e guardare con un minimo di fiducia critica al futuro.

Sono tutti temi cari ad Assolombarda, guardando agli interessi delle imprese come motori essenziali di ricchezza diffusa, di lavoro, di inclusione e promozione sociale. E che si rinnovano nella continuazione della oramai solida collaborazione tra Palazzo di Giustizia, la SDA Bocconi e, appunto, Assolombarda nella costruzione, anno dopo anno, dei Bilanci di responsabilità sociale della Corte d’Appello, del Tribunale e della Procura della Repubblica.

C’è un altro tema, su cui Giustizia e imprese trovano importanti punti di intesa: la lotta contro le mafie, l’impegno per fare fronte alla crescita inquinante, proprio a Milano, della criminalità organizzata. La relazione del Procuratore Generale Roberto Giordano ha ribadito la pericolosità della presenza di ‘ndrangheta, Cosa Nostra siciliana e camorra: un pericolo attuale anche per l’economia, il mercato, le imprese, oltre che più in generale per la convivenza civile. Un allarme ripetuto. Che va ascoltato e accolto. La legalità e lo sviluppo economico sono dimensioni convergenti.

“Il funzionamento della giustizia rappresenta uno dei parametri di valutazione primari per misurare il grado di civiltà di un Paese, con ricadute importanti sia per gli investimenti nazionali, sia per l’attrattività degli investimenti provenienti dall’estero”. Comincia così, dopo i saluti istituzionali e di rito, la relazione con cui Marina Tavassi, presidente della Corte d’Appello di Milano, ha aperto sabato 27 gennaio l’Anno Giudiziario. Un’attenzione marcata ai temi dell’economia. Una chiara consapevolezza della stretta relazione tra efficacia ed efficienza della giustizia e sviluppo economico e sociale. Una netta coscienza dei confronti su cui impegnarsi: non solo con le altre sedi giudiziarie italiane (Milano ne è avanguardia) ma anche con quelle internazionali. E una grande severità su quel che ancora resta da fare per un buon funzionamento degli apparati giudiziari. L’esercizio della giurisdizione va vissuto come servizio al cittadino. E in una stagione così complessa e contrastata della vita del Paese e delle sue istituzioni, la magistratura e più in generale il mondo giudiziario (avvocatura compresa) devono fare di tutto per non essere considerati una casta. Una relazione importante, dunque. Aperta. Dialogica. Sulla scia di quanto già da tempo il Palazzo di Giustizia di Milano mette in luce, già negli anni in cui a presiedere la Corte d’Appello era Giovanni Canzio (sabato in prima fila, dopo aver terminato il suo mandato come Primo Presidente della Corte di Cassazione).

Milano città internazionale dell’economia e delle imprese ha infatti nell’attività giudiziaria uno dei punti di riferimento essenziali: lo nota giustamente Carlo Bonomi, presidente di Assolombarda, commentando le relazione e apprezzando l’attenzione della presidente della Corte d’Appello alle esigenze delle buone imprese e all’attività di Assolombarda per la legalità.

Vale la pena dunque rileggere le indicazioni della presidente Tavassi, come riferimento strategico per la crescita equilibrata di Milano, metropoli di respiro europeo in cui le istituzioni e le funzioni pubbliche – la Giustizia, appunto – contribuiscono in modo determinante a muovere la macchina dell’economia.

Legalità e competitività si muovono secondo strette relazioni virtuose: “Per ristabilire la fiducia nel ciclo economico del Paese è necessario creare un ambiente favorevole agli investimenti, facilitando così la crescita del mercato. Sistemi certi di risoluzione delle liti e tempi rapidi di definizione svolgono un ruolo fondamentale nelle decisioni di investimento delle imprese le quali valutano il rischio di essere coinvolte in lunghe vertenze di lavoro, tributarie o il procedure di insolvenza”: il cosiddetto “rischio Paese”.

L’indicazione è chiara: “Laddove i sistemi giudiziari assicurano una corretta esecuzione dei contratti e una rapida soddisfazione dei diritti, le imprese e i singoli sono dissuasi dall’assumere comportamenti opportunistici. I costi delle operazioni si riducono e gli investimenti possono essere indirizzati verso settori innovativi, contribuendo così a creare nuovi posti di lavoro e a migliorare non solo l’economia e gli interesse commerciali ma anche il livello di vita dei singoli e il benessere della società”. E’ una indicazione strategica che, al di là delle parole della relazione, conferma il cammino fatto da Palazzo di Giustizia a Milano nel corso degli anni, con scelte operative e provvedimenti che riguardano sia la giurisdizione (i processi, le sentenze) sia il funzionamento amministrativo dell’apparato giudiziario: diminuiscono i tempi per arrivare alle sentenze, sia civili che penali (Milano, grande sede, è all’avanguardia in Italia, ma regge anche la competizione con altre città europee), si smaltisce più velocemente il carico delle cause arretrate, il “Tribunale delle imprese” assicura una maggiore certezza delle liti. E cresce la consapevolezza dell’utilità di fare ricorso a soluzioni delle controversie alternative a quelle giudiziarie (gli arbitrati, le mediazioni) in modo da lasciare all’intervento dei giudici i casi più gravi e complessi, senza ingolfare di liti le aule di Tribunale e Corte d’Appello.

Restano certo molti problemi: i tempi ancora lunghi dei processi (una questione ribadita dal presidente dell’Ordine degli avvocati Remo Danovi), le insufficienze degli apparati, i limiti generali del mondo della giustizia in Italia, di cui anche Milano, naturalmente, risente. La relazione della presidente Tavassi ne dà compiutamente conto. Senza trascurare comunque di indicare il percorso fatto e guardare con un minimo di fiducia critica al futuro.

Sono tutti temi cari ad Assolombarda, guardando agli interessi delle imprese come motori essenziali di ricchezza diffusa, di lavoro, di inclusione e promozione sociale. E che si rinnovano nella continuazione della oramai solida collaborazione tra Palazzo di Giustizia, la SDA Bocconi e, appunto, Assolombarda nella costruzione, anno dopo anno, dei Bilanci di responsabilità sociale della Corte d’Appello, del Tribunale e della Procura della Repubblica.

C’è un altro tema, su cui Giustizia e imprese trovano importanti punti di intesa: la lotta contro le mafie, l’impegno per fare fronte alla crescita inquinante, proprio a Milano, della criminalità organizzata. La relazione del Procuratore Generale Roberto Giordano ha ribadito la pericolosità della presenza di ‘ndrangheta, Cosa Nostra siciliana e camorra: un pericolo attuale anche per l’economia, il mercato, le imprese, oltre che più in generale per la convivenza civile. Un allarme ripetuto. Che va ascoltato e accolto. La legalità e lo sviluppo economico sono dimensioni convergenti.

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