Un Montecarlo di quarant’anni fa: inno alla Stratos
Nel triennio 1975-76-77, sulle strade del Principato trionfa Sandro Munari con la Lancia Stratos gommata Pirelli P7. Lui probabilmente è stato il più grande rallista di tutti i tempi: Sandro Munari. La macchina: la splendida potentissima Lancia Stratos per cui gli ingegneri Pirelli si erano inventati il super-ribassato Pirelli P7. La gara, quella basta dire che è il Montecarlo: dal 1911 la più classica delle Classiche.
Il 23 gennaio 1975, giusto quarant’anni fa, al traguardo del 43° Rally di Montecarlo stravinse quel mix di potenza, tecnologia, fantasia e “made in Italy” costituito dalla coppia Munari/Mannucci, dalla Stratos numero 14 in livrea Alitalia e dai Pirelli P7. Il Drago non sbagliò nulla in quel Montecarlo di quarant’anni fa, la vettura si dimostrò un miracolo di affidabilità, il comportamento dei pneumatici ricordò a tutto il mondo che Pirelli stava facendo la storia dei rally. Perchè era chiaro che se l’equipaggiamento della Stratos rappresentava la punta di diamante dell’impegno Pirelli nei rally, altrettanto chiaro era che questo sapere tecnologico era disponibile per gran parte dell’industria automobilistica. Dietro la Stratos numero 14, infatti, al Rally di Montecarlo del 1975 si piazzò un terzetto di Fiat 124 Abarth, tutte equipaggiate Pirelli: la numero 2 di Mikkola/Todt, la numero 10 di Alen/Kivimaki, la numero 12 di Bacchelli/Scabini.
L’anno dopo, 1976, è di nuovo Munari -questa volta in coppia con Maiga– a portare la Stratos alla vittoria. La sua numero 10 è la prima di una tripletta Lancia/Pirelli: seconda la Stratos di Waldegaard-Thorzelius, terza quella di Darniche-Mahé. E per non lasciare nulla di intentato, ecco al quarto posto un’altra vettura gommata Pirelli P7: la Opel Kadett di Rohrl-Berger.
“Abbiamo sbancato Montecarlo” dirà la pubblicità del 1977, quando ancora una volta la storia si ripete: nella Piazza del Casinò è ancora prima la Stratos di Munari e Maiga. Al secondo posto, un altro gioiello “made in Italy” destinato a sua volta e entrare nella storia dei rally: la Fiat 131 Abarth di Andruet-Biche.
Pirelli era ormai protagonista assoluta nella storia dei rally.
Nel triennio 1975-76-77, sulle strade del Principato trionfa Sandro Munari con la Lancia Stratos gommata Pirelli P7. Lui probabilmente è stato il più grande rallista di tutti i tempi: Sandro Munari. La macchina: la splendida potentissima Lancia Stratos per cui gli ingegneri Pirelli si erano inventati il super-ribassato Pirelli P7. La gara, quella basta dire che è il Montecarlo: dal 1911 la più classica delle Classiche.
Il 23 gennaio 1975, giusto quarant’anni fa, al traguardo del 43° Rally di Montecarlo stravinse quel mix di potenza, tecnologia, fantasia e “made in Italy” costituito dalla coppia Munari/Mannucci, dalla Stratos numero 14 in livrea Alitalia e dai Pirelli P7. Il Drago non sbagliò nulla in quel Montecarlo di quarant’anni fa, la vettura si dimostrò un miracolo di affidabilità, il comportamento dei pneumatici ricordò a tutto il mondo che Pirelli stava facendo la storia dei rally. Perchè era chiaro che se l’equipaggiamento della Stratos rappresentava la punta di diamante dell’impegno Pirelli nei rally, altrettanto chiaro era che questo sapere tecnologico era disponibile per gran parte dell’industria automobilistica. Dietro la Stratos numero 14, infatti, al Rally di Montecarlo del 1975 si piazzò un terzetto di Fiat 124 Abarth, tutte equipaggiate Pirelli: la numero 2 di Mikkola/Todt, la numero 10 di Alen/Kivimaki, la numero 12 di Bacchelli/Scabini.
L’anno dopo, 1976, è di nuovo Munari -questa volta in coppia con Maiga– a portare la Stratos alla vittoria. La sua numero 10 è la prima di una tripletta Lancia/Pirelli: seconda la Stratos di Waldegaard-Thorzelius, terza quella di Darniche-Mahé. E per non lasciare nulla di intentato, ecco al quarto posto un’altra vettura gommata Pirelli P7: la Opel Kadett di Rohrl-Berger.
“Abbiamo sbancato Montecarlo” dirà la pubblicità del 1977, quando ancora una volta la storia si ripete: nella Piazza del Casinò è ancora prima la Stratos di Munari e Maiga. Al secondo posto, un altro gioiello “made in Italy” destinato a sua volta e entrare nella storia dei rally: la Fiat 131 Abarth di Andruet-Biche.
Pirelli era ormai protagonista assoluta nella storia dei rally.