Organizzazioni culturali d’impresa
Un breve intervento al Revello Lab, delinea e chiarisce le relazioni fra aziende, cultura e territorio
La produzione come atto culturale. L’impresa come entità sociale. L’organizzazione della produzione come struttura oggettiva ma anche soggettiva e quindi viva, composta da donne e uomini che vivono e lavorano in una comunità. Il moderno declinare della cultura d’impresa è tutto questo e altro ancora. Un campo vasto, ancora non del tutto esplorato, che si fa di giorno in giorno. E che deve essere razionalizzato e sistemato passo dopo passo, con attenzione non solo al conto economico ma anche a quello sociale.
Da questo punto di vista, fa bene leggere la sintesi dell’intervento che Alessandro Beda (componente del Gruppo Tecnico Cultura e Sviluppo di Confindustria oltre che osservatore dei fenomeni e delle tendenze di responsabilità sociale d’impresa), ha effettuato nell’ambito dell’edizione 2017 del Ravello Lab.
“Il valore sociale ed economico dell’impresa per il territorio” è un’efficace sintesi delle relazioni che passano fra cultura e impresa culturale oltre che fra impresa a tutto tondo e territorio.
Il ragionamento effettuato è tutto sommato semplice: l’impresa costituisce un fatto culturale che ha impatti forti sul territorio e sulle persone che vi vivono e lavorano. Ma non solo, perché secondo Beda oggi è possibile pensare agli investimenti culturali delle imprese come ad una delle manifestazioni più importanti della responsabilità sociale d’impresa. “Si tratta – spiega Beda -, di promuovere l’investimento in cultura come parte integrante dello sviluppo sociale del territorio. (…). Questo fenomeno è già in corso: ad esempio, un terzo delle risorse della Scala è garantito dalle imprese; molti musei, come le Gallerie d’Italia di Milano, sono frutto del sostegno e del contributo di una impresa (…). Spesso quindi non si tratta solo di risorse finanziarie ma anche di un vero supporto tecnico organizzativo, come per esempio le tecnologie di illuminazione”.
Organizzazioni della produzione, quindi, ma anche organizzazioni che producono occasioni di coesione sociale. Cultura d’impresa a vasto raggio. Adesso, secondo Beda, resa ancora più agevole nel suo divenire dopo le ultime provvidenze di legge. Viene scritto quasi alla conclusione dell’intervento: “Penso che esistano tre condizioni che permetteranno di sfruttare a pieno questo congiuntura: aprire un forte dialogo e confronto tra il mondo dell’impresa e le imprese culturali; promuovere la cultura come investimento sociale per la comunità e il territorio; dimostrare l’utilità e il valore economico dell’investire in cultura”.
L’intervento di Alessandro Beda riesce in uno spazio limitatissimo a delineare con chiarezza la situazione delle relazioni fra imprese e cultura e ad indicare la strada giusta per accrescere i collegamenti positivi che sono stati accesi negli ultimi tempi.
Il valore sociale ed economico dell’impresa per il territorio
Alessandro Beda
Atti XII edizione Ravello Lab “Sviluppo a base culturale. Governance partecipata per l’impresa culturale”, Territori della Cultura, n. 30, 2017, pagg. 152-153
Un breve intervento al Revello Lab, delinea e chiarisce le relazioni fra aziende, cultura e territorio
La produzione come atto culturale. L’impresa come entità sociale. L’organizzazione della produzione come struttura oggettiva ma anche soggettiva e quindi viva, composta da donne e uomini che vivono e lavorano in una comunità. Il moderno declinare della cultura d’impresa è tutto questo e altro ancora. Un campo vasto, ancora non del tutto esplorato, che si fa di giorno in giorno. E che deve essere razionalizzato e sistemato passo dopo passo, con attenzione non solo al conto economico ma anche a quello sociale.
Da questo punto di vista, fa bene leggere la sintesi dell’intervento che Alessandro Beda (componente del Gruppo Tecnico Cultura e Sviluppo di Confindustria oltre che osservatore dei fenomeni e delle tendenze di responsabilità sociale d’impresa), ha effettuato nell’ambito dell’edizione 2017 del Ravello Lab.
“Il valore sociale ed economico dell’impresa per il territorio” è un’efficace sintesi delle relazioni che passano fra cultura e impresa culturale oltre che fra impresa a tutto tondo e territorio.
Il ragionamento effettuato è tutto sommato semplice: l’impresa costituisce un fatto culturale che ha impatti forti sul territorio e sulle persone che vi vivono e lavorano. Ma non solo, perché secondo Beda oggi è possibile pensare agli investimenti culturali delle imprese come ad una delle manifestazioni più importanti della responsabilità sociale d’impresa. “Si tratta – spiega Beda -, di promuovere l’investimento in cultura come parte integrante dello sviluppo sociale del territorio. (…). Questo fenomeno è già in corso: ad esempio, un terzo delle risorse della Scala è garantito dalle imprese; molti musei, come le Gallerie d’Italia di Milano, sono frutto del sostegno e del contributo di una impresa (…). Spesso quindi non si tratta solo di risorse finanziarie ma anche di un vero supporto tecnico organizzativo, come per esempio le tecnologie di illuminazione”.
Organizzazioni della produzione, quindi, ma anche organizzazioni che producono occasioni di coesione sociale. Cultura d’impresa a vasto raggio. Adesso, secondo Beda, resa ancora più agevole nel suo divenire dopo le ultime provvidenze di legge. Viene scritto quasi alla conclusione dell’intervento: “Penso che esistano tre condizioni che permetteranno di sfruttare a pieno questo congiuntura: aprire un forte dialogo e confronto tra il mondo dell’impresa e le imprese culturali; promuovere la cultura come investimento sociale per la comunità e il territorio; dimostrare l’utilità e il valore economico dell’investire in cultura”.
L’intervento di Alessandro Beda riesce in uno spazio limitatissimo a delineare con chiarezza la situazione delle relazioni fra imprese e cultura e ad indicare la strada giusta per accrescere i collegamenti positivi che sono stati accesi negli ultimi tempi.
Il valore sociale ed economico dell’impresa per il territorio
Alessandro Beda
Atti XII edizione Ravello Lab “Sviluppo a base culturale. Governance partecipata per l’impresa culturale”, Territori della Cultura, n. 30, 2017, pagg. 152-153