Inaugurazione della Fondazione Pirelli
Milano. Con una cerimonia d’inaugurazione a cui hanno partecipato oltre quattrocento persone, la Fondazione Pirelli ha aperto ufficialmente le porte al pubblico.
Ad accogliere i visitatori un simpatico gattone nero, riproduzione gigante del “Gatto Meo”, disegnato per Pirelli da Bruno Munari nel 1949, e il disegno originale di Renato Guttuso “La Ricerca Scientifica”, base per l’omonimo mosaico commissionato da Pirelli ai maestri mosaicisti di Ravenna nel 1961, anch’esso esposto in Fondazione nella sala consultazione.
Fra i bozzetti originali di famosi designer come Bob Noorda, Manzi, Fletcher, le scarpe rosse indossate in una famosa pubblicità da Carl Lewis, i filmati storici, gli spot pubblicitari di ieri e di oggi e l’intera collezione della rivista Pirelli, con le firme, tra le tante, di Eugenio Montale, Alberto Moravia, Umberto Saba, Carlo Emilio Gadda, Umberto Eco, la serata ha coinvolto i partecipanti in un viaggio simbolico all’interno dell’immenso patrimonio culturale dell’Archivio Storico Pirelli, oggi reso disponibile al pubblico grazie al lavoro di recupero, classificazione e digitalizzazione voluto dall’azienda e dalla famiglia Pirelli.
All’inaugurazione sono intervenuti Marco Tronchetti Provera, presidente di Pirelli e della Fondazione, Cecilia e Alberto Pirelli, rispettivamente presidente onorario e consigliere della Fondazione, Antonio Calabrò, direttore Corporate Culture di Pirelli e direttore della Fondazione, e alcune delle maggiori autorità regionali e cittadine, a cominciare da Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia, e Alberto Meomartini, presidente di Assolombarda, che hanno sottolineato l’importanza della storia e dell’attualità della cultura d’impresa, di cui Pirelli è valido esempio.
Centotrentotto anni di storia per oltre due chilometri e mezzo di documenti sono tornati a casa nello storico edificio 134 alla Bicocca, Milano.






Milano. Con una cerimonia d’inaugurazione a cui hanno partecipato oltre quattrocento persone, la Fondazione Pirelli ha aperto ufficialmente le porte al pubblico.
Ad accogliere i visitatori un simpatico gattone nero, riproduzione gigante del “Gatto Meo”, disegnato per Pirelli da Bruno Munari nel 1949, e il disegno originale di Renato Guttuso “La Ricerca Scientifica”, base per l’omonimo mosaico commissionato da Pirelli ai maestri mosaicisti di Ravenna nel 1961, anch’esso esposto in Fondazione nella sala consultazione.
Fra i bozzetti originali di famosi designer come Bob Noorda, Manzi, Fletcher, le scarpe rosse indossate in una famosa pubblicità da Carl Lewis, i filmati storici, gli spot pubblicitari di ieri e di oggi e l’intera collezione della rivista Pirelli, con le firme, tra le tante, di Eugenio Montale, Alberto Moravia, Umberto Saba, Carlo Emilio Gadda, Umberto Eco, la serata ha coinvolto i partecipanti in un viaggio simbolico all’interno dell’immenso patrimonio culturale dell’Archivio Storico Pirelli, oggi reso disponibile al pubblico grazie al lavoro di recupero, classificazione e digitalizzazione voluto dall’azienda e dalla famiglia Pirelli.
All’inaugurazione sono intervenuti Marco Tronchetti Provera, presidente di Pirelli e della Fondazione, Cecilia e Alberto Pirelli, rispettivamente presidente onorario e consigliere della Fondazione, Antonio Calabrò, direttore Corporate Culture di Pirelli e direttore della Fondazione, e alcune delle maggiori autorità regionali e cittadine, a cominciare da Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia, e Alberto Meomartini, presidente di Assolombarda, che hanno sottolineato l’importanza della storia e dell’attualità della cultura d’impresa, di cui Pirelli è valido esempio.
Centotrentotto anni di storia per oltre due chilometri e mezzo di documenti sono tornati a casa nello storico edificio 134 alla Bicocca, Milano.
Working. Uomini, macchine, idee.
Milano. Il primo evento della Fondazione Pirelli, già costituita ma ancora in attesa della conclusione dei lavori della sede in Bicocca, per promuovere la cultura d’impresa in Italia, è stata l’ideazione della mostra fotografica “Working. Uomini, macchine, idee” presso La Triennale di Milano dal 24003 giugno al 23 luglio 2009.
Nella sala Impluvium, un’installazione visiva con settanta scatti del fotografo italo-inglese Carlo Furgeri Gilbert, dieci stampati in grande formato, il resto videoproiettati su tre grandi schermi, per raccontare le fabbriche Pirelli italiane ed europee attraverso i volti, i gesti e i suoni della quotidianità del lavoro. È il racconto di una vera e propria civiltà delle macchine, che cambia e mantiene pur sempre una dimensione di comunità, di ricca relazione attiva e sociale.
L’inaugurazione è stata introdotta da Marco Tronchetti Provera, presidente Pirelli, Giulio Ballio, vice presidente Triennale di Milano e rettore Politecnico di Milano, Alberto Meomartini, presidente Assolombarda, e Massimiliano Finazzer Flory, assessore alla Cultura del Comune di Milano.






Milano. Il primo evento della Fondazione Pirelli, già costituita ma ancora in attesa della conclusione dei lavori della sede in Bicocca, per promuovere la cultura d’impresa in Italia, è stata l’ideazione della mostra fotografica “Working. Uomini, macchine, idee” presso La Triennale di Milano dal 24003 giugno al 23 luglio 2009.
Nella sala Impluvium, un’installazione visiva con settanta scatti del fotografo italo-inglese Carlo Furgeri Gilbert, dieci stampati in grande formato, il resto videoproiettati su tre grandi schermi, per raccontare le fabbriche Pirelli italiane ed europee attraverso i volti, i gesti e i suoni della quotidianità del lavoro. È il racconto di una vera e propria civiltà delle macchine, che cambia e mantiene pur sempre una dimensione di comunità, di ricca relazione attiva e sociale.
L’inaugurazione è stata introdotta da Marco Tronchetti Provera, presidente Pirelli, Giulio Ballio, vice presidente Triennale di Milano e rettore Politecnico di Milano, Alberto Meomartini, presidente Assolombarda, e Massimiliano Finazzer Flory, assessore alla Cultura del Comune di Milano.
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Fonti orali per un’analisi culturale della nuova classe operaia
A partire dal 2010, la Fondazione Pirelli sarà impegnata insieme al Centro per la cultura d’impresa in un vasto progetto di raccolta di fonti orali presso i dipendenti Pirelli di Settimo Torinese dove il Gruppo sta costruendo il suo più innovativo e tecnologicamente avanzato stabilimento di produzione pneumatici del mondo.
Le ragioni di un progetto di ricerca sulla classe operaia di oggi, al di là della produzione di materiali “a futura memoria”, sono molteplici. Intanto quella di indagare i rapporti tra lavoro e tecnologia, dopo il tramonto della tradizionale fabbrica taylor-fordista. In particolare, oggi i knowledge workers non sono solo i white collars, ma sono spesso anche i blue collars. Inoltre valori, stimoli, motivazioni, aspirazioni e comportamenti della nuova classe operaia (lavoratori manifatturieri) sono del tutto diversi nelle nuove generazioni (la cosiddetta Y generation) rispetto alle precedenti, così come sono diversi i modelli simbolici e pratici di riferimento, l’etica del lavoro, e le forme di identificazione con l’azienda.
Il progetto, peraltro pensato in modo modulare e riproducibile, si concluderà con una pubblicazione dei risultati della ricerca, con la speranza che possa offrire validi contributi al più generale dibattito sull’impresa e sul lavoro.






A partire dal 2010, la Fondazione Pirelli sarà impegnata insieme al Centro per la cultura d’impresa in un vasto progetto di raccolta di fonti orali presso i dipendenti Pirelli di Settimo Torinese dove il Gruppo sta costruendo il suo più innovativo e tecnologicamente avanzato stabilimento di produzione pneumatici del mondo.
Le ragioni di un progetto di ricerca sulla classe operaia di oggi, al di là della produzione di materiali “a futura memoria”, sono molteplici. Intanto quella di indagare i rapporti tra lavoro e tecnologia, dopo il tramonto della tradizionale fabbrica taylor-fordista. In particolare, oggi i knowledge workers non sono solo i white collars, ma sono spesso anche i blue collars. Inoltre valori, stimoli, motivazioni, aspirazioni e comportamenti della nuova classe operaia (lavoratori manifatturieri) sono del tutto diversi nelle nuove generazioni (la cosiddetta Y generation) rispetto alle precedenti, così come sono diversi i modelli simbolici e pratici di riferimento, l’etica del lavoro, e le forme di identificazione con l’azienda.
Il progetto, peraltro pensato in modo modulare e riproducibile, si concluderà con una pubblicazione dei risultati della ricerca, con la speranza che possa offrire validi contributi al più generale dibattito sull’impresa e sul lavoro.
La Scuola di Alta Formazione al Management
Il 23 marzo 2009 a Torino la Fondazione Giovanni Agnelli, la Fondazione Edoardo Garrone e la Fondazione Pirelli insieme hanno annunciato la nascita dell’Associazione per la Formazione d’Eccellenza, associazione senza scopo di lucro che ha lo scopo di “promuovere e favorire iniziative di formazione d’eccellenza in relazione alle esigenze e alle prospettive del mondo del lavoro, della ricerca e dell’impresa”, e della sua prima iniziativa, la Scuola di Alta Formazione al Management.
Convinte che anche in periodi di crisi sia necessario investire sul futuro, le tre fondazioni sono scese in campo per rispondere con iniziative concrete all’esigenza di una migliore formazione dei giovani, puntando su qualità e apertura all’innovazione. Da qui la Scuola di Alta Formazione al Management, in collaborazione con il Collège des Ingénieurs, una delle più autorevoli istituzioni europee nel campo della formazione al management.
La Scuola di Alta Formazione al Management si rivolge a giovani laureati in ingegneria e in discipline scientifiche ed economiche (15 il primo anno, 40 a regime), offrendo loro un Master in Business Administration full-time basato su 4 mesi di formazione in aula e su 6 mesi di action learning in azienda: i giovani saranno inseriti come consulenti junior presso aziende clienti e impegnati su progetti di interesse strategico.
Il Master sarà gratuito per i corsisti, selezionati esclusivamente per merito e preparazione (non per reddito), che verranno anzi retribuiti, grazie a un’assunzione con contratto a termine per tutta la durata del periodo di formazione: ciò distinguerà l’iniziativa da altre analoghe.
I corsi sono stati avviati a settembre 2009; la formazione in aula (in lingua inglese) si svolge in parte insieme ai docenti e agli allievi del Collège des Ingénieurs nelle sedi di Parigi, Stoccarda e San Gallo, in parte nella sede di Torino con docenti provenienti da politecnici e università italiane e dal mondo dell’impresa.






Il 23 marzo 2009 a Torino la Fondazione Giovanni Agnelli, la Fondazione Edoardo Garrone e la Fondazione Pirelli insieme hanno annunciato la nascita dell’Associazione per la Formazione d’Eccellenza, associazione senza scopo di lucro che ha lo scopo di “promuovere e favorire iniziative di formazione d’eccellenza in relazione alle esigenze e alle prospettive del mondo del lavoro, della ricerca e dell’impresa”, e della sua prima iniziativa, la Scuola di Alta Formazione al Management.
Convinte che anche in periodi di crisi sia necessario investire sul futuro, le tre fondazioni sono scese in campo per rispondere con iniziative concrete all’esigenza di una migliore formazione dei giovani, puntando su qualità e apertura all’innovazione. Da qui la Scuola di Alta Formazione al Management, in collaborazione con il Collège des Ingénieurs, una delle più autorevoli istituzioni europee nel campo della formazione al management.
La Scuola di Alta Formazione al Management si rivolge a giovani laureati in ingegneria e in discipline scientifiche ed economiche (15 il primo anno, 40 a regime), offrendo loro un Master in Business Administration full-time basato su 4 mesi di formazione in aula e su 6 mesi di action learning in azienda: i giovani saranno inseriti come consulenti junior presso aziende clienti e impegnati su progetti di interesse strategico.
Il Master sarà gratuito per i corsisti, selezionati esclusivamente per merito e preparazione (non per reddito), che verranno anzi retribuiti, grazie a un’assunzione con contratto a termine per tutta la durata del periodo di formazione: ciò distinguerà l’iniziativa da altre analoghe.
I corsi sono stati avviati a settembre 2009; la formazione in aula (in lingua inglese) si svolge in parte insieme ai docenti e agli allievi del Collège des Ingénieurs nelle sedi di Parigi, Stoccarda e San Gallo, in parte nella sede di Torino con docenti provenienti da politecnici e università italiane e dal mondo dell’impresa.
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Da Piambello a Pietraligure: le colonie estive Pirelli
Sin dai primi decenni del Novecento, Pirelli si è impegnata a supportare la famiglia con diverse iniziative. Tra queste la costruzione di opere destinate a soddisfare specifici bisogni, quali asili, doposcuola e colonie per l’accoglienza dei figli dei dipendenti. Colonie marine, montane ed elioterapiche.
La prima colonia è quella del Villaggio Alpino di Piambello (Varese), organizzata dal Touring Club Italiano con cui Pirelli stabilì una convenzione già nel 1927. I figli dei dipendenti potevano così trascorrere, ospiti del Villaggio, due mesi a contatto con la natura, sia in estate che in inverno.
Nel 1947 Pirelli inaugura la colonia marina di Pietraligure, costruita di fronte al mare e circondata da ulivi e agrumeti. La giornata in colonia era rigidamente scandita: sveglia alle 7.00, alle 8.15 in spiaggia, alle 12.30 il pranzo, dalle 14.00 alle 16.00 sonnellino pomeridiano, etc. Oltre trecento bambini assistiti da dodici giovani “vigilatrici” che avevano il compito di controllarne anche il peso. Importante, infatti, che i bambini tornassero alle proprie famiglie ingrassati. L’aumento medio del peso dei bambini era una dato tenuto in grande considerazione per valutare la qualità della colonia.
Infine, il 26 giugno 1951 Pirelli apre la colonia elioterapica di Vimodrone che, da giugno a settembre, accoglierà ogni giorno oltre 150 bambini che trascorreranno così l’estate all’aria aperta a contatto con la natura.
Nel corso degli anni Sessanta si aggiungono poi la colonia elioterapica di Milano Marittima, gestita dai Padri Camilliani, e “La Rondinella” di Monte Varzi, e poi Piancavallo (Charitas Ambrosiana) e ancora la Colonia “Leone XIII” a Rota d’Imagna…
Ma a partire dagli anni Settanta i grandi cambiamenti politici e sociali dell’epoca modificano profondamente anche il vecchio modello di welfare, portando ad una progressiva riduzione delle Colonie.






Sin dai primi decenni del Novecento, Pirelli si è impegnata a supportare la famiglia con diverse iniziative. Tra queste la costruzione di opere destinate a soddisfare specifici bisogni, quali asili, doposcuola e colonie per l’accoglienza dei figli dei dipendenti. Colonie marine, montane ed elioterapiche.
La prima colonia è quella del Villaggio Alpino di Piambello (Varese), organizzata dal Touring Club Italiano con cui Pirelli stabilì una convenzione già nel 1927. I figli dei dipendenti potevano così trascorrere, ospiti del Villaggio, due mesi a contatto con la natura, sia in estate che in inverno.
Nel 1947 Pirelli inaugura la colonia marina di Pietraligure, costruita di fronte al mare e circondata da ulivi e agrumeti. La giornata in colonia era rigidamente scandita: sveglia alle 7.00, alle 8.15 in spiaggia, alle 12.30 il pranzo, dalle 14.00 alle 16.00 sonnellino pomeridiano, etc. Oltre trecento bambini assistiti da dodici giovani “vigilatrici” che avevano il compito di controllarne anche il peso. Importante, infatti, che i bambini tornassero alle proprie famiglie ingrassati. L’aumento medio del peso dei bambini era una dato tenuto in grande considerazione per valutare la qualità della colonia.
Infine, il 26 giugno 1951 Pirelli apre la colonia elioterapica di Vimodrone che, da giugno a settembre, accoglierà ogni giorno oltre 150 bambini che trascorreranno così l’estate all’aria aperta a contatto con la natura.
Nel corso degli anni Sessanta si aggiungono poi la colonia elioterapica di Milano Marittima, gestita dai Padri Camilliani, e “La Rondinella” di Monte Varzi, e poi Piancavallo (Charitas Ambrosiana) e ancora la Colonia “Leone XIII” a Rota d’Imagna…
Ma a partire dagli anni Settanta i grandi cambiamenti politici e sociali dell’epoca modificano profondamente anche il vecchio modello di welfare, portando ad una progressiva riduzione delle Colonie.
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