Religione economica
Uno dei più recenti libri di Luigino Bruni collega l’economia al sacro e apre orizzonti nuovi per la comprensione di quanto accade oggi
Economia e religione, impresa e chiesa, afflato religioso e spirito d’impresa. Gli intrecci sono tanti e, in gran parte, poco conosciuti. Eppure – soprattutto oggi – conoscere di più dei legami tra economia e religione è fondamentale per la comprensione di molti fenomeni. Dentro e fuori le imprese.
Leggere allora “Il capitalismo e il sacro” di Luigino Bruni – raccolta di una serie di interventi pubblicati sul quotidiano Avvenire e rielaborati -, non è certamente cosa da affrontare alla leggera, ma sicuramente è cosa che va fatta, soprattutto da chi, uomo d’impresa oppure semplicemente attento agli aspetti dell’attuale economia, voglia approfondire uno dei volti più importanti eppure meno conosciuti dell’attuale assetto economico.
Bruni ragiona attorno alla considerazione che è sempre esistito un profondo intreccio tra economia e religione, tra mercato e spirito, ed esiste ancora, anche se, viene sottolineato, abbiamo perso la capacità di vedere la dimensione religiosa dentro la vita economica e sociale. L’autore annota quindi che il concetto di homo oeconomicus – cioè lo sguardo sul mondo e sui rapporti sociali tipico dell’economia – è molto più antico della scienza economica, e se l’homo oeconomicus nella modernità si è potuto affermare come ideologia universale è perché la sua logica era molto antica e radicata nell’esperienza umana. Ben prima dell’economia, è stata infatti la religione ad inventare l’homo oeconomicus. La tesi di Bruni è affascinante. La logica sacrificale è alla radice dell’esperienza religiosa. Nella sua essenza il sacrificio non è altro che una moneta, una forma di scambio mercantile che gli uomini hanno applicato al loro rapporto con la divinità. Il primo commerciante è stato l’uomo primitivo, e il primo creditore è stato Dio. Se non partiamo da questo dato arcaico, dice Bruni, non capiamo né il capitalismo né l’umanesimo occidentale.
Anzi di più. Il ragionamento dell’autore è che la dimensione religiosa, o meglio, idolatrica del capitalismo informa l’intera vita economica contemporanea, ma è particolarmente evidente e rilevante nella cultura delle grandi imprese globalizzate che con i loro riti, liturgie e dogmi, assomigliano sempre più a delle chiese.
Il libro di Bruni si articoli in cinque chiari capitoli. Prima di tutto viene affrontato il tema della radici religiose dell’ homo oeconomicus, poi vengono delineati i tratti di una “religione neo-manageriale”, successivamente vengono affrontati i concetti di gratuità e sacrifico; tutto si chiude poi con il racconto delle relazioni tra economia e Bibbia.
Non è assolutamente certo che chi legge si debba trovare sempre d’accordo con quanto scritto da Bruni. Ma è altrettanto certo, invece, che quanto scritto da Bruni possa colpire il lettore attento, farlo ragionare e fornirgli elementi nuovi per capire meglio la realtà dell’economia e della produzione moderne.
Scrive Bruni provocatorio quasi all’inizio del suo libro: “Solo Dio e la finanza capitalistica hanno la pretesa di poter creare dal nulla. (…) L’intreccio tra economia e sacro è dunque arcaico e post-moderno ad un tempo”.
Il capitalismo e il sacro
Luigino Bruni
Vie e Pensiero, 2019
Uno dei più recenti libri di Luigino Bruni collega l’economia al sacro e apre orizzonti nuovi per la comprensione di quanto accade oggi
Economia e religione, impresa e chiesa, afflato religioso e spirito d’impresa. Gli intrecci sono tanti e, in gran parte, poco conosciuti. Eppure – soprattutto oggi – conoscere di più dei legami tra economia e religione è fondamentale per la comprensione di molti fenomeni. Dentro e fuori le imprese.
Leggere allora “Il capitalismo e il sacro” di Luigino Bruni – raccolta di una serie di interventi pubblicati sul quotidiano Avvenire e rielaborati -, non è certamente cosa da affrontare alla leggera, ma sicuramente è cosa che va fatta, soprattutto da chi, uomo d’impresa oppure semplicemente attento agli aspetti dell’attuale economia, voglia approfondire uno dei volti più importanti eppure meno conosciuti dell’attuale assetto economico.
Bruni ragiona attorno alla considerazione che è sempre esistito un profondo intreccio tra economia e religione, tra mercato e spirito, ed esiste ancora, anche se, viene sottolineato, abbiamo perso la capacità di vedere la dimensione religiosa dentro la vita economica e sociale. L’autore annota quindi che il concetto di homo oeconomicus – cioè lo sguardo sul mondo e sui rapporti sociali tipico dell’economia – è molto più antico della scienza economica, e se l’homo oeconomicus nella modernità si è potuto affermare come ideologia universale è perché la sua logica era molto antica e radicata nell’esperienza umana. Ben prima dell’economia, è stata infatti la religione ad inventare l’homo oeconomicus. La tesi di Bruni è affascinante. La logica sacrificale è alla radice dell’esperienza religiosa. Nella sua essenza il sacrificio non è altro che una moneta, una forma di scambio mercantile che gli uomini hanno applicato al loro rapporto con la divinità. Il primo commerciante è stato l’uomo primitivo, e il primo creditore è stato Dio. Se non partiamo da questo dato arcaico, dice Bruni, non capiamo né il capitalismo né l’umanesimo occidentale.
Anzi di più. Il ragionamento dell’autore è che la dimensione religiosa, o meglio, idolatrica del capitalismo informa l’intera vita economica contemporanea, ma è particolarmente evidente e rilevante nella cultura delle grandi imprese globalizzate che con i loro riti, liturgie e dogmi, assomigliano sempre più a delle chiese.
Il libro di Bruni si articoli in cinque chiari capitoli. Prima di tutto viene affrontato il tema della radici religiose dell’ homo oeconomicus, poi vengono delineati i tratti di una “religione neo-manageriale”, successivamente vengono affrontati i concetti di gratuità e sacrifico; tutto si chiude poi con il racconto delle relazioni tra economia e Bibbia.
Non è assolutamente certo che chi legge si debba trovare sempre d’accordo con quanto scritto da Bruni. Ma è altrettanto certo, invece, che quanto scritto da Bruni possa colpire il lettore attento, farlo ragionare e fornirgli elementi nuovi per capire meglio la realtà dell’economia e della produzione moderne.
Scrive Bruni provocatorio quasi all’inizio del suo libro: “Solo Dio e la finanza capitalistica hanno la pretesa di poter creare dal nulla. (…) L’intreccio tra economia e sacro è dunque arcaico e post-moderno ad un tempo”.
Il capitalismo e il sacro
Luigino Bruni
Vie e Pensiero, 2019