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Leopoldo Pirelli. Valori e passioni di un uomo d’impresa

L’internazionalità, l’etica del lavoro, il meglio degli ingegneri: un’azienda di persone per bene. Valori che Leopoldo Pirelli sintetizzava nel suo comportamento come uomo e come industriale. Così Marco Tronchetti Provera lo ricorda, a cinque anni esatti dalla scomparsa e un’eredità di valori ancora viva.

Un libro edito da Archinto, ne ripercorre gli anni alla guida dell’azienda attraverso i ricordi di Sergio Cofferati che cominciò a lavorare in Pirelli nel 1969, durante un periodo di forte conflitto sociale; Vittorio Gregotti, amico di lunga data, che con Leopoldo Pirelli ha condiviso l’avventura della trasformazione delle aree di Bicocca; Giancarlo Lombardi, che con Leopoldo Pirelli fu protagonista di delicate decisioni in Confindustria; Piero Ottone, compagno di molti viaggi e con la stessa predilezione per l’Inghilterra; Michele Salvati, amico legato dalla stessa passione politica e civile.

Completano il ritratto umano i contributi di Alberto Pirelli e Rosellina Archinto e un’intervista che Leopoldo Pirelli concesse a Eugenio Scalfari alla fine degli anni Novanta, poco tempo dopo aver ceduto il timone del gruppo.

Leopoldo Pirelli. Valori e passioni di un uomo d’impresa

Edizione Archinto, 2011

L’internazionalità, l’etica del lavoro, il meglio degli ingegneri: un’azienda di persone per bene. Valori che Leopoldo Pirelli sintetizzava nel suo comportamento come uomo e come industriale. Così Marco Tronchetti Provera lo ricorda, a cinque anni esatti dalla scomparsa e un’eredità di valori ancora viva.

Un libro edito da Archinto, ne ripercorre gli anni alla guida dell’azienda attraverso i ricordi di Sergio Cofferati che cominciò a lavorare in Pirelli nel 1969, durante un periodo di forte conflitto sociale; Vittorio Gregotti, amico di lunga data, che con Leopoldo Pirelli ha condiviso l’avventura della trasformazione delle aree di Bicocca; Giancarlo Lombardi, che con Leopoldo Pirelli fu protagonista di delicate decisioni in Confindustria; Piero Ottone, compagno di molti viaggi e con la stessa predilezione per l’Inghilterra; Michele Salvati, amico legato dalla stessa passione politica e civile.

Completano il ritratto umano i contributi di Alberto Pirelli e Rosellina Archinto e un’intervista che Leopoldo Pirelli concesse a Eugenio Scalfari alla fine degli anni Novanta, poco tempo dopo aver ceduto il timone del gruppo.

Leopoldo Pirelli. Valori e passioni di un uomo d’impresa

Edizione Archinto, 2011

Leopoldo Pirelli. Valori e passioni di un uomo d’impresa

L’internazionalità, l’etica del lavoro, il meglio degli ingegneri: un’azienda di persone per bene. Valori che Leopoldo Pirelli sintetizzava nel suo comportamento come uomo e come industriale. Così Marco Tronchetti Provera lo ricorda, a cinque anni esatti dalla scomparsa e un’eredità di valori ancora viva.

Un libro, edito da Archinto, ne ripercorre gli anni alla guida dell’azienda attraverso i ricordi di Sergio Cofferati che cominciò a lavorare in Pirelli nel 1969, durante un periodo di forte conflitto sociale; Vittorio Gregotti, amico di lunga data, che con Leopoldo Pirelli ha condiviso l’avventura della trasformazione delle aree di Bicocca; Giancarlo Lombardi, che con Leopoldo Pirelli fu protagonista di delicate decisioni in Confindustria; Piero Ottone, compagno di molti viaggi e con la stessa predilezione per l’Inghilterra; Michele Salvati, amico legato dalla stessa passione politica e civile.

Completano il ritratto umano i contributi di Alberto Pirelli e Rosellina Archinto e un’intervista che Leopoldo Pirelli concesse a Eugenio Scalfari alla fine degli anni Novanta, poco tempo dopo aver ceduto il timone del gruppo.

In occasione della pubblicazione del libro “Leopoldo Pirelli. Valori e passioni di un uomo d’impresa, il 23 gennaio alle ore 18.00, l’ISPI organizza un incontro per ricordarne l’importante contributo allo sviluppo del tessuto culturale e imprenditoriale italiano.

Intervengono Giancarlo Aragona, presidente dell’ISPI, Giuseppe Berta, professore di Storia contemporanea dell’università Bocconi, Marco Tronchetti Provera, presidente Pirelli.

L’internazionalità, l’etica del lavoro, il meglio degli ingegneri: un’azienda di persone per bene. Valori che Leopoldo Pirelli sintetizzava nel suo comportamento come uomo e come industriale. Così Marco Tronchetti Provera lo ricorda, a cinque anni esatti dalla scomparsa e un’eredità di valori ancora viva.

Un libro, edito da Archinto, ne ripercorre gli anni alla guida dell’azienda attraverso i ricordi di Sergio Cofferati che cominciò a lavorare in Pirelli nel 1969, durante un periodo di forte conflitto sociale; Vittorio Gregotti, amico di lunga data, che con Leopoldo Pirelli ha condiviso l’avventura della trasformazione delle aree di Bicocca; Giancarlo Lombardi, che con Leopoldo Pirelli fu protagonista di delicate decisioni in Confindustria; Piero Ottone, compagno di molti viaggi e con la stessa predilezione per l’Inghilterra; Michele Salvati, amico legato dalla stessa passione politica e civile.

Completano il ritratto umano i contributi di Alberto Pirelli e Rosellina Archinto e un’intervista che Leopoldo Pirelli concesse a Eugenio Scalfari alla fine degli anni Novanta, poco tempo dopo aver ceduto il timone del gruppo.

In occasione della pubblicazione del libro “Leopoldo Pirelli. Valori e passioni di un uomo d’impresa, il 23 gennaio alle ore 18.00, l’ISPI organizza un incontro per ricordarne l’importante contributo allo sviluppo del tessuto culturale e imprenditoriale italiano.

Intervengono Giancarlo Aragona, presidente dell’ISPI, Giuseppe Berta, professore di Storia contemporanea dell’università Bocconi, Marco Tronchetti Provera, presidente Pirelli.

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Online la pagina Facebook della Fondazione

Online da pochissimi giorni, la fan page ufficiale della Fondazione Pirelli si ripromette di essere uno spazio di comunicazione e interazione con il pubblico, per raccoglierne suggerimenti, consigli e opinioni.

Tutte le iniziative e gli eventi organizzati e promossi dalla Fondazione troveranno rapida comunicazione e aggiornamento in tempo reale sulla nuova pagina Facebook. Così come avranno ampio spazio le notizie e gli avvenimenti relativi alla cultura d’impresa di questo paese. E poi tante immagini e video provenienti dal nostro archivio storico.

Seguiteci su Facebook e cliccate “Mi piace” alla pagina Fondazione Pirelli.

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Dall’Alessi alla Pirelli. Tutti in gita in azienda

La Potenza e il Controllo in uno scatto…d’autore

Da Ermanno Scopinich a Annie Leibovitz: la fotografia nella moderna comunicazione visiva di Pirelli

Sono passati venticinque anni dallo scatto di Annie Leibovitz per la famosa campagna pubblicitaria Pirelli che ritrae il velocista americano Carl Lewis ai blocchi di partenza su tacchi a spillo rossi. “La potenza è nulla senza controllo” recita il famoso headline, ideato dall’agenzia Young & Rubicam, che ha accompagnato la pubblicità dell’azienda per diversi anni. L’immagine del pluricampione olimpico sarà utilizzata anche nel 1996 dal fotografo Albert Watson – autore nel 2019 del Calendario Pirelli – per i pneumatici per motocicli.

Per festeggiare questa ricorrenza la Fondazione Pirelli, all’interno della settimana della Milano Photo Week 2019, propone un viaggio attraverso l’evoluzione della fotografia nella moderna comunicazione visiva di Pirelli: dalle sperimentazioni di Ermanno Scopinich dell’immediato dopoguerra ai collage di Bob Noorda negli anni Cinquanta, dal geniale “Pneumatici con la P maiuscola” del 1978, fino all’ondata creativa internazionale degli anni Ottanta e Novanta del Novecento. Protagonisti, i fotografi che collaborarono nel tempo con l’Agenzia Centro: oggi i loro epigoni firmano il Bilancio Pirelli.

Durante il percorso, attraverso la visione delle fotografie dell’Archivio Storico Pirelli e la visita all’esposizione in corso negli spazi della Fondazione Pirelli “La pubblicità con P maiuscola”, sarà possibile rintracciare il profondo legame che unisce la fotografia al mondo dell’impresa.

Gratuito fino ad esaurimento posti.

DATA E ORARI: venerdì 7 giugno/ Ore 17.30 e ore 19.00

Al termine di ogni tour sarà offerto aperitivo.

Da Ermanno Scopinich a Annie Leibovitz: la fotografia nella moderna comunicazione visiva di Pirelli

Sono passati venticinque anni dallo scatto di Annie Leibovitz per la famosa campagna pubblicitaria Pirelli che ritrae il velocista americano Carl Lewis ai blocchi di partenza su tacchi a spillo rossi. “La potenza è nulla senza controllo” recita il famoso headline, ideato dall’agenzia Young & Rubicam, che ha accompagnato la pubblicità dell’azienda per diversi anni. L’immagine del pluricampione olimpico sarà utilizzata anche nel 1996 dal fotografo Albert Watson – autore nel 2019 del Calendario Pirelli – per i pneumatici per motocicli.

Per festeggiare questa ricorrenza la Fondazione Pirelli, all’interno della settimana della Milano Photo Week 2019, propone un viaggio attraverso l’evoluzione della fotografia nella moderna comunicazione visiva di Pirelli: dalle sperimentazioni di Ermanno Scopinich dell’immediato dopoguerra ai collage di Bob Noorda negli anni Cinquanta, dal geniale “Pneumatici con la P maiuscola” del 1978, fino all’ondata creativa internazionale degli anni Ottanta e Novanta del Novecento. Protagonisti, i fotografi che collaborarono nel tempo con l’Agenzia Centro: oggi i loro epigoni firmano il Bilancio Pirelli.

Durante il percorso, attraverso la visione delle fotografie dell’Archivio Storico Pirelli e la visita all’esposizione in corso negli spazi della Fondazione Pirelli “La pubblicità con P maiuscola”, sarà possibile rintracciare il profondo legame che unisce la fotografia al mondo dell’impresa.

Gratuito fino ad esaurimento posti.

DATA E ORARI: venerdì 7 giugno/ Ore 17.30 e ore 19.00

Al termine di ogni tour sarà offerto aperitivo.

Umanesimo industriale. Antologia di pensieri, parole, immagini e innovazioni

“La Rivista ha procurato e procura in continuazione un coro di consensi e di apprezzamenti. Qualche volta mette a dura prova la nostra calma, ma in realtà – non lo dite a nessuno – ci diverte, come ci diverte tutto il nostro lavoro che è molto vario e ci pone in contatto con artisti, scrittori, architetti, giornalisti: tutta gente almeno singolare, a volte un po’ strana, sempre piuttosto interessante.”

Si apre con questa frase di Arrigo Castellani, a lungo a capo dell’ufficio Pubblicità Pirelli e direttore della Rivista Pirelli, il volume «Umanesimo industriale. Antologia di pensieri, parole, immagini  e innovazioni», disponibile in libreria dal mese di giugno. Il libro, curato dalla Fondazione Pirelli ed edito da Mondadori, documenta l’esperienza di «Pirelli. Rivista d’informazione e di tecnica», pubblicata fra il 1948 e il 1972.

La collezione completa della Rivista è conservata presso l’Archivio Storico del Gruppo ed è costituita da 131 numeri originali del magazine e da un fondo fotografico di circa 6000 immagini: 3500 le fotografie a corredo degli articoli originali e quasi 2500 le inedite, in parte selezionate per questo volume. Obiettivo del progetto editoriale è quello di mettere in evidenza il carattere “politecnico” della Rivista, che nasce con lo scopo dichiarato di saldare la cultura tecnico-scientifica e la cultura umanistica, commissionando articoli e inchieste alle firme internazionali più autorevoli dell’epoca. Tra gli altri Dino Buzzati, Camilla Cederna, Gillo Dorfles, Umberto Eco, Carlo Emilio Gadda, Eugenio Montale, Umberto Saba, Leonardo Sciascia, Salvatore Quasimodo, Giuseppe Ungaretti e Umberto Veronesi. A impreziosire le pagine della Rivista splendidi reportage di maestri della fotografia come Arno Hammacher, Pepi Merisio, Ugo Mulas, Federico Patellani, Fulvio Roiter, Enzo Sellerio e illustrazioni firmate da artisti come Renato Guttuso, Riccardo Manzi o Alessandro Mendini. Dopo la prefazione di Marco Tronchetti Provera e i saggi di Antonio Calabrò, Gian Arturo Ferrari e Philippe Daverio si apre la sezione antologica, all’interno della quale gli articoli, riproposti in parte integralmente e in parte in stralci ragionati, sono suddivisi in diverse sezioni tematiche. Ad accompagnare il progetto editoriale l’hub rivistapirelli.org (a breve online), per approfondire i contenuti del libro anche in ambito digitale.

Il volume sarà presentato il 19 giugno al Teatro Franco Parenti di Milano alla presenza di Marco Tronchetti Provera, Vice Presidente Esecutivo e Ceo di Pirelli e Presidente di Fondazione Pirelli, Gian Arturo Ferrari, Direttore Generale Libri Mondadori, e Antonio Calabrò, Consigliere Delegato e Direttore della Fondazione Pirelli. Durante la serata racconti, letture e intermezzi musicali daranno vita a uno spettacolo interamente dedicato al mondo della Rivista Pirelli. Tra gli ospiti anche la cantante Ornella Vanoni e l’attrice Anna Ammirati.

Mercoledì 19 giugno 2019, ore 19

Teatro Franco Parenti, via Pier Lombardo 14, Milano

“La Rivista ha procurato e procura in continuazione un coro di consensi e di apprezzamenti. Qualche volta mette a dura prova la nostra calma, ma in realtà – non lo dite a nessuno – ci diverte, come ci diverte tutto il nostro lavoro che è molto vario e ci pone in contatto con artisti, scrittori, architetti, giornalisti: tutta gente almeno singolare, a volte un po’ strana, sempre piuttosto interessante.”

Si apre con questa frase di Arrigo Castellani, a lungo a capo dell’ufficio Pubblicità Pirelli e direttore della Rivista Pirelli, il volume «Umanesimo industriale. Antologia di pensieri, parole, immagini  e innovazioni», disponibile in libreria dal mese di giugno. Il libro, curato dalla Fondazione Pirelli ed edito da Mondadori, documenta l’esperienza di «Pirelli. Rivista d’informazione e di tecnica», pubblicata fra il 1948 e il 1972.

La collezione completa della Rivista è conservata presso l’Archivio Storico del Gruppo ed è costituita da 131 numeri originali del magazine e da un fondo fotografico di circa 6000 immagini: 3500 le fotografie a corredo degli articoli originali e quasi 2500 le inedite, in parte selezionate per questo volume. Obiettivo del progetto editoriale è quello di mettere in evidenza il carattere “politecnico” della Rivista, che nasce con lo scopo dichiarato di saldare la cultura tecnico-scientifica e la cultura umanistica, commissionando articoli e inchieste alle firme internazionali più autorevoli dell’epoca. Tra gli altri Dino Buzzati, Camilla Cederna, Gillo Dorfles, Umberto Eco, Carlo Emilio Gadda, Eugenio Montale, Umberto Saba, Leonardo Sciascia, Salvatore Quasimodo, Giuseppe Ungaretti e Umberto Veronesi. A impreziosire le pagine della Rivista splendidi reportage di maestri della fotografia come Arno Hammacher, Pepi Merisio, Ugo Mulas, Federico Patellani, Fulvio Roiter, Enzo Sellerio e illustrazioni firmate da artisti come Renato Guttuso, Riccardo Manzi o Alessandro Mendini. Dopo la prefazione di Marco Tronchetti Provera e i saggi di Antonio Calabrò, Gian Arturo Ferrari e Philippe Daverio si apre la sezione antologica, all’interno della quale gli articoli, riproposti in parte integralmente e in parte in stralci ragionati, sono suddivisi in diverse sezioni tematiche. Ad accompagnare il progetto editoriale l’hub rivistapirelli.org (a breve online), per approfondire i contenuti del libro anche in ambito digitale.

Il volume sarà presentato il 19 giugno al Teatro Franco Parenti di Milano alla presenza di Marco Tronchetti Provera, Vice Presidente Esecutivo e Ceo di Pirelli e Presidente di Fondazione Pirelli, Gian Arturo Ferrari, Direttore Generale Libri Mondadori, e Antonio Calabrò, Consigliere Delegato e Direttore della Fondazione Pirelli. Durante la serata racconti, letture e intermezzi musicali daranno vita a uno spettacolo interamente dedicato al mondo della Rivista Pirelli. Tra gli ospiti anche la cantante Ornella Vanoni e l’attrice Anna Ammirati.

Mercoledì 19 giugno 2019, ore 19

Teatro Franco Parenti, via Pier Lombardo 14, Milano

Pirelli a Villa d’Este

Pirelli: l’attualità della tradizione

Memoria e futuro. L’arte fa da tutor

Al di là della percezione della realtà

In un libro il racconto delle modalità di costruzione e della qualità dell’informazione economica

 

Le imprese si muovono in un ambiente nel quale la conoscenza corretta dei fatti è sempre più importante. E non si tratta solamente di una questione legata ai bilanci (da far chiudere in positivo), ma anche di una serie di temi che toccano la responsabilità sociale delle organizzazioni della produzione, l’agire dei singoli imprenditori, le decisioni dei manager  aziendali, le reazioni dei mercati, gli umori dei consumatori, l’atteggiamento dei lavoratori, gli effetti sull’ambiente dell’agire produttivo. “Conoscere per deliberare”, scriveva un grande economista ma anche un acuto osservatore della realtà come Luigi Einaudi.  L’affermazione valeva – e vale -, non solo per i governi ma anche per le imprese. Il problema allora diventa quello di avere gli strumenti e le capacità per conoscere correttamente ciò che accade. Anche attorno (e dentro) le organizzazioni della produzione.

Leggere “L’economia percepita. Dati, comunicazione e consenso nell’era digitale”, scritto da Roberto Basso e Dino Pesole e appena pubblicato, serve molto per dotarsi proprio di quegli strumenti e di quelle capacità delle quali si è appena detto.

Basso e Pesole ragionano partendo da due punti di vista diversi eppure paralleli: quello del comunicatore istituzionale (il primo) e quello del giornalista economico (il secondo). Oggetto del ragionamento è il nodo di temi e problemi che caratterizza oggi l’informazione economica: le sue caratteristiche, la sua qualità, i suoi effetti sulle decisioni (politiche prima di tutto ma non solo), le sue cause, il suo peso sugli atteggiamenti e sulle opinioni di ognuno di noi. Tutto partendo dalla constatazione della presenza di una distorsione percettiva della realtà determinata, appunto, dal tipo di informazione che circola.

Basso e Pesole ripercorrono quindi le trasformazioni della nostra epoca che hanno contribuito a disorientare i cittadini, indagano il fenomeno dell’insofferenza contro il sapere, il ruolo spesso ansiogeno dell’informazione, la difficoltà di affermare un modello di comunicazione basato su dati oggettivi, a fronte di una politica che accorcia sempre di più il proprio sguardo verso la prossima scadenza elettorale.  I due non ragionano solamente dal punto di vista teorico, ma attingono anche dalla loro esperienza di lavoro  e analizzando quindi il cosiddetto ciclo della notizia, così come l’atteggiamento e le reazioni dei gruppi sociali di fronte all’informazione per arrivare a ricostruire l’impatto della disinformazione e delle fake news sull’opinione pubblica, ma anche quello delle false illusioni ingenerate da proposte economiche irrealizzabili, sebbene presentate in nome dell’interesse degli elettori.

Il libro racconta dei rapporti fra classi dirigenti e informazione, spiega come si formano le notizie oggi, illustra il peso dei nuovi strumenti  e canali di comunicazione. Chiude il tutto l’indicazione di una serie di possibili mezzi per governare meglio ciò che sta accadendo fra informazione, opinione pubblica e politica.

Leggere la fatica letteraria di Basso e Pesole, è cosa buona per  chi  voglia iniziare a dotarsi di qualche strumento in più per comprendere meglio la realtà oltre che semplicemente percepirla.

L’economia percepita. Dati, comunicazione e consenso nell’era digitale

Roberto Basso, Dino Pesole

Donzelli, 2019

In un libro il racconto delle modalità di costruzione e della qualità dell’informazione economica

 

Le imprese si muovono in un ambiente nel quale la conoscenza corretta dei fatti è sempre più importante. E non si tratta solamente di una questione legata ai bilanci (da far chiudere in positivo), ma anche di una serie di temi che toccano la responsabilità sociale delle organizzazioni della produzione, l’agire dei singoli imprenditori, le decisioni dei manager  aziendali, le reazioni dei mercati, gli umori dei consumatori, l’atteggiamento dei lavoratori, gli effetti sull’ambiente dell’agire produttivo. “Conoscere per deliberare”, scriveva un grande economista ma anche un acuto osservatore della realtà come Luigi Einaudi.  L’affermazione valeva – e vale -, non solo per i governi ma anche per le imprese. Il problema allora diventa quello di avere gli strumenti e le capacità per conoscere correttamente ciò che accade. Anche attorno (e dentro) le organizzazioni della produzione.

Leggere “L’economia percepita. Dati, comunicazione e consenso nell’era digitale”, scritto da Roberto Basso e Dino Pesole e appena pubblicato, serve molto per dotarsi proprio di quegli strumenti e di quelle capacità delle quali si è appena detto.

Basso e Pesole ragionano partendo da due punti di vista diversi eppure paralleli: quello del comunicatore istituzionale (il primo) e quello del giornalista economico (il secondo). Oggetto del ragionamento è il nodo di temi e problemi che caratterizza oggi l’informazione economica: le sue caratteristiche, la sua qualità, i suoi effetti sulle decisioni (politiche prima di tutto ma non solo), le sue cause, il suo peso sugli atteggiamenti e sulle opinioni di ognuno di noi. Tutto partendo dalla constatazione della presenza di una distorsione percettiva della realtà determinata, appunto, dal tipo di informazione che circola.

Basso e Pesole ripercorrono quindi le trasformazioni della nostra epoca che hanno contribuito a disorientare i cittadini, indagano il fenomeno dell’insofferenza contro il sapere, il ruolo spesso ansiogeno dell’informazione, la difficoltà di affermare un modello di comunicazione basato su dati oggettivi, a fronte di una politica che accorcia sempre di più il proprio sguardo verso la prossima scadenza elettorale.  I due non ragionano solamente dal punto di vista teorico, ma attingono anche dalla loro esperienza di lavoro  e analizzando quindi il cosiddetto ciclo della notizia, così come l’atteggiamento e le reazioni dei gruppi sociali di fronte all’informazione per arrivare a ricostruire l’impatto della disinformazione e delle fake news sull’opinione pubblica, ma anche quello delle false illusioni ingenerate da proposte economiche irrealizzabili, sebbene presentate in nome dell’interesse degli elettori.

Il libro racconta dei rapporti fra classi dirigenti e informazione, spiega come si formano le notizie oggi, illustra il peso dei nuovi strumenti  e canali di comunicazione. Chiude il tutto l’indicazione di una serie di possibili mezzi per governare meglio ciò che sta accadendo fra informazione, opinione pubblica e politica.

Leggere la fatica letteraria di Basso e Pesole, è cosa buona per  chi  voglia iniziare a dotarsi di qualche strumento in più per comprendere meglio la realtà oltre che semplicemente percepirla.

L’economia percepita. Dati, comunicazione e consenso nell’era digitale

Roberto Basso, Dino Pesole

Donzelli, 2019

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